Un edificio carico di storia e memoria, progettato da una figura centrale dell’architettura romana di inizio Novecento e abitato da uno dei più grandi scrittori italiani del secolo scorso, è salvo. Il villino Pincherle, costruito nel 1906 dall’architetto Carlo Pincherle e dimora d’infanzia di Alberto Moravia, è stato ufficialmente vincolato dal Ministero della Cultura. Dopo mesi di mobilitazione civile, ricorsi e verifiche documentali, è arrivata la decisione definitiva che mette al riparo l’edificio da progetti di demolizione e trasformazione. Il provvedimento tutela non solo il valore architettonico dell’immobile, ma anche il suo ruolo di testimonianza storica nella cornice urbana dei Parioli, affacciata su Villa Borghese.

Tutela definitiva per il villino Pincherle
Con un decreto datato 14 marzo 2025, la Commissione regionale per il patrimonio culturale del Lazio ha imposto un vincolo sul villino liberty di via Sgambati 4, realizzato dall’architetto Carlo Pincherle, padre dello scrittore Alberto Moravia. La misura, emanata dal Ministero della Cultura, stabilisce la protezione integrale delle facciate originali e dei rapporti spaziali e volumetrici dell’edificio. Il villino si inerisce così a pieno titolo tra i beni di interesse culturale “particolarmente importante”.
Nel testo del decreto si evidenzia il valore dell’immobile quale esempio rappresentativo del neorinascimentale romano d’inizio secolo, sia dal punto di vista stilistico che materico. Il villino è inoltre già censito nella “Carta per la Qualità” del Piano Regolatore di Roma come opera di rilievo architettonico, urbano e ambientale. Il vincolo riguarda in particolare gli elementi decorativi delle facciate, le proporzioni estetiche dell’edificio e la sua relazione paesaggistica.
A rafforzare il provvedimento sono intervenuti anche i rilievi degli uffici municipali e della Soprintendenza speciale di Roma. Questo soprattutto dopo che era emerso il rischio concreto di un progetto di demolizione e ricostruzione con incremento di volumetria. Un rischio autorizzato nel 2021, ma poi riconsiderato in seguito a una più approfondita istruttoria storica e urbanistica.

La demolizione evitata
Il salvataggio del villino è stato l’esito di un’azione collettiva che ha visto coinvolti cittadini, associazioni culturali, rappresentanti istituzionali e tecnici esperti. Tutto è iniziato nell’ottobre 2024, quando, secondo quanto riportato dalla stampa e indicato nel cartello di cantiere, era imminente l’inizio dei lavori di ristrutturazione. Questo, infatti, rischiava di portare alla demolizione dell’edificio, una pratica non consentita nella Città Storica.
Decisivi si sono rivelati l’accesso agli atti compiuto dalla consigliera municipale Nathalie Naim e la ricerca d’archivio di Alessandro Cremona Urbani, esponente di Italia Nostra, che ha confermato l’attribuzione del progetto all’architetto Pincherle. Italia Nostra ha quindi presentato formale richiesta di sospensione dei lavori e attivazione della procedura di tutela.
Nel frattempo, il II Municipio, con la presidente Francesca Del Bello, ha disposto il blocco dei lavori. La società immobiliare interessata alla trasformazione dell’edificio – con l’intento di convertirlo in una struttura alberghiera – ha presentato due ricorsi al TAR ottenendo solo una sospensiva provvisoria in attesa della decisione di merito. Tuttavia, i controlli successivi della Polizia Locale hanno confermato l’assenza di interventi in cantiere. Inoltre è stata notificata l’ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi riguardante alcune modifiche non autorizzate su tetto, scala esterna e volumetria.

Un luogo della memoria tra architettura e letteratura
Al di là del suo valore architettonico, il villino Pincherle riveste un ruolo simbolico e culturale importante. Questo fu infatti la casa in cui Alberto Moravia trascorse la sua infanzia. La scrittrice Dacia Maraini, nel libro Alberto bambino (2000), ricorda le parole dello stesso autore, che descriveva la palazzina “dalle mura color biscotto” come un luogo che trasmetteva un senso di “tranquillità borghese”.
Anche Carmen Llera, vedova dello scrittore, ha più volte sottolineato il legame affettivo con quella zona della città. Llera ricorda, infatti come Moravia amasse raccontare di quando intorno a Villa Borghese c’erano solo prati e pecore. Sebbene la proprietà non appartenga più alla famiglia, il legame con i Parioli è rimasto vivo nei ricordi di lunghe passeggiate e pomeriggi al cinema Holiday, oggi dismesso. La mobilitazione in difesa del villino ha visto la partecipazione di numerose realtà civiche, tra cui “Sos Patrimonio storico di Roma” e la stessa Italia Nostra, che ha giocato un ruolo decisivo nella tutela del bene. L’episodio evidenzia la fragilità del patrimonio storico della Capitale, spesso lasciato alle iniziative delle associazioni e all’intervento di singoli cittadini. Un patrimonio che, senza tutele efficaci e strutturate, rischia di soccombere sotto le logiche speculative di trasformazione urbana.

