Watermelon Pictures nasce nel 2024 da un’idea dei fratelli Badie Ali e Hamza Ali e Alana Hadid come direttore creativo, con la missione di cambiare la narrazione dominante sul popolo palestinese e altre comunità emarginate, giusto in tempo per testimoniare le sofferenze causate dal conflitto a Gaza. In un solo anno, l’azienda si è affermata come una delle più importanti società di distribuzione cinematografica indipendente, sottolineando l’importanza di preservare e condividere la cultura palestinese attraverso il medium cinematografico. L’ultima iniziativa della società cinematografica con sede a Chicago è Watermelon+, servizio di streaming disponibile già dall’8 maggio, che presenta al mondo il cinema palestinese.

Come spiegato dai suoi fondatori: «La nostra visione è quella di far diventare Watermelon+ una piattaforma imprescindibile per le comunità svantaggiate di tutto il mondo, una vera e propria casa per una narrazione audace e necessaria che merita di essere vista. Watermelon+ non è solo una piattaforma per film, è un trampolino di lancio per la prossima generazione di artisti svantaggiati le cui storie plasmeranno il futuro. Non è solo una conservazione del nostro passato; è carburante per il nostro futuro». Tra i titoli in catalogo che usciranno prossimamente sulla piattaforma, il cortometraggio candidato all’Oscar The Teacher, il documentario The Encampments, From Ground Zero e Five Broken Cameras .




Watermelon, simbolo di resistenza palestinese
Amplificare le voci di una comunità scarsamente rappresentata, umanizzare un popolo da troppi anni disumanizzato. E non è un caso, per lo studio di produzione, farlo riprendendo il nome e il simbolo dell’anguria. L’uso di questo frutto come simbolo palestinese non è nuovo. È emerso per la prima volta dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967, quando Israele prese il controllo della Cisgiordania e di Gaza e annesse Gerusalemme Est e quando il governo israeliano dichiarò l’esposizione pubblica della bandiera palestinese un reato a Gaza e in Cisgiordania.

Per aggirare il divieto e la censura, i palestinesi e alcuni media internazionali hanno iniziato a utilizzare l’anguria perché, una volta tagliata, mostra i colori nazionali della bandiera palestinese: rosso, nero, bianco e verde. Dallo scoppio della guerra di Gaza nel 2023, il simbolo dell’anguria ha conosciuto una rinascita in termini di popolarità. Molti utenti lo hanno sfruttato, spesso utilizzando emoji dell’anguria su diverse piattaforme di social media per mostrare sostegno alla paese.