Anna Galtarossa, Davide Maria Coltro e Paolo Patelli sono i tre protagonisti delle personali presentate a Studio la Città. La galleria veronese, fondata da Héléne de Franchis e in prima linea nel contemporaneo dal 1969, é anche tra le più attive nella ricerca e studio dell’evoluzione artistica attuale. Visitabili fino al 16 ottobre, lo spettatore ha la possibilità di immergersi in diverse e spettacolari interpretazioni del reale tra visoni che lo portano oltre la standardizzazione del pensiero. Galtarossa entra nelle stanze total white con i suoi arazzi coloratissimi per rispondere alla domanda Cos’è la pittura? Galtarossa, che si riconosce nel ruolo di scultrice, offre un punto di vista laterale per questi lavori, che non sembrano accettare catalogazioni troppo rigide e lascia aperta la strada anche ad una forma di pittura del tutto reinventata.


«Ad una certa età – sottolinea l’artista – il revisionismo storico diventa inevitabile e la mitologizzazione del proprio passato è un’attività formativa. Gli arazzi sono un esercizio agiografico che ritrae le mie sculture e installazioni del passato trasferendole ad una dimensione leggendaria. Sto costruendo una retrospettiva tessuta con la lana. Come gli arazzi del passato che raccontavano le gesta di eroi e re, racconto le vicende e i paesaggi dei miei mostri, spiriti e i personaggi che popolano le mie installazioni. Ora come allora non sempre gli elementi narrativi corrispondono al vero, alle volte luoghi e tempi si mescolano in una continua meditazione sulla memoria e le percezioni. Da questo trasferimento linguistico stanno già nascendo nuove strade, forme e storie. Spero che, come la tessitura, ci aiutino a rinforzare il nostro rapporto con la terra e con i nostri antenati».


Anna Galtarossa si è formata all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Fin dall’inizio si dedica alla scultura, impiegando materiali riciclati – plastica, fiori, elementi di natura artificiale, stoffe, trine – per realizzare opere simboliche ed evocative, feticci di una mitologia perduta, oppure vivaci e spettacolari installazioni che spesso coinvolgono fisicamente il pubblico in ingegnose architetture. La sua prima personale viene allestita, nel 2004, presso la galleria Spencer Brownstone di New York, nella stessa occasione pubblica il suo primo libro, City. Le sue opere sono state esposte al Musée d’Art Contemporain de Bordeaux, alla Zabludowicz Collection di Londra, alla Gamec di Bergamo, al MART di Rovereto, alla Fondazione Pomodoro, nella Triennale di Milano, al Castello di Rivoli e alla Marguiles Collection di Miami. Ha vinto il Premio Moroso New York nel 2010 e il Premio Alinovi 2011.


Nell‘aprile 2024 ha presentato una nuova installazione immersiva con colonna sonora composta dal premio oscar Nicolas Becker, al Museo della Permanente a Milano per la mostra Opposites United curata da Andrea Lissoni. Con “Una tela viva” Davide Maria Coltro, presente con la sua prima personale a Studio la Città, ci immergiamo in un progetto che invita il pubblico a esplorare nuove dimensioni della pittura offrendo un’esperienza che va oltre le rigide categorie dell’opera statica o della videoarte. La sua è una riflessione sull’essenza ed i confini della pittura stessa. Una dimensione spiazzante che ti destabilizza in un equilibrio di input visivi sempre più forti, si ha a che fare con un’opera mai uguale a sé stessa che induce alla contemplazione e che l’artista chiama Quadro Mediale. Una caratteristica peculiare dell’opera è la possibilità di essere raggiunta da remoto, incarnando il concetto di “opera aperta” teorizzato da Umberto Eco. «Combino i principi della pittura tradizionale ai supporti digitali – ricorda l’artista – creando opere che possono essere continuamente aggiornate e modificate. Utilizzo schermi digitali come tele vive dove la pittura elettronica, composta di bit e pixel si forma, trasforma e vive in costante evoluzione. Questa tecnica permette una dinamicità che sfida i confini dell’arte tradizionale ampliando il lessico della pittura e trasformando il modo in cui gli artisti concepiscono e realizzano le loro opere».


Davide Maria Coltro è nato a Verona nel 1967, artista e ricercatore, vive e lavora tra Milano e il Lago Maggiore. Da oltre 25 anni riflette sulle potenzialità espressive dello schermo adottando un atteggiamento analitico e processuale. Coltro parla sempre di “quadro” come oggetto fondamentale nello sviluppo della storia dell’arte e la sua interpretazione risponde ad una visione storico culturale attuale che sprigiona il potere evocativo del quadro tradizionale proseguendone l’evoluzione. Tra le istituzioni nazionali e internazionali che hanno ospitato il sui lavori ricordiamo il Mart di Rovereto, la Galleria di Trento, la GAM Galleria d’arte Moderna Achille Forti di Verona, SPSI Art Museum di Shanghai; ZKM di Karlsruhe; l’Istituto Italiano di San Francisco, GASC Villa Clerici di Milano, Collezione Paolo IV di Brescia, Museo dei Bronzi Dorati di Pergola, Fondazione Lercaro di Bologna, Museo MAGA di Gallarate, Fondazione Calderara di Vacciago. Nel 2011 è presente nel Padiglione Italia alla 54° Biennale di Venezia. Nel 2023 la Fondazione VAF-Stiftung di Francoforte gli dedica una monografia curata da Elena Pontiggia.
La prima sala accoglie Paolo Patelli con “Il coraggio della pittura” titolo preso in prestito da una recensione che Gian Piero Vincenzo gli dedicò nel 1989. In quegli anni Patelli dipingeva forsennatamente grandi opere partendo dalla misura 100 x 70: una tecnica mista su carta dove non manca il collage o qualche squarcio, il tutto incorniciato in una sottile cornice bianca o nera con vetro o Plexiglass. Dalla moltiplicazione di quella misura prendevano avvio opere che arrivavano fino a 4 metri. Artista di grande esperienza, definita da un’incontenibile ricerca e da una continua sperimentazione che ha distinto periodi diversi della sua carriera artistica.


Ma è alla fine degli anni ’80 che proprio la “pittura pittura” ha il sopravvento, e lui stesso dice: «Dipingo il concetto di pittura, dipingo l’atto del dipingere, dipingo da trent’anni (e un po’ di più) lo stesso quadro, dipingo come scrivo, dipingo come Lester Young suonava il sax (meno bene), dipingo per distruggere lo spazio della pittura, dipingo per crearne uno mio, dipingo perché sono allegro, dipingo perché sono triste, dipingo per non morire (come tutti), dipingo perché amo la vita. Non so cosa la gente farà della mia pittura, né di quella di tutti gli altri». Nel 2005 un’antologica al Museo Revoltella di Trieste suggella il suo lavoro sino ad allora. La mostra presenta proprio il suo periodo più produttivo con opere che vanno dal 1988 al 1991. Patelli è nato in Istria nel 1934, attualmente vive in provincia di Treviso. Dal 1962 sono circa novanta le mostre personali. Tre mostre, tre artisti, tre tecniche e tre percorsi diversi. Una sorta di antologia prêt-a-porter, sia per gli intenditori che per chi si avvicina al mondo dell’arte contemporanea. Studio la Città vale decisamente una visita.
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