Sarà visitabile fino al 29 settembre la mostra Giancarlo Vitali. La montagna più bella del mondo. Per Antonio Stoppani nel bicentenario della nascita, ospitata presso lo Spazio Circolo di Bellano (LC) che dal 2018 propone esposizioni allestite dall’associazione ArchiViVitali, attiva nell’organizzazione e promozione di iniziative culturali e artistiche e legata alle figure dell’artista Giancarlo Vitali (1929-2018), di suo figlio Velasco (1960, scultore e pittore) e del romanziere bellanese Andrea Vitali (1960).

La mostra rappresenta infatti l’ultima delle dodici esposizioni organizzate negli scorsi sei anni presso questo spazio che verrà poi riallestito per lasciare posto al Museo Giancarlo Vitali al fine di ospitare la collezione dell’artista, costituita da un nucleo di opere da lui donate al comune di Bellano. Lo scopo è quello di sviluppare il potenziale di questo luogo, già vivificato dalle attività curatoriali proposte sino a ora, rendendolo veramente il fulcro della vita culturale del paese.
Il Museo costituirà infatti una delle tappe del BAC – Bellano Arte Cultura, un progetto patrocinato dal comune bellanese per promuovere la valorizzazione del paese, creando un percorso che porrà in dialogo le iniziative artistiche e culturali con il patrimonio naturalistico locale (basti pensare all’Orrido di Bellano, un canyon scavato dall’azione erosiva del torrente Pioverna, oltre naturalmente alle bellezze paesistiche lacustri).

Ed è proprio questo incontro tra arte e territorio che costituisce il punto di contatto tra la mostra attualmente visitabile presso lo Spazio Circolo ed il futuro che lo attende: spunto principale dell’esposizione, infatti, è il fascino che l’ambiente naturale ha esercitato su Stoppani così come su Giancarlo Vitali (e non solo loro: si pensi alle descrizioni che Alessandro Manzoni – altro illustre frequentatore del territorio lecchese – ha lasciato nel suo romanzo). Essa propone al pubblico alcune opere realizzate tra i primi anni Novanta e il 2017 da Giancarlo Vitali, ispirate agli studi paleontologici, geologici e naturalistici di Antonio Stoppani (1824-91), abate, studioso e patriota lecchese.
La mostra si inserisce dunque a pieno titolo entro la compagine di iniziative dedicate al bicentenario della nascita di Stoppani, autore del testo (all’epoca divenuto un vero e proprio best seller) “Il Bel Paese” (1876) che costituisce un importante esempio di proto-divulgazione scientifica, nel quale l’autore finge di spiegare la geologia ai propri nipoti.

Vitali, legato al territorio lecchese tanto quanto lo fu Stoppani, esprime tramite le sue opere quella fascinazione su di lui esercitata dagli studi dell’abate, dandone una propria personale rilettura artistica. Le venti opere esposte appartengono a due serie di incisioni realizzate a tecnica mista (monotipi per lo più arricchiti con acquarelli, matita, tempere, olio e collage) nel 1991, in occasione del centenario dalla morte di Stoppani, e nel 2017. Sempre nel 2017, dal 5 luglio al 24 settembre, Vitali è stato il protagonista della mostra milanese Time Out, curata dal figlio Velasco e dislocata in quattro tappe (Palazzo Reale, Castello Sforzesco, Casa del Manzoni, Museo di Storia Naturale): proprio il Museo di Storia Naturale milanese ha ospitato le opere delle serie che l’artista ha dedicato a Stoppani, alcune delle quali sono appunto visibili presso la mostra bellanese, arricchita anche da un ulteriore elemento artistico.

Al centro della sala espositiva troviamo infatti un tavolo-installazione a forma di pesce, dal titolo Miss Ultin (2009, 800 x 180 cm), realizzato in ferro dall’artista e architetto Alexander Bellman. Si tratta naturalmente di un richiamo ai fossili di pesci preistorici ma non solo: “Miss Ultin” è infatti anche un ironico riferimento ai misultin (gli agoni, o missoltini appunto), termine dialettale che designa un piatto tipico del territorio a base di pesce di lago lasciato a essiccare.
Sul tavolo sono adagiati dodici esemplari delle incisioni di Vitali, illuminate da altrettante luci a led che emergono dalla penombra della sala, le cui pareti (che ospitano le altre otto stampe) sono state dipinte di blu scuro per l’occasione. Così le opere vengono calate in un’ambientazione che sembra isolarci momentaneamente dalla vita quotidiana che all’esterno continua a scorrere, calandoci in una dimensione in cui tempi ed epoche diverse s’incontrano, in un dialogo artistico che Vitali ha idealmente imbastito con l’abate Stoppani.

Come in un sito archeologico, i vari strati – ciascuno corrispondente a una diversa era – producono un accumulo di tempi e forme di vita (un “archivio” geologico potremmo dire, utilizzando un concetto caro ad ArchiViVitali, come spiegato nella pagina web ufficiale), così anche la mostra bellanese si configura come un incontro di realtà molteplici: le ricerche ottocentesche di Stoppani, l’arte contemporanea di Giancarlo Vitali, le remote ere geologiche che hanno costituito lo spunto per la realizzazione di queste opere, noi visitatori che ci troviamo nel 2024 a contemplarle e che, una volta usciti dallo Spazio Circolo, ci avviamo ad ammirare il panorama lacustre che ci circonda. Quello stesso panorama (sebbene oggi un po’ modificato dall’azione antropica) che, in tempi diversi, ha riempito gli occhi dei protagonisti di questa mostra.
Fino al 29 settembre 2024
Spazio Circolo, Bellano (LC)
Via Manzoni 50, 23822
archivivitali.org