Strategie di Futuro è la rubrica bisettimanale di Spazio Taverna che raccoglie le visioni dei leader delle organizzazioni globali protagoniste della scena sociale, scientifica economica e culturale di quest’epoca. Le interviste si focalizzano su aziende e organizzazioni che hanno uno stretto legame con l’arte contemporanea. Le stesse domande per mettere a confronto diverse visioni sulle sfide e le opportunità di questo periodo storico. Un osservatorio sui temi della complessità e della sostenibilità per raccogliere ispirazione e immaginare nuove direzioni di sviluppo. In questa puntata parliamo con Massimo Orsini, fondatore e CEO dell’azienda ceramica Mutina.

Quale visione del futuro guida le sue scelte quotidiane?
Credo che la passione sia il vero motore trainante, insieme alla determinazione di rimettere tutto in discussione. Grazie ai miei genitori, ho potuto scegliere il lavoro che volevo. Mutina è una “fabbrica estetica”, quello che muove tutti i ragionamenti è il prodotto, la ricerca, non fermandosi mai.
Che cos’è per lei la complessità?
La complessità cerco di affrontarla semplificandola. Sono attratto dalle cose semplici.
Come affronta l’incertezza?
L’incertezza è sempre qualcosa di positivo, non la vedo mai in modo negativo. Mi lascio sempre ispirare dal decalogo di Fischli & Weiss How to work to better: il punto 6 enuncia «Accetta il cambiamento come inevitabile».

L’arte e la cultura possono rappresentare uno strumento per portare innovazione e posizionamento all’interno dell’azienda?
L’approccio di Mutina è quello di unire gli aspetti culturali e progettuali in tutte le nostre attività, in tutti i campi che tocchiamo. Il ragionamento parte sempre da una disciplina, dando autorevolezza ai progetti e agli obiettivi che ci poniamo, per creare e condividere bellezza. Il risultato economico è una conseguenza di questo modus operandi. Per me, l’arte ha una funzione vitale che all’interno di Mutina diventa funzionale, per contribuire alla creatività di tutti.
In che modo?
Per Mutina l’arte non è un semplice elemento aggiuntivo e accessorio rispetto all’attività produttiva, ma un’autentica componente del core business. Sono convinto che la creazione del bello, il raggiungimento di un’estetica equilibrata e mai banale, possa riflettere il metodo con cui si è lavorato. L’estetica è tutto quello che muove un buon funzionamento, è ciò che guida la mia visione e il mio approccio. In questo l’arte diventa fondamentale. Il mio lavoro riflette la mia vita, fa parte del mio essere. Tutto viene da un unico sguardo: mi piace pensare che non ci sia nessuna differenza tra l’essere collezionista e l’essere imprenditore, fa parte di una stessa personalità che si fonde. Di conseguenza, anche per Mutina è imprescindibile il rapporto con l’arte, che ha guidato la mia visione di imprenditore.
Quali sono le sfide principali con cui la sua azienda si sta confrontando in questo periodo?
Mutina si evolve a partire da un costante dialogo con straordinari designer, architetti e artisti, uno scambio umano elevato, costruito su affinità elettive dedite al bello, a valori e passioni comuni, con il fine comune di esaltare l’essenza della materia ceramica con rispetto, responsabilità e crescita sostenibile. Questo rapporto creativo, progettuale e umano ha un impatto fondamentale su tutti i progetti che prendono vita in azienda: dalle collezioni di rivestimenti ceramici, alle collaborazioni dedicate a grandi progetti architettonici fino alle mostre d’arte contemporanea. La sfida principale di questo periodo sarà portare a termine l’internazionalizzazione dell’azienda, partendo dall’America con il progetto Mutina America Corp.
Quale consiglio darebbe ad un giovane che vuole intraprendere la sua strada?
Leggere tanta letteratura, lì dentro c’è tutto. Lezioni americane di Calvino è uno dei miei libri preferiti e credo sia un grande trattato per fare impresa. Consiglierei di intraprendere questa strada, non facile, solo se è la passione che muove tutto, il resto arriva di conseguenza.

Quali sono i progetti artistici futuri?
A novembre 2024 allestiremo, come ogni anno, gli spazi di Casa Mutina Milano, in via Cernaia 1A, con una mostra delle fotografie di Robert Adams che fanno parte della collezione privata di Massimo Orsini. Ovviamente le nostre superfici ceramiche faranno da display, a pavimento e a rivestimento, alla sequenza di fotografie. Abbiamo rinnovato anche per il 2025, dopo cinque anni di collaborazione, la nostra partnership con ARTEFIERA BOLOGNA e in questa occasione prevediamo una mostra in sede negli spazi HQ a Fiorano Modenese (MO). Inoltre stiamo dialogando con gli ultimi artisti premiati dalla nostra iniziativa “This is Not a Prize” per concretizzare futuri progetti insieme.

Massimo Orsini (Reggio Emilia, 1967) cresce a Sassuolo, nel cuore del distretto italiano della ceramica. Terminati gli studi, nel 1990 entra nell’impresa di famiglia, l’azienda Ceramiche Provenza: occupandosi inizialmente del mercato francese, volge presto il suo interesse verso lo sviluppo del prodotto. Nel 2005 rileva Mutina: nasce così un percorso individuale che gli permetterà di dare vita a un progetto d’impresa serio e strutturato, ispirato alle sue stesse passioni. Per restituire valore e bellezza alla materia ceramica, l’intuizione vincente sarà chiedere a grandi nomi del design di confrontarsi per la prima volta con questo materiale. Nasce così Déchirer, la prima collezione Mutina di Patricia Urquiola, a cui seguiranno Phenomenon di Tokujin Yoshioka e Pico di Ronan e Erwan Bouroullec: tre collezioni, queste, che ancora oggi splendono tra i best seller Mutina, destinate a cambiare radicalmente la percezione delle superfici ceramiche. L’evoluzione di Mutina accompagnerà la crescente passione per l’arte contemporanea di Orsini che, dalla fine degli Anni Novanta, inizia a creare la sua collezione. Nel 2017 fonda Mutina For Art, un progetto parallelo all’interno dell’azienda, che ancora oggi include l’arte nel suo quotidiano, consolidando un ideale, volto a unire etica aziendale e spirito culturale, base del suo fare impresa. Oltre al sostegno e alla promozione di artisti internazionali con il premio “This is Not a Prize”, a interventi site-specific e all’allestimento di mostre all’interno delle sedi di Milano e Fiorano, nel 2020 Orsini inizia un dialogo differente con i designer, ai quali chiede di dare nuova forma alla ceramica, oltre il semplice concetto di superficie. Debuttano così le Editions, icone di un incontro magico tra arte, design e ceramica nell’universo Mutina.