Il dramma californiano è cominciato il 30 dicembre e non accenna ad arrestarsi. Con un bilancio di 24 vittime e una percentuale di roghi domati ancora bassa (contenuto al 13% quello di Palisades, Eaton al 27% e Hurst al 95%), quello degli incendi a Los Angeles è un «disastro senza precedenti», come ha riconosciuto il presidente uscente Joe Biden. L’emergenza sanitaria è stata ormai dichiarata, ma a rendere ancora più preoccupante la situazione è il rafforzamento dei venti, come fanno sapere le previsioni statunitensi. Entrato prepotente nell’immaginario comune, il disastro in California miete vittime in ogni settore: facciamo il punto su quanto sta accadendo nel mondo dell’arte.
In fiamme anche spazi artistici e gallerie
Nella California meridionale, la galleria Alto Beta di Altadena aveva appena inaugurato (il 5 gennaio) la personale dell’artista di Los Angeles Mary Anna Pomonis, ma pochi giorni dopo il proprietario Brad Eberhard ha condiviso sui social un video che mostra il centro commerciale sulla Fair Oaks Avenue, dove si trova la galleria, avvolto dalle fiamme dell’incendio di Eaton. Nella didascalia si legge che “la galleria è andata”.

Stessa sorte per il centro d’arte e luogo di residenza Zorthian Ranch, anch’esso ad Altadena. Fondato dall’artista armeno-americano Jirayr Zorthian (1911-2004), è stato quasi completamente distrutto dallo stesso incendio che ha inghiottito la galleria Alto Beta. “Abbiamo perso tutto: il 95% dell’infrastruttura del ranch, tutte le opere d’arte create da Jirayr, i muri di contenimento in legno bruciati, il palco crollato, il ponte è scomparso”, ha scritto Julia Zorthian, artista e direttrice del ranch, su una pagina Gofundme, cercando supporto per “mantenere questo posto uno spazio comunitario per generazioni di artisti che ci sono venuti prima e che devono ancora venire”. Tra le vittime dell’incendio di Palisades ci sono invece lo spazio per le arti performative Theatre Palisades e la dimora storica dell’intrattenitore di inizio XX secolo Will Rogers, all’interno del parco statale a lui intitolato.
Per gli incendi gallerie e musei di Los Angeles chiudono
Sono diverse le realtà che, pur non essendo ancora state direttamente toccate dagli incendi, rimangono a rischio. Tra questi, nella zona di Palisedes, ci sono la Charles and Ray Eames’s Case Study House #8 e la Getty Villa, ma anche la Thomas Mann House e Villa Aurora, sedi di borse di studio e residenze per artisti gestite da un’organizzazione no-profit tedesca. Quanto alle istituzioni lontane dagli incendi, molte di esse hanno optato per la chiusura degli spazi. Una decisione presa, tra gli altri, dal Museum of Contemporary Art, che ha annunciato la chiusura di entrambe le sedi di Grand Avenue e Geffen Contemporary, ma anche dal Broad, dall’Academy Museum of Motion Pictures, dal Norton Simon Museum e dal Los Angeles County Museum of Art.

Chiuse anche diverse gallerie. Tra queste, Regen Projects rimarrà chiusa fino al 14 gennaio, posticipando l’apertura di una nuova mostra personale di Doug Aitken al 18 gennaio, mentre Gagosian ha posticipato a tempo indeterminato l’apertura dell’esposizione di Alex Israel nella sua sede di Beverly Hills. Chiuse anche la Night Gallery e la sede di Sean Kelly a Los Angeles, che “sarà chiusa fino a nuovo avviso in solidarietà con i nostri colleghi, i nostri cari e tutti coloro che sono stati colpiti”, come fa sapere il gallerista. Sono stati annullati o spostati anche i corsi dell’Università della California, a Los Angeles, che ha chiuso anche le sue istituzioni artistiche, l’Hammer Museum e il Fowler Museum.
Lanciata una raccolta fondi a sostegno di artisti e lavoratori
Per supportare gli operatori del mondo dell’arte e gli artisti, che negli incendi di Los Angeles hanno perso la loro casa o il loro studio, è stata lanciata una raccolta fondi sulla piattaforma Gofundme, che ha finora raccolto oltre 200 mila dollari. A idearla è stato un gruppo composto dagli artisti Andrea Bowers e Kathryn Andrews, dai galleristi Ariel Pittman e Olivia Gauthier e dalla critica d’arte Julia V. Hendrickson, che hanno spiegato come la campagna rappresenti un tentativo di supporto. «Molti membri delle nostre comunità personali e delle nostre comunità creative hanno perso tutto – spiegano – le ramificazioni di tale impatto sono varie: alcune persone saranno in grado di ricominciare con strutture di supporto preesistenti, mentre altre potrebbero non avere lo stesso accesso alla copertura assicurativa o ad altre risorse». Accanto alla raccolta fondi, gli organizzatori stanno raccogliendo informazioni attraverso questionari mirati con l’obiettivo di indirizzare al meglio gli aiuti.
Le perdite sono senza precedenti. Tra queste, anche la casa della stessa Kathryn Andrews, tra gli organizzatori della campagna, e della sua collezione d’arte, che comprendeva anche opere di Rashid Johnson, Charles Long e Jim Shaw. Tra le dichiarazioni, c’è quella di Simon de Burgh Codrington, specialista in assicurazioni per belle arti e amministratore delegato di Risk Strategies, la quale ha spiegato ad ARTnews che «sarà una perdita sostanziale e probabilmente una delle perdite artistiche più impattanti di sempre in America».
