«La Biennale di Venezia apprende con sgomento la notizia della improvvisa e prematura scomparsa di Koyo Kouoh, curatrice della Biennale Arte 2026». È morta all’età di 57 anni Koyo Kouoh, nominata a dicembre prima curatrice africana della Biennale d’Arte, in programma il 20 maggio nel 2026. È la stessa Biennale a dare la notizia della sua scomparsa: «La sua morte lascia un vuoto immenso nel mondo dell’arte contemporanea e nella comunità internazionale di artisti, curatori e studiosi, che hanno apprezzato il suo straordinario impegno intellettuale e umano».

La prima curatrice africana della Biennale di Venezia
Koyo Kouoh, originaria del Camerun, era stata indicata alla guida della prossima Mostra veneziana dal cda della Biennale nel dicembre 2024. Queste le sue parole al momento della nomina: «L’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia è da oltre un secolo il centro di gravità dell’arte. Artisti, professionisti dell’arte e dei musei, collezionisti, galleristi, filantropi e un pubblico in continua crescita si riuniscono in questo luogo mitico ogni due anni per cogliere il battito dello Zeitgeist. È un onore e un privilegio unici seguire le orme degli illustri predecessori nel ruolo di Direttore Artistico e creare una mostra che spero possa avere un significato per il mondo in cui viviamo attualmente e, cosa più importante, per il mondo che vogliamo costruire».
La presentazione prevista a maggio
La presentazione del titolo e del tema della 61/A Esposizione si sarebbe dovuta svolgere il prossimo 20 maggio. Un progetto al quale Kouoh aveva già lavorato in questi mesi “con passione, rigore e visione”.
Koyo Kouoh è stata anche Direttrice Artistica fondatrice di RAW Material Company, un centro per l’arte, la conoscenza e la società a Dakar, Senegal, e ha fatto parte del team curatoriale di documenta 12 (2007) e documenta 13 (2012). Nel 2020 ha ricevuto il Grand Prix Meret Oppenheim, prestigioso premio svizzero che riconosce successi nei campi dell’arte, dell’architettura, della critica e delle esposizioni. Vive e lavora tra Città del Capo, Sudafrica; Dakar, Senegal; Basilea, Svizzera.

«La Biennale di Venezia tutta – conclude la nota – si stringe con affetto alla famiglia, agli amici e a tutti coloro che hanno condiviso con lei un percorso di ricerca e di pensiero critico sull’arte contemporanea».