Rebecca Horn al Castello di Rivoli: una retrospettiva tra corpo e macchina

La prima retrospettiva italiana dell’artista scomparsa nel 2024 con oltre 35 opere, tra installazioni, video e disegni, per raccontare mezzo secolo di ricerca artistica

Il Castello di Rivoli apre le porte a una mostra senza precedenti: Rebecca Horn – Cutting Through the Past, la prima retrospettiva dedicata all’artista tedesca in un’istituzione museale pubblica italiana. L’iniziativa, frutto della collaborazione internazionale con la Haus der Kunst di Monaco di Baviera, rappresenta anche la prima grande esposizione dopo la scomparsa dell’artista, avvenuta nel 2024. Curata da Marcella Beccaria, l’esposizione presenta oltre 35 opere che attraversano l’intera carriera di Horn, dagli esordi negli anni Sessanta fino ai lavori più recenti, offrendo una lettura complessa e profonda della sua poetica incentrata sul corpo, la memoria, il desiderio e la tensione tra umano e meccanico.

Una carriera artistica visionaria e il legame con il Castello di Rivoli

La mostra si configura come un omaggio esaustivo all’opera di una delle artiste più influenti del secondo Novecento. Il titolo dell’esposizione richiama una delle installazioni più celebri dell’artista, Cutting Through the Past (1992–1993), esposta nel percorso, in cui una lunga asta metallica ruota tra cinque porte di legno poste in cerchio, scalfendo lentamente il materiale e generando una sensazione perturbante e straniante.

La rassegna si articola in un ampio percorso espositivo che include installazioni, disegni, video, film e sculture, con prestiti significativi concessi dalla Fondazione Moontower, istituita dalla stessa Horn in Germania. Tra le opere esposte si annoverano macchine cinetiche iconiche come Pfauenmaschine (Macchina Pavone), presentata per la prima volta a documenta, Kassel, nel 1982, e installazioni monumentali quali Inferno (1993–2024), Turm der Namenlosen (1994) e Concert for Anarchy (2006).

Il rapporto tra Rebecca Horn e il Castello di Rivoli ha radici profonde. L’artista fu tra i protagonisti della mostra inaugurale Ouverture del 1984 e nel tempo ha mantenuto un dialogo costante con l’istituzione piemontese. In occasione della mostra attuale è stato reso nuovamente visibile al pubblico un disegno murale eseguito da Horn al secondo piano del museo negli anni Novanta, rimasto celato per lungo tempo.

Tecnologia, corpo e spiritualità: le grandi tematiche dell’opera di Rebecca Horn

La poetica di Rebecca Horn si sviluppa attorno a nuclei concettuali che si intrecciano e si ripetono con coerenza nel tempo: il corpo umano, la memoria, il desiderio e il confronto con le macchine. Le sue opere mettono in scena un teatro performativo in cui l’umano si fonde con il meccanico, anticipando interrogativi centrali nel dibattito culturale contemporaneo. Le macchine, spesso animate da dispositivi temporizzati, si trasformano in estensioni del corpo, evocando emozioni, rituali e tensioni.

Ne è un esempio l’installazione Inferno (1993), in cui reti di letti ospedalieri accatastati ricordano un drammatico episodio personale dell’artista, costretta a un lungo ricovero per una grave infezione polmonare. In Turm der Namenlosen (1994), scale intrecciate e violini meccanici evocano il caos della guerra e il desiderio disperato di armonia. In Concert for Anarchy (2006), un pianoforte sospeso al soffitto si apre e suona da solo, in un gesto carico di inquietudine e poesia.

Di particolare rilievo è anche la sezione dedicata ai disegni, tra cui spiccano i Bodylandscapes, opere pittoriche di grande formato nate da gesti performativi. I motivi circolari e le forme sinuose rimandano al concetto del tempo come entità ciclica e alludono alla rigenerazione continua. In questo senso si inserisce anche Das Rad der Zeit (La ruota del tempo), 2016, che per la prima volta viene esposta in un museo pubblico.

Completa la sezione il film Der Eintänzer (1978), accanto a installazioni come Miroir du Lac (2004), e ai primi video performativi dell’artista: Performance I (1970–1972), Performance II (1972), e Berlin (1974–1975), recentemente digitalizzati e proiettati su grande scala per evocare un paesaggio immersivo.

La presenza nelle collezioni, le proiezioni speciali e il progetto “Interferenze”

Accanto alla retrospettiva principale, le opere di Rebecca Horn saranno visibili anche alla Collezione Cerruti, come parte del programma Interferenze, nato per mettere in dialogo il Castello di Rivoli e Villa Cerruti. Tra le opere esposte in questa sede figura Cello (1999), una scultura sonora originariamente creata per Konzert für Buchenwald a Weimar, in cui due archetti fanno vibrare autonomamente le corde dello strumento. Il lavoro è installato nella sala della musica della villa sottolineando il nesso tra creazione artistica e memoria storica.

A completare il tributo all’artista, sabato 24 e domenica 25 maggio 2025, il Castello ospiterà una rassegna cinematografica all’interno del proprio Teatro, in sinergia con la rassegna EXPOSED e il tema “Sotto la superficie – Beneath the Surface”. In programma due lungometraggi scritti e diretti da Rebecca Horn: Buster’s Bedroom (1991) e La Ferdinanda – Sonata per una Villa Medici (1981), parte della collezione permanente del museo. Le proiezioni sono a ingresso libero fino a esaurimento posti, previo acquisto del biglietto museale.

La mostra, aperta fino al 21 settembre 2025, ribadisce il ruolo centrale di Horn nell’arte contemporanea e la sua capacità di parlare al presente con opere che interrogano, emozionano e provocano rendendo omaggio a una figura capace di unire tecnologia, spiritualità e poesia visiva.

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