L’artista Ugo Rondinone, nato in Svizzera da genitori lucani e residente a New York, porta alla Galleria d’Arte Moderna di Milano la sua prima personale nella città, intitolata “Terrone”. Curata da Caroline Corbetta per Milano Art Week e ospitata nei preziosi spazi neoclassici della Villa Reale dal 2 aprile al 6 luglio, l’esposizione esplora il concetto di appartenenza e radici attraverso opere potenti e simboliche.
L’origine della mostra “Terrone”
L’origine della mostra risiede nell’incontro di Rondinone con “Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo, un dipinto che l’artista ha sempre considerato parte della sua storia familiare. “Al primo sopralluogo, Ugo ha avuto una sorta di epifania”, spiega la curatrice Corbetta. “È cresciuto con la riproduzione dell’opera appesa in cucina e il padre, che era emigrato in Svizzera per lavoro, gli diceva ‘guarda, questi siamo noi'”.
L’artista, che ha vissuto sulla propria pelle il peso della xenofobia durante la sua infanzia in Svizzera, ha scelto di riprendersi il termine “terrone”, tradizionalmente utilizzato in modo dispregiativo. “Perché lasciare questa parola a chi può usarla per ferire, quando possiamo riprenderla, ripulirla e trovare modi per utilizzarla per ‘illuminare’ coloro che sono stati offesi? La parola ‘terrone’ dovrebbe essere celebrata e riportata alla sua intenzione originale, descrivendo le persone che lavorano e amano la terra”, afferma Rondinone.


Arte e memoria: gli strumenti dorati e gli ulivi monumentali
La mostra si articola attraverso tre serie principali di opere che richiamano il legame con la terra e il duro lavoro degli avi. La più imponente è “The Alphabet of My Mothers and Fathers”, un’enorme installazione composta da strumenti agricoli recuperati nei mercatini di Long Island e successivamente dorati. Rondinone ha voluto riconoscere l’amore e la fatica degli emigrati italiani che lavoravano la terra negli anni Venti del Novecento. “Negli anni Venti del Novecento, l’80% degli agricoltori di quell’area erano immigrati italiani. Sono rimasto sbalordito nel trovare a Long Island gli stessi utensili fatti a mano che vedevo a casa dei miei nonni a Matera. Ho pensato che dorando gli attrezzi avrei riconosciuto l’amore e il duro lavoro dei miei antenati”, racconta l’artista.
A testimoniare ulteriormente questo legame con la terra sono anche le sculture monumentali di ulivi, calchi in alluminio degli alberi secolari dell’uliveto di Rondinone nei pressi di Matera. I tronchi nodosi e i rami contorti sono stati disposti nella corte d’onore della Villa Reale, un contrasto potente e suggestivo con l’eleganza composta degli spazi neoclassici.

Courtesy of the artist e Cardi Gallery, Milano
L’incontro tra tradizione e contemporaneità
Accanto agli ulivi e agli utensili dorati, Rondinone espone anche una serie di sculture denominate “Nudes”, realizzate con cera e terra proveniente da tutti i continenti. Le figure, disposte in dialogo con le opere storiche della GAM come le cere di Medardo Rosso, esplorano l’idea di universalità e appartenenza, richiamando una connessione materiale con il mondo intero.
L’esposizione di Rondinone, tuttavia, non è l’unica presente alla GAM durante Milano Art Week. In parallelo, l’artista canadese-egiziana di origine armena Anna Boghiguian presenta “The Four Faces of A Man”, una mostra curata da Edoardo Bonaspetti con opere realizzate in collaborazione con la Fondazione Henraux. Le sculture in marmo e bronzo di Boghiguian riflettono così su temi storici e politici attraverso una visione che esplora il nesso tra passato e presente.


“Terrone”: un progetto di giustizia poetica
Per Ugo Rondinone, la mostra “Terrone” è un atto di “giustizia poetica”, un modo per riconoscere e celebrare l’eredità culturale di chi ha lavorato la terra e ha affrontato discriminazioni e pregiudizi. Rondinone, che ha rappresentato la Svizzera alla 52ma Biennale di Venezia nel 2007, porta avanti la sua ricerca artistica attraverso un dialogo costante con le sue origini.
“Tutti e tre i gruppi di opere presentati a Milano – gli ulivi, gli utensili contadini, i nudi – sono correlati alla terra”, afferma Rondinone. L’intento dell’artista è quello di restituire dignità a un termine spesso usato come insulto, per trasformarlo in un emblema di resilienza e orgoglio.
