Transazioni artistiche, Giuli rassicura: «l’IVA verrà abbassata»

Un segnale di svolta per mettere fine alle sofferenze del mercato. Il ministro promette agli operatori del settore di ridurre le tasse sulla vendita delle opere adeguando l'Italia a Francia e Germania

Arte e Iva: dall’inizio del 2025 non si parla d’altro. Dopo le prime delusioni del Decreto Cultura, dopo le proteste di ITALICS durante Arte Fiera, e dopo la lettera degli artisti indirizzata al Presidente del Consiglio e ai Ministri della Cultura, dell’Economia e delle Imprese agli inizi di marzo, arriva ora un chiaro segnale di svolta per ridurre l’iva sulle transizioni artistiche.

Il ministro Alessandro Giuli, alla presentazione del Rapporto Arte: il valore dell’industria in Italia, promosso dall’Associazione Gruppo Apollo e realizzato da Nomisma in collaborazione con Intesa Sanpaolo, infatti, rassicura: «L’aliquota Iva verrà abbassata, il Ministero dell’Economia è d’accordo con noi, le coperture verranno trovate».

L’evento, che si è svolto a Palazzo Wedekind alla presenza del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, e dei presidenti delle Commissioni Cultura di Senato e Camera, Roberto Marti e Federico Mollicone, ha messo in luce in particolare l’indiscutibile disallineamento con Francia e Germania che hanno deciso di estendere dall’1 gennaio 2025 il regime agevolato: la Francia del 5,5% a tutte le transazioni artistiche, incluse le importazioni e le cessioni, e la Germania, di conseguenza, con la riduzione della propria aliquota al 7%.

In Italia, oggi, la cessione di opere d’arte è soggetta all’aliquota ordinaria del 22%, la più alta in Europa: «la riduzione del regime fiscale – ha sottolineato Giuli – è una battaglia storica che l’attuale governo ha ingaggiato da tempo – perché è evidente che l’Italia rappresenta un’eccellenza, non solo dal punto di vista del patrimonio ma anche della dinamicità».

Così il ministro tende la mano a un comparto ha generato nel 2023 un giro d’affari diretto pari a 1,36 miliardi di euro e un impatto economico complessivo di 3,86 miliardi di euro. Un settore che nonostante tutto sta vivendo una preoccupante contrazione. Senza un adeguamento delle aliquote IVA agli standard europei, il settore dell’arte in Italia potrebbe subire un colpo irreparabile con la conseguente perdita di numerosi posti di lavoro e un impoverimento del tessuto culturale nazionale. Il rischio è quello di vedere sempre più gallerie, artisti e collezionisti rivolgersi a mercati esteri compromettendo il ruolo dell’Italia come hub dell’arte e della creatività.

Negli ultimi anni, infatti, le 1.618 gallerie d’arte e i 1.637 antiquari attivi sul territorio nazionale hanno visto diminuire progressivamente il proprio numero e il proprio fatturato reale a causa non solo dell’aumento dei costi operativi, ma anche per via di un sistema fiscale non allineato a quello degli altri Paesi.

Quello di Giuli è un messaggio importante per un provvedimento atteso da tempo dal settore. Irene Manzi, capogruppo democratica nella Commissione Cultura della Camera ha così commentato: «Si tratterebbe di un passo importante per sostenere il mercato dell’arte in Italia. Auspichiamo che questo annuncio si traduca rapidamente in un intervento legislativo effettivo e non resti l’ennesima promessa senza seguito. Saremo attenti a monitorare il percorso parlamentare della misura, ribadendo l’assoluta incomprensibilità della scelta di non averla inclusa nel Decreto Cultura».