Neutralizzare il conflitto, recuperare la memoria. Da qualche parte nel teatro di guerra mediterraneo

Nella Cappella di San Ludovico, a Salerno, tre progetti fotografici ri-attraversano alcuni luoghi dello sbarco, ottant'anni dopo

Nella duecentesca Cappella di San Ludovico, a Salerno, tre progetti fotografici trovano una comunione d’intenti nel programma di ri-attraversamento di alcuni dei luoghi dello sbarco, proponendo tre personali rielaborazioni in una forma alternativa di reportage. Con il titolo Da qualche parte nel teatro di guerra mediterraneo l’esposizione documentaria presenta le fotografie di Francesco Carbone, Guido D’Apuzzo ed Elio Di Pace. Organizzata presso l’Archivio di Stato di Salerno la mostra è, infatti, dedicata all’ottantesimo anniversario di Operazione Avalanche. «Con l’espressione “da qualche parte nel teatro di guerra mediterraneo” John Steinbeck esordiva nei suoi dispacci per il New York Herald Tribune dal Sud Italia. La sua partecipazione allo sbarco alleato e alla risalita della penisola prese avvio dalle coste salernitane», spiega il curatore Gianpaolo Cacciottolo. «Naturalmente non si tratta di un reportage di guerra in senso tradizionale, ma di un ri-attraversamento di alcuni dei luoghi di quella storia, dove lo shock del conflitto e di un suo conseguente repertorio iconografico è stato neutralizzato; un lavoro di individuazione di quel sistema radiale di associazioni che agisce sulla e per mezzo della memoria, tra tempo storico e tempo costruito, abdicando al dovere della documentazione sistematica e aderendo al programma della libera narrazione per immagini che intreccia il personale al circostanziale». 

 Il progetto di Francesco CarboneL16 Il tempo dello sbarco – propone la sovrapposizione, ottenuta digitalmente, del mare e di una delle spiagge dello sbarco alleato, quella che John Steinbeck annota come Red Beach 2 nei suoi dispacci per il New York Herald Tribune. Un’operazione artificiale che annulla le distanze e favorisce l’incontro di due scenari come di due tempi, il passato e il presente. 

Tracce di Guido D’Apuzzo è, invece, un racconto per immagini e parole di una storia interrotta che trova conforto nel rifugio di una memoria che si riattiva nelle orme e nelle tracce fotografate su una delle spiagge dello sbarco. Mentre Elio Di Pace opta per una soluzione fotografico-installativa per il suo Terra, il modellino di un cimitero di guerra dove il freddo ripetuto delle lapidi è traccia fotografica concreta di una memoria che si allaccia a un flusso di ricordi personali che punteggiano la percezione del luogo.

Sempre Cacciottolo: «Il destino dei fotoreportage di guerra è rimasto nel tempo legato a quella che Susan Sontag ha definito “tele-intimità con la morte e la distruzione”, in particolare dopo il Vietnam, quando alla fotografia si è aggiunta l’immagine registrata da una telecamera e la possibilità di seguire le vicende belliche con una certa continuità. Ma l’immagine fotografica rimane, dice Sontag, la più affidabile: “[…]quando si tratta di ricordare, la fotografia è più incisiva. La memoria ricorre al fermo immagine; la sua unità di base è l’immagine singola”».

La tensione tra ricordo e oblio nutre la mostra agendo su alcuni dei luoghi dello sbarco, sabotandone la percezione consolidata, smuovendo le coscienze e contrastando il rischio della dimenticanza.

*la mostra rientra nel programma espositivo di Wargames. Strano gioco…l’unica mossa vincente è non giocare, iniziativa organizzata dall’Archivio di Stato di Salerno e dalla Società Salernitana di Storia Patria in collaborazione con l’Archivio Storico del Comune di Salerno, in occasione dell’ottantesimo anniversario dello Sbarco di Salerno.

Da qualche parte nel teatro di guerra mediterraneo
Francesco Carbone, Guido D’Apuzzo, Elio Di Pace
a cura di Gianpaolo Cacciottolo
15 settembre – 15 ottobre 2023
Cappella di San Ludovico, Archivio di Stato
Largo Abate Conforti 7, Salerno