Raffaella Docimo, passione arte contemporanea

Docente ordinario di Medicina e Chirurgia all’Università Tor Vergata di Roma, Raffaella Docimo da sempre unisce alla sua professione una forte passione per l’arte, in particolare quella contemporanea. Membro del CdA del MAXXI dal 2023, è stata vicina al museo romano sin dalla sua nascita grazie alla partecipazione alle attività degli “Amici del MAXXI”. «Il museo – dal suo punto di vista – ha oggi il compito di rendere fruibile l’arte che vive dentro e fuori i suoi spazi, rendendoli artistici, funzionali, creativi». E se è vero che il ruolo del museo è di essere motore principale dell’arte, anche il compito dei privati è oggi quanto mai fondamentale per supportare i giovani talenti e valorizzare l’arte. Critica letteraria, socio fondatore dell’Associazione Roma per il Teatro Opera di Roma e filantropa, da oltre 25 anni Docimo sostiene l’arte attraverso l’acquisizione di opere contemporanee che oggi formano parte della sua collezione. Ed è proprio la sua passione per la cultura ad averla portata ad avvicinarsi al MAXXI, di cui oggi, come membro del Consiglio d’Amministrazione, è sempre più parte attiva nella promozione delle attività e degli eventi del museo romano in un momento storico cruciale di grandi trasformazioni per Roma e per il mondo della cultura.

Come descriverebbe il ruolo del MAXXI?
Il MAXXI è una grande realtà , il risultato di una sfida importante che ne ha esaltato il successo. Grazie all’architettura “impressive” di Zaha Hadid, il museo nella sua veste essenziale, solo apparentemente “ruvido”, si impone e stimola con le sue linee audaci, ispirando all’innovazione , alla ricerca e alla valorizzazione. Ha  e deve essere sempre più un laboratorio di idee, di pensiero e di progettualità:  direi un “open space” di creatività, senza frontiere e senza barriere culturali, etniche e linguistiche . Come non ricordare la struggente e straordinaria opera di Botta ed Isgrò, commissionata  dal Museo per celebrare i 75 anni della Costituzione Italiana e inaugurata dal Presidente Mattarella, dal titolo “Non uccidere”: un grido inciso in undici diverse lingue sulle  tavole bibliche in pietra del Sinai dei Dieci Comandamenti, che nella sua drammaticità manda  a tutti ed in particolare ai giovani, attraverso l’arte, un messaggio di pace contro ogni forma di violenza e terrorismo. È la testimonianza di come attraverso l’arte la comunicazione diventa universale, al di là delle barriere e delle diversità, divenendo denominatore comune di equazioni territoriali, sociali, politiche.

Qual è la sua visione del MAXXI e la sua missione?
Roma, centro mondiale dell’arte antica, rinascimentale e barocca, in una competizione internazionale, nel rispetto delle sue radici, sta estendendo sempre più il suo ruolo di capitale moderna e viva, aperta all’arte contemporanea. È il senso museale della continuità culturale della storia, declinata nelle sue espressioni artistiche più innovative . È questo il significato espresso anche architettonicamente da Zaha Hadid che proietta la realtà classicamente museale verso un modello quasi spaziale, volto al futuro. La “proboscide” della struttura, sospesa nell’aria quasi a sfidarla, credo voglia dare proprio questo messaggio. Ed è questa la missione del  MAXXI  che ha oggi il compito di rendere fruibile l’arte che vive dentro e fuori i suoi spazi, rendendoli artistici, funzionali, creativi. In questa ottica diventa fondamentale che il museo arricchisca il proprio patrimonio e quindi la collezione permanente con donazioni, sponsorizzazioni ed acquisizioni grazie ai finanziamenti e alla collaborazione del Ministero della Cultura, della Regione Lazio, di Roma Capitale.

Quali sono i prossimi progetti e le iniziative del MAXXI?
Ci siamo appena  lasciati dietro le spalle eventi  importanti  curati da Francesco Stocchi direttore artistico e Lorenza Baroncelli direttrice del Dipartimento di Architettura e Design contemporaneo del MAXXI.  Grande successo ha avuto  la mostra Ambienti 1956 – 2010. Environments by women artists che ha visto la presenza di  oltre 130.000 visitatori. In nome della sostenibilità, inclusione  e innovazione e aggiungerei della ricerca e dell’educazione, sempre più riteniamo il museo come luogo interattivo, architettonicamente aperto e al servizio di tutti , senza età  e senza confini. Da qui Il futuro “distretto del contemporaneo” legato all’espansione museale: l’Auditorium Parco della Musica, il Museo delle Scienze, il grande MAXXI con parco di 7.200 mq ricco di 80 specie di piante, rappresenteranno un modello moderno di riqualificazione culturale del territorio . Da sottolineare poi l’importanza del MAXXI l’Aquila che  sta strutturando sempre meglio la sua identità  culturale. E ancora il  MAXXI MED nelle linee programmatiche del MIC , per le quali  il ministro Alessandro Giuli  è impegnato  a favore di un nuovo dialogo con i Paesi dell’area mediterranea, nella centralità del Piano Mattei per l’Africa. Il programma del MAXXI, sotto la reggenza di Emanuela Bruni,  in termini di mostre e di eventi per il prossimo biennio si annuncia di grande interesse. Sarà presentato ufficialmente a breve e non anticipo la sorpresa…fatta eccezione per la già annunciata mostra sugli Stadi per la quale c’è già molta attesa.

Come è iniziata la sua passione per l’arte contemporanea e come è diventata collezionista?
Direi che l’animo del collezionismo te lo porti dentro, fa parte di te. Vivendo per tradizione familiare e per professione in un ambiente accademico multidisciplinare, pur essendo medico, professore di una facoltà scientifica nell’Università di Roma Tor Vergata, sono stata attratta fin da piccola dalla  creatività nelle sue forme espressive. La passione per l’arte è iniziata quando ho compreso l’interesse, la curiosità,  le emozioni che è in grado di suscitare, associata ad una grande voglia di condivisione con gli altri.  La medicina del resto, con la sua forte componente e ispirazione umanitaria, predispone a una particolare sensibilità e attenzione per l’arte quali sentimento e creatività, come dimostrano i tanti medici artisti di vario genere, da Burri a Celine, da Cechov a Lobo Antunes, o anche da Iannacci a Thelma Assis.  Passione e “baco” del collezionista? Tutto è cominciato con una tela di Agostino Bonalumi, di un emozionante rosso a doppia tonalità, che riuscii a prendere circa 25 anni fa. Da allora, un po’ alla volta, con mio marito siamo riusciti a incrementare la nostra collezione, che comprende artisti dagli anni ’50 in poi, e che è cresciuta negli anni. La passione mi ha naturalmente portato ad avvicinarmi a questa entusiasmante “casa dell’arte contemporanea”, il MAXXI, alla cui vita ho partecipato fin dalla sua nascita. 

Cosa cerca quando acquisisce un’opera per la sua collezione privata? Ci sono criteri o sensazioni particolari che guidano le sue scelte?
Con mio marito adottiamo criteri di scelta sempre molto semplici. Innanzitutto l’opera deve piacere a entrambi, ci deve emozionare: amiamo vederla, goderla e condividerla. Deve rappresentare una valida testimonianza della corrente artistica cui siamo interessati. Generalmente, preferiamo un’opera rilevante di un artista emergente o “minore” a un’opera minore e poco rappresentativa di un artista noto. Desideriamo che, come ci piace dire, “le opere – quadri, sculture, istallazioni – si parlino fra loro”, con coerenza , temporalità e qualità. Quando possibile, apprezziamo molto l’incontro con gli artisti nel loro habitat professionale: parlare con loro, capirli, ascoltare le loro riflessioni è un patrimonio che valorizza ancor di più il significato dell’opera.

Nel suo ruolo di mecenate, come si impegna per supportare le giovani promesse?
Con mio marito e i miei figli che ci seguono con spiccata sensibilità ed entusiasmo, ci piace potere incoraggiare i giovani artisti. Quando possibile li ospitiamo a casa, seguiamo le loro evoluzioni e crescita, acquistiamo la loro opera. Ma certo è un filantropismo individuale. Credo molto nei compiti delle istituzioni: il museo non è solo il luogo dove ammirare e studiare l’arte, ma anche il motore che promuove l’arte. Il MAXXI Bulgari Prize per la valorizzazione dei giovani artisti è ormai un appuntamento atteso che ogni anno conferma il successo di questa iniziativa. Ma il mio sogno è un sempre più esteso e strutturato programma dedicato alle “promesse dell’arte” con residenze, esibizioni, acquisizioni, scambi internazionali, borse di studio.

Come vede il futuro dell’arte contemporanea e quali sono, secondo lei, le sfide più grandi che il settore dovrà affrontare nei prossimi anni?
Viviamo oggi una fase di importante e incisiva trasformazione. Pensiamo alle nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale, che stanno modificando anche il mondo dell’arte. Ci si chiede quanto questa rivoluzione potrà incidere su di esso e sui suoi protagonisti. Penso però che l’arte è sempre contemporanea ai suoi tempi. Finché il mondo sopravviverà si esprimerà con la creatività della sua propria stagione.