Il Biennale delle Orobie: uno sguardo multifocale sul mondo

Il programma del progetto biennale di GAMeC "Pensare come una montagna" sarà presentato a Milano. Lorenzo Giusti, il direttore del museo, lo racconta

Il pensiero ecologico e la salvaguardia delle relazioni scandiscono le iniziative di Pensare come una montagna / Il Biennale delle Orobie, il programma biennale promosso dalla GAMeC che impegna il museo nella realizzazione di progetti artistici diffusi nella provincia di Bergamo. Dopo la prima tornata inaugurata nel maggio 2024, il secondo ciclo di eventi ha preso il via il 3 ottobre, mentre il 17 dicembre 2024 verrà presentato a Milano il programma 2025. A raccontare i dettagli dell’iniziativa e lo spirito del progetto, che dà vita a nuove forme di dialogo tra artisti internazionali e comunità locali, era stato proprio Lorenzo Giusti, il direttore del museo bergamasco, che ce ne ha spiegato i tratti salienti.

Quali sono le premesse di Pensare come una montagna / Il Biennale delle Orobie?

L’iniziativa prende le mosse dalla forte volontà dell’istituzione di operare in una forma sperimentale, ricercando il più possibile la partecipazione delle comunità che abitano il vasto territorio della provincia di Bergamo. L’occasione è offerta dal periodo di transizione che sta attraversando la GAMeC: tra poco più di due anni il museo si trasferirà in una nuova sede. La GAMeC, che è un museo civico, si confronta attraverso questo progetto con il territorio di Bergamo, caratterizzato sì da un’area urbana molto vasta che è integrata in una pianura imprenditoriale dinamica e allargata nel sistema produttivo regionale, ma anche da una forte identità legata alle tradizioni di un territorio montano, quello delle valli bergamasche e della catena prealpina delle Orobie.

Il Biennale delle Orobie, come abbiamo ribattezzato il progetto, mira a riscoprire questa identità culturale originaria e, allo stesso tempo, a sfruttare la prospettiva della montagna per rileggere il nostro ruolo istituzionale nel contesto territoriale. Per sviluppare questo proposito, per due anni saremo attivi fuori dalle mura della vecchia sede e porteremo a contatto artisti internazionali – di varia provenienza e dalle pratiche diverse – con le comunità locali, anche queste di differente natura. Come GAMeC stiamo quindi collaborando con enti locali, circoli, associazioni per dare vita alle iniziative artistiche, sviluppate non a partire da una proposta preconfezionata, ma dall’incontro-confronto con queste comunità, verso le quali gli stessi artisti sono responsabilizzati.

Oggi si parla molto di iniziative diffuse. Qual è l’importanza di uscire dal museo?

È una questione discussa, ma rispetto alla quale i musei fanno ancora molta fatica, perché hanno difficoltà a uscire da una dimensione produttiva esclusivamente riferita agli spazi museali. Perciò alcune sperimentazioni sono state sviluppate da istituzioni di natura diversa, come i grandi eventi internazionali dell’arte, o anche da piccole realtà, perché difficilmente un museo riesce a trasferire su un piano territoriale la propria azione culturale. Neanche per noi si sta rivelando semplice, che pure ci troviamo nelle condizioni di poter perseguire queste sperimentazioni per l’imminente trasferimento in una sede più ampia e funzionale.

Come programma diffuso, Pensare come una montagna rappresenta per la GAMeC un progetto strategico, per due ragioni. In primo luogo, è importante che i musei portino al centro del proprio pensiero il tema della sostenibilità, che però nel momento in cui si parla di produzioni – che siano opere, mostre o eventi – diventa estremamente controverso. Per evitare contraddizioni, questo progetto interpreta la sostenibilità come il tentativo di far sì che l’uso di risorse e il consumo dei materiali sia finalizzato a un’effettiva ricaduta di senso sul territorio in cui l’istituzione insiste e opera.

In secondo luogo, il programma ha l’obiettivo strategico di creare nuovi pubblici, e dunque fare in modo che da questi incontri tra comunità – non necessariamente abituate a frequentare gli spazi museali – e artisti possa prendere forma il pubblico della GAMeC di domani, che dovrà essere, oltre che il più esteso possibile, anche il più possibile coinvolto nei processi creativi e produttivi.

Uscire dal museo ha quindi anche lo scopo di promuovere la conoscenza delle collezioni?

Soprattutto la conoscenza di cosa significa, oggi, fare produzione nell’ambito dell’arte contemporanea. Di conseguenza, chiarire che un museo d’arte contemporanea, prima ancora di un centro di conservazione, è un centro di produzione, e diffondere questa consapevolezza. Alle persone va presentata una nuova GAMeC, che produce lavorando a diretto contatto con artisti e comunità e che si prende cura non soltanto delle opere ma anche delle relazioni, a cui la stessa collettività partecipa.

Il programma prende le mosse da un distanziamento prospettico?

Per dirla con l’antropologo Gregory Bateson, c’è il tentativo di adottare uno sguardo multifocale rispetto alla conoscenza del mondo, interpretando quindi la nostra presenza all’interno di un sistema molteplice. Poi, come sempre dice Bateson, adottare uno sguardo multifocale, che dunque intreccia più prospettive, significa non mettere mai definitivamente a fuoco. In ogni caso, la realtà sfocata intravista con questo sguardo sarà molto più concreta e vera di quella che la visione prospettica ci restituisce. D’altra parte, la prospettiva è un’illusione ottica.

Infine, c’è il magazine. Sta scrivendo la storia del programma?

È il cuore del progetto. Trattandosi di un’iniziativa diffusa, con tante parti materiali e immateriali e che vive di rapporti, il magazine online rappresenta quello spazio in cui la progettualità, la rete di relazioni e il sistema di produzioni condivise atterrano. E ci sono tracce di questo luogo virtuale anche nel museo, dove grazie a Studio Ossidiana abbiamo riconfigurato la hall immaginandola come la redazione del nostro giornale.

Il Biennale delle Orobie nel 2025: il programma

Il primo ciclo del 2025 si aprirà l’8 febbraio con una tournée nelle valli bergamasche di tre film prodotti dalla GAMeC a firma di Michela de Mattei e Invernomuto, Agnese Galiotto e Giulio Squillacciotti, che toccherà, tra gli altri, i comuni di Vedeseta (Val Taleggio), Gromo (Val Seriana), Averara (Val Brembana) e Gorno (Val del Riso) e sarà accompagnata da una serie di conversazioni con gli autori negli spazi della GAMeC. In occasione dell’inaugurazione, a San Pellegrino Terme si terrà una proiezione speciale dei tre film. Proprio a febbraio è prevista anche un’edizione speciale – la dodicesima – appositamente concepita per Pensare come una montagna del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize, il primo concorso internazionale dedicato a curatori under 30 istituito dalla GAMeC e dal Gruppo Bonaldi nel 2003.

Previsto anche il progetto Fossi io teco; e perderci nel verde della curatrice Greta Martina, che coinvolge gli artisti Attila Faravelli, Enrico Malatesta, O Thiasos TeatroNatura (Sista Bramini, Camilla Dell’Agnola, Nora Tigges), Umberto Pellini, Nicola Ratti, Lorenzo Silvestri, Valentina Viviani. Traendo ispirazione dagli scritti di Aldo Leopold e di Giovanni Pascoli, il progetto costituisce un invito a riscoprire il legame con la natura attraverso la meraviglia, la cura e la responsabilità, e si articola tra opere, laboratori e performance negli spazi espositivi della GAMeC e nei dintorni di Bergamo. Il progetto sarà presentato nel paese di Serina – Comune di nascita di Lorenzo Bonaldi – in occasione dell’inaugurazione, durante la quale si terrà una performance dell’artista australiana Felicity Mangan, per essere in seguito allestito nello Spazio Zero della GAMeC.

Il secondo ciclo sarà inaugurato il 7 giugno, e il protagonista sarà Maurizio Cattelan, che esporrà nella prossima mostra al Palazzo della Ragione, dal 2018 sede estiva del museo nel cuore di Bergamo Alta, che accoglierà un’opera di recente produzione. In questa occasione, nello spirito di Pensare come una montagna, il progetto si estenderà anche al di fuori dalle mura del Palazzo grazie alla collaborazione con il Comune di Bergamo, portando l’artista italiano più noto in ambito internazionale – conosciuto per il suo approccio audace e innovativo – a confrontarsi con lo spazio pubblico, con nuove produzioni allestite tra Città Alta e Città Bassa. Gli interventi saranno visibili al pubblico fino alla fine del mese di ottobre.

Una nuova opera dell’artista argentina Cecilia Bengolea sarà invece presentata a Villa d’Almè, nell’ambito della quarta edizione di ON AIR – Argentina-Italia Art Residency, il programma di residenze nato da una collaborazione tra la GAMeC e la Fundación PROA di Buenos Aires per attivare scambi di esperienze tese alla valorizzazione del potenziale artistico dei due Paesi. Durante l’estate, in Val Parina saranno anche presentati gli interventi site-specific dell’artista tedesco Julius von Bismarck e dell’artista di origini bergamasche Francesco Pedrini, nell’ambito di una partnership culturale tra la GAMeC e i comuni di Dossena e Roncobello.

Qui verranno presentati anche i lavori di Francesco Ferrero, Gianmarco Cugusi e Roberto Picchi, vincitori dell’edizione 2024 di Sentieri Creativi: un progetto nato dalla sinergia tra Bergamo per Giovani, Comune di Bergamo e Politecnico delle Arti “Donizetti-Carrara”, a cui la GAMeC ha collaborato per l’attivazione di un nuovo format del programma di residenze. L’avvio del ciclo estivo sarà propedeutico per l’annuncio degli artisti vincitori del programma di residenze 2025, che fino a metà luglio soggiorneranno a Dossena e a Roncobello per la produzione di nuove opere.

Nell’estate 2025 sarà anche presentato un progetto speciale frutto della collaborazione tra la GAMeC e la sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano: EX., laboratorio di progettazione nato dal lavoro di Andrea Cassi e Michele Versaci che unisce arte, paesaggio e tecnologia sostenibile attraverso l’architettura, si occuperà della ricostruzione dello storico Bivacco Aldo Frattini a Valbondione, situato lungo l’Alta Via delle Orobie Bergamasche in Valle Seriana, immaginando la nuova struttura come una “sede” della GAMeC in alta quota. Un luogo che non accoglierà mostre o eventi, ma che di per sé – per la sua posizione e per la sua forma in relazione alla funzione primaria di luogo di sosta e protezione, sempre aperto – possa costituire un’esperienza estetica unica.

Il ciclo autunnale di Pensare come una montagna, che sarà inaugurato il 4 ottobre, includerà una mostra del collettivo artistico italiano Atelier dell’Errore per la project room della GAMeC. Nello Spazio Zero la mostra raccoglierà i nuclei più significativi della loro produzione a partire dal 2015, anno in cui il progetto si è trasformato da laboratorio di arti visive dedicato ai bambini neuro-divergenti a collettivo professionalmente dedito alla pratica artistica e performativa. L’artista sudafricana Bianca Bondi realizzerà invece un’installazione site-specific per la Chiesa sconsacrata di Santa Maria di Gerosa in Val Brembilla, un progetto che combina metodi alchemici e sperimentazione sui materiali che favoriscono potenziali mutazioni tra gli elementi, portando al centro della scena sia un livello macroscopico sia microscopico di interazione tra ecosistemi.

Nella Valle della Biodiversità di Astino, in collaborazione con l’Orto Botanico “Lorenzo Rota”, l’artista spagnola Asunción Molinos Gordo svilupperà un workshop artistico-partecipativo che intende presentare alle nuove generazioni un modello di gestione sostenibile e multifunzionale a partire dai principi dell’antica forma giuridica di gestione della terra auto-organizzata e comunitaria del “Common Land”. L’artista messicano Abraham Cruzvillegas chiuderà il ciclo autunnale di Pensare come una montagna con un’installazione site specific – realizzata in forma partecipata da alcune comunità della pianura bergamasca – con oggetti di uso quotidiano e materiali di scarto provenienti dal territorio e che esplorerà con ironia le idee di progresso legate all’immaginario industriale.

In parallelo alle mostre e ai progetti di Pensare come una montagna proseguirà l’attività del magazine online, che nel corso del 2024 ha raccolto interviste agli artisti, contributi e approfondimenti sui temi trattati dai progetti spaziando dalle arti contemporanee al design, dall’architettura all’antropologia, e riprenderà la programmazione di Radio GAMeC, con una nuova stagione dedicata a Pensare come una montagna, a cura dell’autrice e produttrice radiofonica Ilaria Gadenz. I podcast saranno disponibili sul magazine e sui canali social della GAMeC.

Pensare come una montagna troverà, infine, una restituzione visiva nella nuova sede della GAMeC, al momento della sua apertura. Sarà un’occasione per ripercorrere i due anni del progetto attraverso le mostre e gli eventi che hanno coinvolto artisti contemporanei e comunità locali sul vasto territorio della provincia di Bergamo.

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