In vendita la proprietà di Manzù ad Aprilia. Come salvare dal mercato immobiliare un bene storico-artistico?

La villa dell'artista è in vendita sul sito di Christie's dedicato ai beni di lusso quando dovrebbe essere soggetta a un intervento di tutela

Con grande amarezza si legge in questi giorni la notizia della vendita di quello che un tempo era l’atelier-studio di Giacomo Manzù ad Aprilia. Grande scultore e pittore italiano, Giacomo Manzù ha avuto una rilevanza e un peso non solo nel nostro Paese ma anche a livello internazionale e pare impossibile che il suo luogo privilegiato di studio e ricerca possa essere completamente trasformato e annullato dalla vendita di questo bene immobiliare.

Viene da domandarsi: davvero non si può fare nulla per evitare che questo raro e prestigioso bene immobiliare venga venduto al miglior offerente? E ancora non ci sono decisioni in materia di tutela che possano favorire l’acquisizione del terreno da parte delle istituzioni?

Ripercorriamo quanto successo

Sul sito di Christie’s International Real Estate Rome Exclusive da qualche giorno si può leggere:  “è in vendita un esclusivo compendio immobiliare di 20 ettari disposto su di un colle naturale che fu dimora e atelier-studio del celebre scultore e pittore Giacomo Manzù di circa 1300Mq”.
Il terreno stimato 4,5 milioni di euro sorge su un colle che in passato ospitava il luogo di studio e di ricerca di Manzù in una superficie totale di circa 1300 mq.

La dimora principale, con i suoi 16 vani, fu progettata e realizzata dal Maestro negli anni ’60, presentando una forma rettangolare e sviluppandosi su un unico livello, occupando una superficie totale di 674 mq. All’interno, la villa è attraversata da un corridoio centrale nel suo lato più esteso, collegando l’ampia sala di rappresentanza alle quattro camere da letto con relativi servizi e cucina. La proprietà è dotata di ampi portici che consentono di ammirare la vista panoramica sul mare e sulla tenuta circostante. Gli studi artistici, estesi per 1200 mq, vantano soffitti alti, pareti bianche, pavimenti in cemento e ampie luci a shed che assicurano la giusta luminosità per esaltare ogni dettaglio. Ancora oggi, all’interno è possibile ammirare gessi, utensili di lavoro, strumenti musicali, tutù indossati dalla musa Inge, forcine, nastri e legno di ebano proveniente dal Gabon.

Non solo una proprietà immobiliare

Oltre alla residenza principale e agli studi artistici, che fungono da rifugio e specchio per l’instancabile lavoro di Giacomo Manzù, il parco vanta una varietà di elementi, tra cui piante tropicali, alberi tipici della macchia mediterranea, un vigneto di 3 ettari, 700 ulivi, una piscina con spogliatoio e servizi, una dependance, una residenza per la sorveglianza, un’ex fonderia artistica e un pozzo.

Manzù nel 1964 decise di trasferirsi a Campo del Fico dove morì nel 1991 e nella villa sono conservate le ceneri dello scultore e di sua moglie Inge, scomparsa nel 2018. Inizialmente custodite nel giardino del museo sulla Laurentina, nel 2020 le spoglie dell’artista furono trasferite per volontà dei figli e dell’artista stesso (come da testamento) nella casa di Colle Manzù, ad Aprilia. A poca distanza della villa in vendita, ma nel territorio di Ardea in via Laurentina, si trova invece il museo Giacomo Manzù dove si possono ammirare le opere che l’artista ha donato allo Stato Italiano nel 1979.

Giacomo Manzù

L’importanza di Manzù

La grande rilevanza dell’artista è riconosciuta nel nostro Paese ma anche a livello internazionale. in particolare dopo il 1934, Manzù si orientò verso soggetti intimisti che, pur ricollegandosi all’impressionismo plastico di Medardo Rosso, testimoniano anche l’attenta meditazione sui valori della scultura antica. Nacquero così, a testimonianza di un’alta ispirazione religiosa e insieme del suo profondo impegno politico antifascista, le serie delle Deposizioni e delle Crocifissioni (1940-43), cui fecero seguito le serie dei Cardinali e dei Vescovi e i numerosi ritratti, pieni di toccante umanità. Nella sua espressione visiva, Manzù si è sempre misurato infatti, attraverso un linguaggio contemporaneo per il suo tempo, con la scultura antica, sia di tipo religioso che laico.Ampiamente riconosciuto in ambito internazionale, negli anni Cinquanta Manzù ottenne prestigiose commissioni pubbliche ed eseguì la porta del duomo di Salisburgo.

L’appello

Ciò detto, ci auguriamo che si possa al più presto favorire un intervento per un’acquisizione ragionata e votata a mettere sotto vincolo la proprietà di Manzù, magari grazie al sostegno dell’Associazione Dimore Storiche Italiane (ADSI), realtà costantemente impegnata, insieme all’European Historic Houses Association (EHH), nel promuovere la tutela e la valorizzazione delle dimore storiche. In primis dovrebbero essere gli eredi a valutare una strada alternativa per permettere che un ente pubblico o privato possa riscattare la villa e garantire la sopravvivenza di un luogo che non dovrebbe essere sul mercato immobiliare ma che dovrebbe essere patrimonio dell’umanità.