Laika, il nuovo murale a Roma: Hitler bacia Netanyahu in “La Soluzione Finale”

L’opera è apparsa nella notte tra il 25 e 26 maggio davanti al liceo Manara, nel quartiere Monteverde. Il titolo scelto evoca il piano di sterminio nazista e accusa Netanyahu di un nuovo genocidio

È comparso nella notte tra il 25 e il 26 maggio, davanti al liceo classico Manara di Roma, il nuovo murale della street artist Laika. L’opera, intitolata La Soluzione Finale, ritrae un bacio provocatorio tra Adolf Hitler e Benjamin Netanyahu e riporta al centro dell’attenzione pubblica il conflitto in Medio Oriente. Con questa immagine, Laika prosegue il suo percorso di denuncia visiva scegliendo ancora una volta l’arte urbana come strumento per attirare l’attenzione su temi di attualità politica e umanitaria.

L’opera di Laika e il suo significato

Il murale, eseguito su un muro in via Basilio Bricci nel quartiere romano di Monteverde Vecchio, mostra il dittatore nazista mentre bacia il primo ministro israeliano, con una colata di sangue che fuoriesce dalla sua mano poggiata sulla spalla di Netanyahu. Il titolo scelto, La Soluzione Finale, richiama in modo diretto il piano genocida del regime hitleriano contro la popolazione ebraica durante la Seconda guerra mondiale, ponendolo in relazione simbolica con l’attuale offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza.

Laika spiega che il suo intento è quello di denunciare la sistematica operazione di annientamento del popolo palestinese, condotta “con il sostegno di Stati Uniti, Unione Europea (Italia e Germania in testa)”. L’opera è stata preannunciata da un post condiviso sui social nella serata del 25 maggio, in cui Laika rilanciava un messaggio del regista Nanni Moretti, lasciando presagire l’imminente comparsa del murale.

Accuse all’operazione “Carri di Gedeone” e alla comunità internazionale

Nella sua denuncia, Laika definisce l’operazione militare israeliana denominata Carri di Gedeone come una “pulizia etnica”. In un post sui social l’artista spiega che l’esercito israeliano ha già occupato l’81% della Striscia di Gaza, riducendo la popolazione civile alla fame. Gaza è ormai una prigione a cielo aperto e in gran parte distrutta, dove hanno perso la vita decine di migliaia di persone, tra cui oltre 20.000 bambini. L’artista teme che la fase successiva possa essere proprio la deportazione dei sopravvissuti.

Laika si scaglia anche contro l’atteggiamento delle istituzioni occidentali, accusandole di ipocrisia. “L’Europa ha sanzionato la Russia per l’invasione dell’Ucraina, ma tace di fronte ai crimini israeliani”, afferma, denunciando che il presunto genocidio palestinese non solo sarebbe tollerato ma persino finanziato, mentre le manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese sarebbero represse. In questo contesto, l’artista lancia un appello diretto alle comunità ebraiche internazionali, invitandole a dissociarsi da Netanyahu: “Chi ha provato un dolore grande come l’Olocausto non può accettare le atrocità di Gaza”.

La condanna del silenzio italiano

Nel proseguire la sua critica, Laika rivolge accuse dirette anche al governo italiano, definito “pro-vita” ma silenzioso di fronte alla morte di migliaia di bambini palestinesi. In particolare, ricorda il caso della dottoressa Alaa al-Najjar, madre e pediatra, cui un attacco ha ucciso nove dei suoi dieci figli. Secondo Laika, questo silenzio istituzionale rappresenta un fallimento nella difesa dei diritti umani e della democrazia.

Conclude poi sottolineando che non si sarebbe appreso nulla dalla tragedia del passato e che la distruzione di Gaza segnerà anche un declino dei valori democratici in Occidente. Il murale è quindi non solo una provocazione artistica, ma anche una denuncia accorata e visiva una nuova e drammatica pagina della storia contemporanea.