Una nuova generazione di curatori, artisti e galleristi fa brillare Venezia

VBRA venezia, Enrico Antonello e LaMB Gallery di Leo De Luca i protagonisti di nuovi fermenti nella città della Biennale

Il labirinto vorticoso delle calli e dei campi di Venezia è un’esperienza unica, soprattutto per chi è abituato alla maestosa spazialità delle impostazioni urbanistiche come Roma o Parigi. Non è assolutamente surreale come esperienza in quella città che chiedendo indicazioni ci si imbatta in un anziano ben abbigliato che, emanando una luce propria, ci sveli il segreto stesso della laguna: il perdersi senza una meta, come spinti da una promessa sospesa nel tempo o meglio, come trasportati da un atto di abbandono a un’attesa indefinita.

Passeggiando tra le innumerevoli calli, proprio perché ogni volontà attiva nella ricerca di qualcosa di preciso diventa subordinata al luogo che diede i natali a Tintoretto, ci si aspetta che il cammino stesso si sveli da sé e che un incontro, un riflesso sull’acqua o una parola inaspettata ci dia il segnale di cui non sapevamo di avere bisogno. Eppure, è in questa vaghezza che si annida la sorpresa della scoperta: l’impossibile certezza che qualcosa, o qualcuno, ci stia aspettando proprio dietro l’angolo.

Venezia non è solo la patria delle Biennali, delle gallerie d’arte e delle Fondazioni, ma è anche un luogo dove il passaparola e gli incontri casuali possono trasformarsi in esperienze culturali inaspettate. Basta attraversare uno dei tanti ponticelli per essere invitati ad un evento collaterale della Biennale d’arte da poco conclusa. Questo è il potere di Venezia: una città che si svela attraverso incontri fortuiti e connessioni spontanee.

Seguendo questa logica dell’inaspettato e dell’imprevedibile, di un tempo fluido che scorre senza una meta, ci si ritrova al sestiere Castello, precisamente alla Locanda Ca’ del Console, il 14 dicembre del 2024, giorno della presentazione. La mostra “Stop the Algorithm” – Solo show by Enrico Antonello in collaborazione con LaMB Gallery ed in partnership con Culturit è un evento dedicato alle arti digitali e curato dal progetto dell’associazione VBRA venezia. Una mostra organizzata da giovanissimi, lontana dalle realtà dei grandi riflettori dei circuiti della Biennale.

Fondata inizialmente da Francesca e Paolo Marco de Paoli, VBRA venezia si è poi allargata ed ha costruito un team di cui oggi fanno parte Clare Chiusano, Chiara Busetto, Sebastiano Morandi, Isabella Vedove, Margherita Costantini, Margherita Doglioni e Isabella Palombi. Il gruppo è formato da organizzatori, grafici, curatori e creativi, tutti nati agli albori degli anni 2000, cui obiettivo è ben preciso: valorizzare giovani creativi emergenti e fare brillare Venezia Isola come luogo di aggregazione tramite l’organizzazione di diversi eventi di natura interdisciplinare nel contesto internazionale di Venezia.

Fil rouge delle iniziative di VBRA venezia, nata ad Aprile 2024, è il tentativo di associare cultura, divertimento e socializzazione per tentare di promuovere una cultura delle relazioni, anche tra diverse generazioni, puntando su determinati aspetti attrattivi dell’arte contemporanea nelle sue svariate declinazioni.  Un nobile fine che si innesta perfettamente con una problematicità sempre più desolante, quella di una città devastata dal turismo di massa e dalla speculazione del caro affitti che costringe moltissimi giovani a vivere come pendolari tra Venezia Mestre o città limitrofe come Padova.

Francesca e Paolo raccontano come VBRA abbia debuttato con un grande evento inaugurale, VBRA venezia Fashion Show – Young designers In & Out, una sfilata dal forte valore simbolico che, partendo dalla Scuola dei Laneri e arrivando a Giardino Gradenigo, ha attraversato diversi luoghi storici della città, dimostrando come creatività e moda possano integrarsi con lo spazio urbano.

All’evento hanno partecipato nove giovani fashion designer emergenti: Benedetto Semeraro, Greta Masserini, Emilia Sandrucci, Alessandro Pozzolini, Leonardo Fizialetti, Carola Emanuele Godja, Cristian Bogliano con il brand Surrounded By Nobody, Lorenzo Pricco e Lorenzo Attanasio con il brand Vertigine. La sfilata ha coinvolto diversi ospiti tra creativi, giornalisti, appassionati di moda e design e si è distinta per l’attenzione al coinvolgimento del territorio, trasformando l’evento in un trampolino di lancio per i designer. Questo è solo l’inizio: in primavera VBRA Venezia lancerà una nuova edizione di VBRA Venezia Fashion Show – Young Designers In & Out. Le candidature per partecipare apriranno a febbraio 2025 sul sito ufficiale vbravenezia.com.

L’associazione non si limita al territorio veneto ma crea connessioni e dialoghi con realtà che condividono le stesse visioni. Un esempio significativo è stata la collaborazione con altre entità culturali nel contesto nazionale, come l’associazione FUGU di Roma che condivide le stesse intenzioni di promozione dei giovani creativi ed una missione dell’arte intesa come “realtà aperta ad essere inclusiva e opportunità per i giovani emergenti nel poter lasciare il proprio segno”. Con questa missione dal 2022, il collettivo romano si dedica infatti a promuovere l’arte contemporanea attraverso mostre, incontri e pubblicazioni, incentrate sull’importanza dell’arte per lo sviluppo individuale e collettivo.

Se per FUGU che lavora per tessere reti di connessione tra artisti e territori, organizzando eventi che superano i confini disciplinari e spaziali, è la priorità massima, il connubio con l’universo VBRA ha dato vita a un progetto espositivo d’arte nell’estate del 2024 presso la Scoletta di San Giovanni Battista in Bragora, un luogo storico nel cuore di Venezia. La mostra Stato d’Imprevisto, curata da Niccolò Giacomazzi e Flaminia Ciuferri, ha visto la partecipazione di sei artisti under 35 provenienti da diverse città italiane: Valerio D’Angelo, Antonio Della Guardia, Daniele Di Girolamo, Greta Maria Gerosa, Mozzarella Light e Wang Yuxiang. Le loro opere, site-specific, esploravano il tema dell’imprevisto e delle dinamiche relazionali.

Se nel contatto con l’altro il sentire inteso come ascoltare e vedere è generatore di un non rinnovato dinamismo relazionale, così la mostra Stop the Algorithm pone al centro della sua riflessione il potere degli algoritmi quali procedure di numeri e lettere o, per meglio dire, di nuove tipologie di codici sociali che plasmano la nostra realtà quotidiana fornendoci delle soluzioni non sempre appaganti. Mentre le nostre relazioni si trasformano a favore di queste dinamiche, creando un intrattenimento sempre più irresistibile, le opere di Antonello si distinguono invitandoci a riflettere sui rischi di una bolla personalizzata, creata su misura per e da ciascuno di noi. Chiedendo ironicamente se sia possibile sospendere per un po’ l’algoritmo, la mostra è un invito al tempo sospeso, dove i suoni indistinti e il bisbigliare del vernissage sono interrotti da allarmi che hanno lo scopo di spezzare il tempo e lo spazio in una performance interattiva, comune e collettiva con il pubblico fruitore.

Enrico Antonello, l’artista in mostra, ha costruito il proprio percorso creativo partendo dalle solide basi acquisite durante gli anni all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si è iscritto al corso di pittura nel 2013. Conscio del procedimento tecnico che solo il pennello può dare, ha esplorato altri materiali e mezzi per fare “pittura” in una forma nuova, trovando il suo linguaggio personale nell’interazione tra luce, movimento e suono. Affascinato dall’immediatezza e dalla fisicità del momento in cui, collegando una spina a una viene innescato un processo visibile e tangibile “qui e ora”, l’artista inserisce codici comunicativi nascosti nei suoi lavori, come il codice Morse o l’uso di numeri che rimandano a significati più profondi. Ispirandosi al mondo industriale da cui trae sia i materiali che le tecniche di assemblaggio, sfrutta la progettazione virtuale in 3D e la stampa 3D per personalizzare ogni elemento in funzione delle esigenze specifiche delle sue opere.

La mostra “Stop the Algorithm” è nata dall’invito dell’associazione VBRA a Lamb, che ha poi coinvolto l’artista su proposta di Leo De Luca. A partire da questa collaborazione, si è sviluppato un percorso espositivo coerente, che mette in dialogo le opere attraverso un filo conduttore fatto di codici, connessioni e messaggi nascosti. Ad esempio, in LIGHTNING, il lavoro si basa su un codice randomico; in CALL ME, numeri di telefono celati ampliano il significato dell’opera; mentre in Cortesie per gli ospiti, un microcontroller Arduino sincronizza luci e suono, creando un’esperienza immersiva. Questa rete di elementi impliciti e invisibili ha dato unità al progetto, sottolineando il modo in cui ogni lavoro si inserisce in un discorso più ampio e interconnesso.

Tra i principali riferimenti dell’artista spicca il concetto di ready-made duchampiano, che lo ha ispirato nell’accostare materiali e tecniche non convenzionali per trasformarli in oggetti dotati di significato estetico e concettuale. Adattando questa filosofia al presente, l’artista sfrutta strumenti open-source come Arduino per realizzare opere in cui suono, movimento e luce interagiscono con lo spazio espositivo, ponendo al centro l’importanza del dialogo tra l’opera e il suo contesto.

Il suono gioca un ruolo cruciale nel suo lavoro, rappresentando un elemento invisibile ma capace di riempire lo spazio e creare connessioni emotive con lo spettatore. Spesso, i suoni contengono messaggi nascosti, come manipolazioni audio provenienti dal web o trasmissioni in codice Morse. Questo stratagemma riflette la complessità della percezione contemporanea e la difficoltà di decodificare immediatamente i messaggi che ci circondano. In ogni opera, l’artista invita lo spettatore a indagare oltre la superficie, esplorando significati non immediatamente evidenti.

Tra le opere più rappresentative di Enrico Antonello, presenti nella mostra organizzata da VBRA venezia vi è il già citato “Cortesie per gli ospiti”. Questo lavoro incarna le caratteristiche principali dell’artista e integra le novità della sua ricerca artistica, rendendolo un esempio emblematico dell’evoluzione del suo percorso. L’installazione in questione è un’opera sonora costruita con il linguaggio di programmazione su Arduino che, servendosi di altoparlanti a vibrazione, microfoni e un mini amplificatore, si profila come un semplice sistema sonoro che interagisce dinamicamente con il suono circostante, trasformandolo in un’esperienza visiva e tattile.

Utilizzando due speaker a contatto, la superficie su cui essi sono posizionati viene amplificata, trasformandola in un unico grande diffusore sonoro. Gli speaker infatti sono collocati alle estremità di una barra di ferro trafilata, sulla quale è installata una serie di moduli stampati in 3D, ciascuno dotato di un neopixel. Il suono preregistrato, in riferimento alla poetica di Fabrizio De André, viene rilevato da un microfono integrato nell’opera, il quale attiva l’illuminazione dei moduli in modo simmetrico, partendo dal centro e procedendo verso l’esterno. La risposta luminosa è direttamente proporzionale alla frequenza dei suoni: più acuti sono i suoni, maggiore è il numero di moduli che si accendono, creando un affascinante dialogo tra audio e luce.

Leo De Luca, gallerista di Enrico Antonello che gestisce lo spazio LaMB all’interno del Polo Museale M9 – Museo del ‘900 a Mestre con estrema perizia grazie agli insegnamenti ricevuti dalla madre Marina Bastianello, direttrice dell’omonima galleria mi racconta della sua collaborazione con Enrico Antonello. Iniziata nell’estate del 2021, quando il gallerista ha scoperto il lavoro dell’artista durante la residenza “Inedita” di Venice Galleries View a Forte Marghera. I giochi di suoni e luci e la complessità realizzativa delle opere di Antonello hanno immediatamente catturato l’attenzione del gallerista, dando il via a una sinergia che è culminata nella personale di novembre 2022 negli spazi di LaMB. Da allora, la collaborazione si è consolidata con progetti condivisi.

Tra i principali riferimenti del gallerista vi sono i suoi genitori, ma anche realtà affermate come Galleria Continua, Galleria Monitor e Galleria Francesca Minini, che ispirano i procedimenti da lui applicati per favorire un support agli artisti. Il gallerista, pur affrontando le difficoltà logistiche legate all’organizzazione di eventi a Venezia, come trasporti e condizioni meteo, continua a sostenere il suo impegno di promozione degli artisti della propria scuderia, sottolineando quanto forte sia la sua forza propulsiva nel rispetto dell’identità di ogni artista, cercando di assecondarne le idee e mediando tra fattibile e infattibile.

Tra le sue ambizioni future, Leo De Luca desidera espandere lo spazio espositivo di LaMB in nuove location, esplorando anche opzioni al di fuori del comune. Nel frattempo, prosegue con entusiasmo la programmazione culturale prevista nel suo spazio, promuovendo il lavoro di artisti emergenti e collaborando con giovani curatori, rimarcando quanto sia importante per lui la possibilità di collaborazione con altri curatori per contribuire al panorama artistico contemporaneo.