Emanuele Antonelli: l’arte come viaggio tra sogno e materia

Partendo dall’inizio, cioè dai primi ghirigori su carta alla serie Dream Prints, l’artista romano Emanuele Antonelli, in arte EMA, racconta a Inside Art la sua ricerca di bellezza, di equilibrio e consapevolezza. È quindi la sua arte

Autodidatta, curioso e profondamente ispirato dalla materia e dalla natura, Emanuele Antonelli ha costruito un universo visivo che attraversa il confine tra reale e immaginario. Dai primi disegni d’infanzia ai più recenti lavori della serie Dream Prints, già in mostra a Roma alla Galleria Umberto Mastroianni dei Musei di San Salvatore in Lauro, il suo percorso si distingue per la capacità di fondere intuizione e sperimentazione tecnica.

Abbiamo incontrato l’artista per conoscere più da vicino le origini del suo lavoro, le influenze che ne nutrono l’immaginario e i progetti in cantiere, tra desideri di scultura e riflessioni sul rapporto con il pubblico.

Chi è EMA e com’è iniziato il tuo percorso nel mondo dell’arte?

Il mio percorso nel mondo dell’arte comincia fin da piccolo, in realtà non con opere su tela ma con i “ghirigori”, doodles, realizzati con penne ad acqua. Riempivo pagine su pagine e non ne avevo mai abbastanza: passavo ore ed ore a disegnare. In seguito ho iniziato con i ritratti e poi con i colori ad olio, fino ad arrivare all’acrilico.

C’è stato un momento chiave, un’opera o un incontro che ha segnato una svolta nel tuo modo di creare?

Come artista, il mio mondo è sempre in evoluzione. Direi che il primo artista che mi ha dato l’input per iniziare con coerenza è stato Giacomo Balla. Non un’opera precisa, ma l’intero suo approccio, soprattutto quello del Balla realista. C’è una magia quasi impercettibile ma molto forte nelle sue opere, non mi stancano mai.

Il tuo lavoro ha una componente emotiva forte, ma anche una riflessione profonda. Quali sono i temi che attraversano la tua ricerca?

Sicuramente il buon intento è la chiave del mio lavoro: non dipingo mai arrabbiato o con pensieri negativi. Cerco sempre di trasmettere sensazioni positive e riflessive. Il tema principale è il rapporto tra conscio e inconscio, tra ciò che è tangibile e ciò che non lo è. Ma soprattutto lo stare bene: un’evocazione del positivo.

Qual è il tuo approccio tecnico e visivo? Ci sono materiali, forme o gesti che senti più tuoi?

Da autodidatta non ho una tecnica insegnata: tutto è sempre una nuova scoperta. Utilizzo materiali diversi e mi piace sperimentare. In questi anni mi sono molto appassionato alla materia, lavorando con sabbia, cristallo, gesso, sempre mischiati all’acrilico. Cerco l’armonia visiva, la simmetria. Non ho gesti fissi, ogni volta che affino una tecnica, passo a un’altra. Sono in continuo cambiamento.

Chi o cosa nutre il tuo immaginario? Hai riferimenti artistici o culturali ricorrenti?

Sono un grande osservatore. Prendo ispirazione da tutto ciò che mi circonda, dalla natura dei parchi e delle terrazze romane. Ho anche una forte attrazione per l’arte e la cultura orientale, che ho sempre percepito come “magica”.

Cosa stai realizzando in questo momento? Ci puoi raccontare qualcosa del progetto su cui stai lavorando ora?

Sto lavorando all’ultima serie di Dream Prints, quindi il tema onirico è molto presente. In queste opere sto utilizzando in modo anche esagerato l’oro, il platino e il bronzo, per creare un effetto visivo potente e simbolico.

Hai già delle direzioni chiare per il futuro? Ci sono progetti o idee che non vedi l’ora di sviluppare?

Di chiaro non c’è nulla, ma una cosa che desidero da tempo è dedicarmi alla scultura. È un ambito che mi ha sempre affascinato e vorrei realizzare una serie di installazioni in bronzo.

In che modo vivi oggi il tuo rapporto con il pubblico e lo spazio espositivo? Quanto conta per te il contesto in cui le opere si mostrano?

Il contatto con il pubblico è sempre un po’ pauroso, come per ogni artista. In ogni opera lascio qualcosa di personale, e la paura è che non venga capita o apprezzata. Lo spazio espositivo ha un’importanza enorme: luci, distanza, ambiente… tutto concorre a definire l’opera.

Quella di EMA è un’arte che non cerca risposte, ma suggestioni. Un percorso fatto di sperimentazione e ascolto, dove la materia diventa veicolo di emozioni e il gesto pittorico si fa riflessione silenziosa. Nel suo lavoro convivono l’istinto e la misura, il sogno e la concretezza. Emanuele Antonelli procede così, senza fretta ma con precisione, costruendo un linguaggio visivo che parla sottovoce, ma arriva lontano.