Non è un museo e neppure uno spazio espositivo vero e proprio, eppure la sede newyorkese di Intesa Sanpaolo, situata nello storico palazzo di One William Street, con la sua collezione di arte italiana è uno dei migliori spazi di moderno e contemporaneo che il nostro paese abbia a New York e forse in tutti gli Stati Uniti.
Bisogna ricordare che sul fronte privato a 80 km da Manhattan c’è Magazzino Italian Art, museo fondato dai due collezionisti Nancy Olnick e Giorgio Spanu, mentre sul fronte pubblico a Washington, nella nostra splendida sede diplomatica, l’Ambasciatrice Mariangela Zappia e la curatrice (nonché direttrice della Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma) Renata Cristina Mazzantini hanno dato vita, sul modello di Quirinale Contemporaneo, ad una magnifico progetto espositivo intitolato Villa Firenze Contemporanea. Detto questo la qualità della collezione di Intesa Sanpaolo e l’ubicazione (siamo nel cuore della city a due passi da Wall Street) hanno trasformato un ufficio in un luogo realmente iconico.


Ho avuto il privilegio di poter visitare questo spazio grazie all’invito che l’American Chambers of Commerce, attraverso il suo Presidente, Stefano Lucchini, e il suo Managing Director, Simone Crolla, ha rivolto ai suoi associati. Lucchini ha presenziato all’incontro anche nella sua veste di Chief Institutional Affairs and External Communication Officer di Intesa Sanpaolo. Insomma, era doppiamente padrone di casa. L’incontro era naturalmente centrato sui temi economici ed in particolare sulla annosa questione dei dazi voluti dal Presidente Donald Trump. Ma la cornice culturale benché di sfondo ha attratto l’interesse anche dei non appassionati d’arte.
E allora condivido con voi questo privilegio raccontandovi cosa ho trovato a One William Street. L’intervento architettonico realizzato alcuni anni fa, che ha interessato gli spazi interni della filiale newyorkese di ISP, ha permesso di riorganizzare ambienti di lavoro e rappresentanza con un allestimento artistico che, come dicevamo, pur non essendo di natura strettamente espositiva, ha esaltato la fruibilità dei capolavori presenti. Protagoniste sono le opere della collezione d’arte contemporanea della banca, selezionate e curate dal settore Beni Archeologici, Storia e Storia dell’Arte dell’Istituto, con l’apporto scientifico del professor Francesco Tedeschi dell’Università Cattolica di Milano.

La presenza dell’arte negli uffici di One William Street ha alle spalle una storia decennale. Come ha ricordato il Managing Director & Country Manager Americas, Nicola Baiocchi Di Silvestri, già dagli anni ’80 il palazzo ospitava una significativa selezione di opere italiane del Novecento. L’obiettivo di chi ha concepito l’allestimento è stato duplice: arredare un ambiente di rappresentanza e valorizzare un patrimonio artistico costruito nel tempo. La collezione di Intesa Sanpaolo comprende oggi circa 2.500 opere tra dipinti, sculture, collage e assemblaggi, a cui si aggiunge un corpus di oltre 2.700 grafiche d’autore, considerate tra le più importanti in Italia.
Il nucleo più consistente della collezione proviene dalla Banca Commerciale Italiana, che fin dagli anni ’60 ha scelto di affiancare ai maestri del primo Novecento – come Balla e Boccioni – le avanguardie del secondo Novecento: dall’Arte Povera all’Astrattismo, dal Concettuale al Neo-Costruttivismo, fino alla Pop Art e alla Poesia Visiva. Altri importanti contributi provengono dal Banco Ambrosiano Veneto e dagli istituti confluiti nel gruppo San Paolo IMI, tra cui il Banco di Napoli e il Banco Lariano.
L’allestimento a New York ha puntato, con una certa raffinatezza, a mettere in dialogo le opere con gli spazi della sede, pensati per incontri di lavoro e appuntamenti istituzionali. Come dicevamo, non si tratta di un’esposizione museale, ma di un’integrazione armonica tra arte e ambiente professionale. Due sono i principi guida della selezione: da una parte, la presentazione delle più originali proposte formali della grafica d’autore del secondo Novecento, con particolare attenzione al dialogo tra artisti italiani e il contesto americano; dall’altra, l’individuazione di “nuclei forti” legati ai principali centri artistici italiani – Milano, Roma, Venezia e Torino – e ai concetti chiave dell’arte del secondo dopoguerra: spazio, forma, colore, immagine.


Il risultato è una narrazione visiva che mette in luce il contributo italiano all’evoluzione dell’arte contemporanea. Le opere sono distribuite su più piani dell’edificio, creando percorsi che stimolano riflessioni sulla storia recente dell’arte e sul ruolo dell’Italia nel panorama internazionale. Tra gli artisti rappresentati figurano giganti come Lucio Fontana, Arnaldo Pomodoro, Enrico Castellani, Emilio Vedova, Afro, Piero Dorazio, Alberto Burri, Mario Schifano, Michelangelo Pistoletto e tanti altri. Insomma, nomi che hanno fatto la storia del ‘900 e che messi a dialogo esaltano la forza e il talento dei protagonisti del nostro moderno e contemporaneo.
Al di là del piacere estetico e culturale, quel che rimane dopo la visita alla sede di Intesa Sanpaolo a New York è un senso di appagamento. Quella soddisfazione che si prova dopo aver assistito ad operazioni ben riuscite. Questi uffici rappresentano un esempio virtuoso di come l’arte possa abitare spazi operativi, contribuendo a diffondere la conoscenza del patrimonio artistico italiano all’estero. Anche un incontro casuale con queste opere, infatti, può trasformarsi in un’occasione per avvicinare nuovi pubblici a una delle stagioni più fertili dell’arte italiana, ancora oggi viva e presente nel tessuto culturale internazionale. Con le Gallerie d’Italia, che nel 2024 hanno fatto registrare la cifra record di 750mila visitatori, One William Street dimostra che Intesa Sanpaolo oltre ad essere la più importante banca del nostro paese sa fare fruttare come pochi altri il suo patrimonio culturale.