Inside Art #134, l’ultimo numero fresco di stampa

L'ultimo numero del magazine ha in cover l'artista Precious Okoyomon. Dentro un focus sulla questione postcoloniale e i progetti del Giubileo 2025

Un orsacchiotto agonizzante, in un giardino abitato da farfalle. Con una cover perturbante, le copie dell’ultimo numero di Inside Art, il #134, sono arrivate in redazione, pronte per essere sfogliate e acquistate. Continuando la nostra missione di esplorare le tendenze artistiche più attuali, abbiamo dedicato ampio spazio a tematiche che abbracciano la creatività in tutte le sue forme, dall’arte visiva alla fotografia, dalla scultura alle nuove tecnologie.

Come di consueto il primo sfoglio della rivista è dedicato a una panoramica sui giovani artisti più interessanti del momento, italiani e internazionali. Nella selezione: Monia Ben Hamouda, Verdiana Bove, Marco Mandorlini, Andrea Mauti e, artista scelt* per la cover del numero, Precious Okoyomon. Quella di Okoyomon è infatti una pratica che si incentra su tematiche estremamente attuali, tra cui appunto la natura ma anche la storia del colonialismo, delle migrazioni e dell’identità nera, raccontate in una narrazione fatta di continui richiami iconografici.

Il Portfolio dedicato al lavoro fotografico di Sheida Soleimani, Flyways, con cui ha vinto quest’anno il MAST Photography Grant on Industry and Work 2025: una serie di fotografie ritraggono uccelli morti, un’allegoria della lotta quotidiana contro il regime delle donne in Iran. La sezione Close-Up del numero, riservata ai big del mondo dell’arte, è questa volta dedicata a Pietro Ruffo. L’artista racconta in un’intervista i suoi ultimi progetti, dalla mostra L’ultimo meraviglioso minuto a Palazzo delle Esposizioni, fino al progetto Murales nel cantiere della Linea C della metropolitana di Roma, con cui ha disegnato una mappa archetipica della capitale.

Con il titolo La zona d’Interesse, il Focus del numero tratta un tema ancora controverso: quello della questione postcoloniale nell’arte di oggi e come questa influenzi di fatto ancora scelte curatoriali e istituzionali. Dall’esperienza italiana alla decolonizzazione dei musei e dell’appropriazione culturale dei manufatti artistici, il focus tocca anche aspetti relativi al collezionismo, alla blackness e all’affermazione del mercato mediorientale. Tra gli interventi: il critico Marco Scotini apre con un’introduzione su museo, postcolonialismo e globalizzazione, in un testo a quattro mani Simone Frangi e Lucrezia Cippitelli ripercorrono invece il lavoro di transizione per eradicare la colonialità dalla cultura del presente in Italia, il direttore del Museo delle Civiltà Andrea Viliani con Rosa Anna di Lella e Matteo Lucchetti raccontano l’esempio virtuoso del museo romano da spazio espositivo a piattaforma critica sulla storia coloniale italiana. E poi le interviste: alla curatrice Johanne Affricot su arte e blackness, alla sceicca Hoor Al Qasimi, fondatrice della Sharjah Art Foundation e impegnata da anni nel sostegno delle voci del Sud globale, e poi il collettivo di artisti Group 50:50 che attraverso il linguaggio performativo lavora per ripristinare nuovi equilibri nelle dinamiche di potere eurocentriche.

Il secondo sfoglio del numero approfondisce invece l’ultima mostra al MAMbo di Bologna, Facile Ironia, curata da Lorenzo Balbi e Caterina Molteni, un approfondimento sull’ultimo film dei Masbedo, Arsa, sulla collezione d’arte dell’Avv. Giuseppe Iannaccone, il cui nucleo di opere è protagonista della mostra a Palazzo Reale, Da Cindy Sherman a Francesco Vezzoli. 80 artisti contemporanei, per finire con i progetti avviati per il Giubileo della Speranza 2025 dalla curatrice Cristiana Perrella con Conciliazione 5 e dall’ambasciatore Umberto Vattani per l’opera sul Campanone di San Pietro. Chiude il numero l’intervista di Adriana Polveroni all’artista Matteo Basilé su limiti e utilizzi dell’intelligenza artificiale nell’opera artistica.

Un numero ricco di contenuti che potete leggere e approfondire acquistando il magazine nei nostri punti vendita o abbonandoti QUI.