Bislacchi, pseudonimo di Matteo Santacroce, vuole attraverso le sue opere trasformare il concetto di pittura in un’esperienza tridimensionale, architettonica e profondamente evocativa. La sua carriera si è sviluppata attraverso un incessante dialogo con i materiali e gli strumenti pittorici, trattati non come semplici mezzi espressivi ma come protagonisti di una metamorfosi continua. Formatosi tra Londra, Milano e Roma, il viaggio artistico di Bislacchi, vincitore del premio speciale Inside Art al Talent Prize 2024, è scandito da un’interdisciplinarità che attraversa pittura, scultura e architettura, riconsiderando i confini stessi dell’arte.
«Ho iniziato a dipingere da bambino – ricorda l’artista – ma la curiosità mi ha spinto a superare i limiti del medium pittorico». Da questa curiosità nasce una ricerca in costante evoluzione, dove la tela non è più un semplice supporto, ma diventa un elemento costruttivo e scultoreo: «Cerco un linguaggio – afferma – che approfondisca il mezzo pittorico e ne altero le funzioni e le caratteristiche, così do vita a un’opera che non è identificabile con un quadro classicamente inteso». Per comprendere l’avvicinamento di Bislacchi a questa forma di linguaggio, è opportuno iniziare il nostro percorso nel suo corpus artistico con Wall of Canvas, una delle sue serie più emblematiche.
In questo lavoro, l’artista sovverte per la prima volta la funzione tradizionale della tela e del telaio. Ispirandosi ai dipinti astratti di Sean Scully, trasforma la tela in una superficie muraria attraverso un processo di scomposizione e ricomposizione che richiama le tecniche edilizie antiche. «L’opera – spiega l’artista – nel suo titolo e nella sua forma rimanda a un Muro, mezzo attraverso cui volevo rendere esplicita la fase costruttiva, a cui mi stavo interessando». La tela, tagliata in strisce, viene dipinta, attorcigliata e poi disposta su telai secondo combinazioni di colori precise: così smette di essere semplicemente uno spazio bidimensionale e diventa un’opera che sfida le nozioni tradizionali di pittura e scultura. Da simbolo di delimitazione, il muro si trasforma in metafora della costruzione artistica e della costante ridefinizione dei confini dell’arte.
Dopo questa prima ridefinizione dei medium pittorici, l’artista porta ancora oltre la sua ricerca: il suo interesse per lo spazio e l’architettura si concretizza in nuove opere in cui la tela diventa protagonista, indipendente anche dal telaio e dalla sua funzione di supporto. Questo tipo di svolta risulta evidente nell’esperienza di residenza a Lisbona nel 2019. «Mi ha affascinato l’idea – racconta – che la tela potesse diventare autonoma rispetto alla pittura. Ho iniziato a esplorare come usarla per creare strutture che sfruttassero la torsione e le deformazioni della tela stessa». Seguendo tali spunti, Bislacchi rende qui protagonista il legame tra arte e architettura: utilizzando finestre industriali come supporti per le sue tele accartocciate, modifica la facciata di un edificio abbandonato.
In questo contesto, le tele riflettono la decadenza della città portoghese di Barreiro, in un intervento site-specific che trasforma gli spazi in luoghi di riflessione sulla memoria e la trasformazione. Il processo di decostruzione e ricostruzione permea tutto il suo lavoro. Portiamo ad esempio l’opera La casa del delfino, dove la tela dipinta viene manipolata per creare un mosaico tridimensionale, ispirato ai resti di Kaulon, un’antica città della Magna Grecia. Spiega l’artista: «Qui la tela diventa frammento di un’architettura perduta, simbolo di una memoria storica che si rinnova nella modernità».
Le influenze storiche e culturali, come il concetto di rovina tratto dal libro di Salvatore Settis Il futuro del Classico, alimentano la riflessione artistica di Bislacchi. La tela, nella sua visione, diventa una rovina moderna, un residuo del processo pittorico che racchiude in sé il potenziale di una nuova rinascita. In opere come La casa del delfino, in cui il mosaico viene ricostruito sulla base di descrizioni storiche, passato e presente si fondono in un’indagine materica che va oltre la semplice rappresentazione. «Ogni opera nasce da una curiosità intellettuale – spiega – ma si sviluppa attraverso un legame personale con il materiale e la sua manipolazione», la coesistenza di ragione e sentimento conferisce al suo lavoro una complessità e una stratificazione che affascina e coinvolge lo spettatore.
Anche il suo processo creativo rispecchia questa tensione: ogni giornata di lavoro è organizzata meticolosamente, sebbene il caos e la pluralità di stimoli siano parte integrante della sua ricerca. Questa dualità tra ordine e disordine si riflette nell’armonia delle sue opere, dove l’apparente semplicità nasconde una struttura complessa e articolata, le cui tracce materiali si nascondono nel retro dell’opera. Bislacchi negli ultimi anni ha sviluppato la sua arte in modo sempre più radicale, creando opere installative e site-specific, in grado di dialogare con la storia, con gli spazi e con l’emotività. Ne sono esempio Facciata opera del 2023, installata nella cascina che ha ospitato l’UVA Programme, così come gli ultimi lavori che rimandano ad architetture classiche.
In conclusione, Bislacchi continua a spingere i confini della pittura, esplorando nuove forme espressive che sfidano le convenzioni artistiche. La sua pratica, in continua evoluzione, rappresenta un inno alla trasformazione e alla capacità dell’arte di rinnovarsi costantemente, mantenendo sempre un legame profondo con la storia e la ricerca. Le sue opere offrono una riflessione su ciò che è stato e su ciò che potrà essere, in un dialogo perpetuo tra passato e futuro.
Il lavoro vincitore del Premio Speciale Inside Art
Realizzata nel 2023 attraverso un processo di torsioni e assemblaggi di tela grezza, Cor analizza il processo di trasformazione della tela da supporto pittorico a materiale costruttivo, servendosi del modiglione come ulteriore supporto anch’esso trasformato da sostegno architettonico a oggetto non funzionale. Il titolo nasce da un gioco di parole tra “corbel” (modiglione) e “corner” (angolo), evocando anche l’espressione informale inglese “Cor!” (Santo Cielo). La sua disposizione nello spazio vuoto custodisce il peso nostalgico delle memorie del passato, richiamando le rovine dell’architettura classica come simboli di decadenza e rinascita.
Chi è Bislacchi
1995 Nasce il 27 marzo a Cittanova, Calabria
2014 Si trasferisce a Londra dove inizia gli studi in accademia alla City & Guilds of London Art School. Si diploma con un BA in Fine Art nel 2018
2021 Partecipa alla residenza Viafarini a Milano e inaugura la sua prima personale Camera con Vista da Display, Parma
2022 Rientra a Londra e inizia a lavorare su una serie di opere che utilizzano la tela come elemento costruttivo del lavoro. Espone in diverse mostre collettive e partecipa ad alcune residenze tra Londra e l’Italia
2024 Si trasferisce a Roma, dove attualmente vive e lavora. Viene selezionato per il Premio Arti Visive San Fedele a Milano