E se a una mostra d’arte l’accoglienza fosse affidata a un peluche di una scimmia?
Succede al MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università Sapienza di Roma, dove il 20 novembre ha aperto la mostra Szymborska e il mondo-collage, co-organizzata dall’Istituto Polacco di Roma in occasione dell’”Anno di Wisława Szymborska”, istituito per il centenario della nascita della poetessa, Premio Nobel nel 1996. Nel corso del 2023, infatti, si sono susseguiti in Polonia e in Italia una serie di eventi, convegni, mostre e performance che hanno tracciato le tappe della vita e dell’opera di Szymborska. Lo scimpanzè, appartenuto alla poetessa, ora dà il benvenuto ai visitatori con la sua goffa ma giocosa postura, all’ingresso del MLAC e anticipa il senso della mostra.

Curata da Luigi Marinelli e Ania Jagiełło, con la collaborazione di Gaia Fiorentino, essa presenta i collages realizzati da Szymborska dagli anni Sessata in poi, e mette in evidenza la sua figura anfibia e il rapporto con poesia e grafica. Il peluche riprende l’estetica ironica delle ottanta cartoline presenti, che estendono la pratica di Szymborska oltre la scrittura e allo stesso tempo ne fanno emergere una forte dimensione privata. Il “mondo-collage” è elaborato come mezzo di comunicazione tra la poetessa e i suoi amici intimi, a cui spediva tali piccole opere. Esse assumono un doppio significato: da una parte sono un modo per aggirare il severo controllo della censura (che operava anche sulla corrispondenza privata, nella Polonia totalitaria); dall’altra diventano un modo per parlar d’altro, per elaborare una «nuova edizione, riveduta» delle cose. I Wyklenjanki (i ritaglini), come venivano chiamati dalla poetessa, hanno quasi sempre un destinatario, inviati a colleghi e amici come pratica dialogica di costruzione del rapporto di amicizia, cara a Szymborska: nella poesia “Domande a me stessa”, infatti, ella si chiede (e chiede implicitamente al mondo) “Sai che l’amicizia va concreata come l’amore?”.


Pur facendo parte della dimensione sociale della vita della poetessa, i colleges venivano realizzati con una ritualità privata e solitaria. Nel libro “Nulla di Ordinario” (Adelphi, 2019), l’autore e segretario storico di Szymborska, Michał Rusinek (attualmente presidente della Fondazione Szymborska) racconta così i momenti di produzione dei collages: «Verso la fine dell’anno, per lo più in novembre Wisława Szymborska mi chiedeva di non andare da lei per alcuni giorni e di non fissarle appuntamenti, perché in questo tempo avrebbe “fatto l’artista”. Era il tempo in cui componeva i collages. Non era permesso andare da lei non tanto per via della concentrazione necessaria all’artista, quanto per via della tecnica che utilizzava. Tutto il pavimento dell’appartamento era ingombro di ritagli di giornali e vecchi cataloghi. La Szymborska ci passava sopra come una cicogna, li accoppiava, scoppiava a ridere e li incollava sui cartoncini».


L’avvicinamento alla pratica grafica era cominciato nel 1946, quando Ichna, così chiamata da parenti e amici, illustra un manuale di inglese, “A New English Manual” di Jan Stanisławski. Il volume è presentato in mostra accanto alla macchina da scrivere dell’autrice, in un allestimento giocoso, tra grandi lettere in stampatello e immagini: si dispiega così un grande abbecedario per i più piccoli e allo stesso tempo un’impalcatura visuale che ricorda agli adulti di percepirsi, ogni tanto, ancora bambini. Il manuale costituisce la prima traccia grafica della poetessa, a un anno dal suo debutto letterario (avvenuto nel 1945 sul quotidiano “Dziennick Polski”): ottanta disegni prendono vita tra le pagine del manuale, che venne però scoperto solo dopo la sua morte in quanto le illustrazioni non portavano la sua firma, ma solo le sue iniziali.
Nel 1948 illustra poi un libro per ragazzi del primo marito Adam Włodek, “Il micio con gli stivali”, per poi interrompere il lavoro grafico fino agli anni Sessanta, quando elabora i primi collages, non trovando cartoline di suo gusto nell’estetica del vecchio realsocialismo. Attraverso questa pratica, la poetessa mescola e monta parole e immagini, comprendendo nei suoi collages divertimenti letterari da lei ideati insieme ai limericks, brevi componimenti dalle ferree regole strutturali di contenuto umoristico e nonsense. Così dalla celebre gonna di Marilyn Monroe, sollevata dall’aria, l’immagine non prosegue come dall’originale, ma fuoriescono due nerborute gambe michelangiolesche, incollate da Szymborska, che demitizzano lo scatto passato alla storia. La Torre di Pisa si appoggia, quasi stanca, su un ombrello chiuso. Il David di Michelangelo esclama inaspettatamente: “Ho rinunciato a venire a Poznań”. La chiave ironica della lettura del mondo fatta per immagini, nei colleges acquista un forte potere dissacrante, nei confronti della serietà e della realtà. “Nulla è sacro per quelli che pensano” scriveva in “Un parere in merito alla pornografia”; infatti tutto è mutabile, smontabile e riconfigurabile nei collages.

La mostra, visitabile fino al 20 dicembre, racconta per immagini il mondo mentale della poetessa polacca e invita a non prendersi sempre sul serio, a vedere il divertimento come arma di discernimento del reale.
Szymborska e il mondo-collage
a cura di Luigi Marinelli e Ania Jagiełło
con la collaborazione scientifica e organizzativa di Gaia Fiorentino
fino al 20 dicembre 2023
MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea – Città Universitaria, Sapienza Università di Roma, Palazzo del Rettorato, Piazzale Aldo Moro 5, Roma
info: www.museolaboratorioartecontemporanea.it