Dopo la presa di posizione del Gruppo Apollo, anche Il consorzio ITALICS lancia l’allarme e si mobilita contro la mancata riduzione dell’IVA sulle opere d’arte. L’appello al governo è chiaro: senza un intervento immediato, il settore dell’arte potrebbe subire un colpo irreparabile. Tra pressioni fiscali insostenibili e scelte politiche discutibili, il settore rischia di perdere competitività a livello internazionale. Mentre altri paesi europei adottano misure favorevoli, il panorama italiano si complica, suscitando indignazione tra operatori, gallerie e collezionisti. Il dibattito è acceso e il malcontento cresce spingendo il mondo dell’arte a prendere posizione con forza.

Le dichiarazioni di ITALICS
A pochi giorni dalla presa di posizione del Gruppo Apollo, anche il consorzio ITALICS, che riunisce 74 delle più prestigiose gallerie d’arte italiane, interviene sulla questione, inviando una lettera aperta al Governo.
All’interno del comunicato viene dichiarato che “ITALICS esprime profondo stupore e grande apprensione per le recenti decisioni del governo in materia di IVA del mercato dell’arte. Ignorando l’opportunità offerta dalla direttiva (UE) 2022/542, il Governo italiano – in controtendenza rispetto a paesi limitrofi e nostri più prossimi competitori che hanno importanti tradizioni culturali e che l’hanno immediatamente colta, come Francia e Germania – ha deciso di voltare le spalle al mercato dell’arte italiano, dimostrando indifferenza per il suo valore economico e, cosa ancora più grave, per il suo valore culturale, di fatto decretandone la condanna a morte e causando un danno incalcolabile in termini di sostegno agli artisti e alla rilevanza culturale del nostro Paese sulla scena globale”.
La protesta ad Arte Fiera a Bologna
Alla luce di quanto emerso, anche Arte Fiera chiude l’edizione in corso con un’azione di protesta da parte delle gallerie riunite a Bologna: domenica 9 febbraio, alle 17, le gallerie aderenti all’iniziativa – equipaggiate di fischietti – hanno dato vita a una dimostrazione simbolica fischiando all’unisono per sensibilizzare sull’argomento. L’azione, promossa da ITALICS, coinvolge anche realtà non consorziate, tutte unite nel manifestare il proprio dissenso e richiamare l’attenzione sulla questione.

Il dissenso del Gruppo Apollo
Il Gruppo Apollo, che rappresenta l’industria dell’arte in Italia e riunisce le principali case d’asta, antiquari, gallerie di arte moderna e contemporanea e imprese della logistica, si era già espresso in merito alla questione criticando aspramente l’assenza dell’intervento normativo atteso nel DL Cultura (discusso alla Camera il 3 febbraio). Il decreto arriverà al Senato entro il 25 febbraio per la conversione in legge senza previsioni di modifiche o integrazioni.
Il disappunto nasce dalla mancata adozione di misure correttive necessarie a tutelare la competitività dell’Italia nel mercato dell’arte, soprattutto rispetto a un contesto europeo più favorevole. In particolare, l’assenza di una riduzione dell’IVA sulle importazioni e le transazioni del settore rappresenta un’occasione persa. Inoltre, il mancato allineamento agli standard fiscali europei evidenzia ancora una volta l’assenza di una strategia economica e culturale strutturata per valorizzare il mercato dell’arte nazionale. Questa situazione penalizza le gallerie italiane mettendone a rischio la sopravvivenza e ostacolandone il ruolo sulla scena internazionale.
La situazione attuale
Le conseguenze di questa scelta rischiano di essere devastanti. “Molti operatori culturali stanno già chiudendo o, laddove possibile, trasferendo le proprie attività all’estero”, denunciano le gallerie del consorzio ITALICS, che hanno lanciato un appello al Governo affinché riveda con urgenza la sua posizione.
La direttiva europea alla quale il consorzio si appella offerto ai Paesi membri l’opportunità di ridurre le aliquote IVA nel mercato dell’arte, un’occasione colta da molti competitor diretti dell’Italia che hanno abbassato l’imposta fino al 5,5%. Questa misura ha reso il loro mercato dell’arte più attrattivo per collezionisti, gallerie e case d’asta, incentivando la circolazione di opere e investimenti nel settore culturale. In Italia, invece, l’aliquota resta fissata al 22%, un livello che penalizza fortemente gli operatori nazionali, rendendo il nostro mercato meno competitivo e favorendo l’emigrazione di capitali e attività verso paesi con condizioni fiscali più vantaggiose.

Un futuro complesso
Senza un adeguamento delle aliquote IVA agli standard europei, il settore dell’arte in Italia potrebbe subire un colpo irreparabile con la conseguente perdita di numerosi posti di lavoro e un impoverimento del tessuto culturale nazionale. Il rischio è quello di vedere sempre più gallerie, artisti e collezionisti rivolgersi a mercati esteri compromettendo il ruolo dell’Italia come hub dell’arte e della creatività.
Ma il problema non riguarda solo il mercato dell’arte. Questa mancanza di visione strategica si inserisce in un quadro più ampio di scelte politiche miopi che stanno progressivamente penalizzando la cultura e l’innovazione nel paese. Al contrario, si va sempre di più verso una stagnazione che tocca settori chiave come istruzione, mobilità, turismo e sviluppo di nuovi mercati: l’assenza di investimenti mirati e di un piano di crescita strutturato sta portando il paese a perdere terreno rispetto ad altre nazioni europee che, invece, stanno adottando misure di incentivo per la cultura e la creatività.
Il caso dell’arte è emblematico, ma non isolato. Anche l’industria cinematografica sta affrontando sfide simili con tagli ai finanziamenti e una carenza di politiche di sostegno che rischiano di compromettere la produzione e la distribuzione di opere italiane nel mondo. In questo contesto, il mancato adeguamento dell’IVA nel mercato dell’arte non è solo un problema fiscale, ma un segnale preoccupante di una più ampia disattenzione verso i settori culturali che dovrebbero invece essere considerati strategici per la crescita economica e il posizionamento internazionale del paese.
Se l’Italia vuole tornare a essere protagonista nel panorama artistico e culturale globale è necessario un cambio di rotta immediato con politiche che favoriscano la competitività del settore e ne riconoscano il valore non solo economico, ma anche identitario e sociale.