Artista tedesca che ha esplorato i confini tra le arti, Rebecca Horn è morta all’età di 80 anni. Oltre a rappresentare un importante tassello nella storia della body art, disciplina che ha dominato nella scena femminista degli anni Sessanta, la scultrice e regista tedesca, oltre che performer, è molto nota soprattutto per le body extension che ha realizzato nel corso della sua carriera. Con protesi e sculture costruite per il proprio corpo, l’artista si conferiva infatti un aspetto surreale.
Rebecca Horn, una carriera tra le arti
Appassionatasi presto al disegno, inteso come lingua universale in un frangente storico delicato – quello appena successivo alla Seconda Guerra Mondiale -, l’artista tedesca (1944-2024) ha cominciato il proprio percorso all’Accademia di Belle Arti di Amburgo. Un contesto che ha dovuto lasciare a causa di un avvelenamento ai polmoni, dovuto al lavoro con la fibra di vetro senza protezioni. Da qui la scelta di materiali più sicuri, con cui ha realizzato le prime estensioni corporali nel corso degli anni Sessanta, inserite poi – verso la fine del decennio – nell’ambito della performance.
Dopo aver frequentato la St. Martin’s School of Art di Londra a partire dal 1970, l’artista si è poi trasferita negli Stati Uniti. Già all’altezza degli anni Settanta godeva di molta popolarità, tanto da essere invitata a partecipare a Documenta 5 nel 1972, quando aveva solo ventotto anni. Molti i riconoscimenti ricevuti: tra questi, Carnegie Prize nel 1989 – fu la prima donna a ottenerlo – e il Trägerin des Kaiserrings di Goslar nel 1992.
Dalle estensioni corporali ai cortometraggi
Esploratrice dei confini tra le arti, Rebecca Horn ha avuto una carriera multidisciplinare. Dopo le prime opere iconiche, come Einhorn, Finger Gloves o Feather Fingers – tutte realizzate nei primi anni Settanta -, l’artista ha mantenuto la propria attenzione verso lo spazio e le modalità dei corpi e degli oggetti di occuparlo. Così, oltre che nelle body extension e nelle performance, anche nelle sue installazioni. Tra queste, due di carattere pubblico sono state pensate per luoghi italiani, ovvero i teschi di Piazza del Plebiscito a Napoli (2002) e i Piccoli Spiriti Blu realizzati a Torino nel 1999 nell’ambito di Luci d’Artista.
Performer, scultrice e body artist, Rebecca Horn è stata anche una regista. Anche nei suoi cortometraggi il corpo possiede un ruolo centrale, soprattutto per quanto riguarda i primi lavori, caratterizzati anche da una matrice autobiografica. L’artista tedesca, che ha diretto tre film, ha esplorato pure in essi gli oggetti cari alla propria poetica, dalle piume alle corna, conferendo alle pellicole atmosfere surreali.