Arte&Sostenibilità ambientale: «Bisogna incentivare le azioni dei governi», la parola a Silvia Stabile

Intervista con l'avvocato di diritto dell'arte che ci ha illustrato il quadro normativo e gli obiettivi sul tema nel settore cultura

Che il mondo dell’arte inquini non meno degli altri settori è ormai cosa risaputa. Una narrazione a volte troppo buonista avvolge il mondo della cultura, un racconto parziale che mette più in risalto le vessazioni del settore e le sue azioni in difesa dell’ambiente piuttosto che le sue responsabilità come industria culturale. I tempi sono maturi per prendere in considerazione nuovi interventi normativi per arginare sprechi e “bad practice” nel mondo dell’arte. «La sfida – afferma Silvia Stabile, of counsel e membro del Focus Team arte e beni culturali di BonelliErede – è comune a diverse organizzazioni internazionali, prima tra tutte UNESCO, e agli stati aderenti alle Nazioni Unite, attraverso due principali strumenti: la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e l’accordo di Parigi. In Europa, il Green Deal europeo si propone proprio di trasformare l’Unione europea in un’economia moderna, efficiente, sotto il profilo delle risorse, e competitiva. L’obiettivo è garantire che nel 2050 non siano più generate emissioni nette di gas a effetto serra (riducendo le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990), che la crescita economica sia dissociata dall’uso delle risorse e che nessuna persona e nessun luogo siano trascurati. La problematica ambientale – commenta – investe tutti i settori, nessuno escluso, compreso il settore dell’arte (dalla logistica ai trasporti, dalle fiere alle gallerie, dai musei ai luoghi di cultura in genere)».

Attualmente quali provvedimenti sono stati presi dal nostro paese?
«L’Italia aderisce a queste iniziative e obiettivi prioritari: il MASE – Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, nel 2022, ha adottato il Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici delineando un chiaro quadro normativo di riferimento che in principio vede l’applicazione, alla tematica dei cambiamenti climatici, delle norme e dei principi formatisi in materia ambientale e per fini di salvaguardia dei diritti umani. Un percorso ambizioso, ma un impegno doveroso per le attuali e future generazioni del pianeta Terra: il cambiamento climatico, con il suo drastico impatto sull’ambiente, è una delle maggiori minacce del nostro tempo a livello planetario».

Il suo nome figura tra i membri della Gallery Climate Coalition. Cosa l’ha spinta ad aderire al progetto?
«L’iniziativa GCC, charity di diritto inglese con sede a Londra, nasce da una iniziativa responsabile del mondo dell’arte, volta ad affermare la sostenibilità del settore e a raggiungere l’obiettivo comune della riduzione del consumo di CO2 (minimo 50% entro il 2030), eliminando gli sprechi, coinvolgendo gallerie, musei e fondazioni, artisti, imprese e individui di tutto il mondo, con gruppi di lavoro attivi, oltre a Londra, negli Stati Uniti (New York e Los Angeles), Berlino, Spagna, Italia, Taiwan. GCC ha messo a punto best practice e linee guida per guidare tale transizione, costruendo un network di competenze e di collaborazioni fattive, promuovendo la cultura e i principi fondanti di questa comunità internazionale di operatori del sistema dell’arte, illuminati e concreti. Ciò che mi ha spinto, oltre a tutto ciò, è anche il desiderio di mettere a fattore comune le nostre competenze per creare tutti insieme un mondo dell’arte sostenibile e responsabile verso l’ambiente e la collettività nel suo complesso considerata».  

Gruppi di attivisti negli ultimi anni si sono mobilitati in difesa dell’ambiente colpendo i beni storico-artistici con gesti che hanno fatto discutere l’opinione pubblica. Al di là dell’illegalità della loro natura, emerge in modo sempre più evidente la necessità di dare uno scossone anche al mondo dell’arte.
«Al di là delle questioni di merito e della bontà delle intenzioni, le azioni poste in essere dagli attivisti contro il patrimonio culturale mondiale potrebbero apparire soluzioni non adeguate a risolvere le problematiche ambientali che coinvolgono anche il mondo dell’arte e della cultura. I musei si sono mossi in prima linea a livello internazionale, europeo e nazionale per dare una risposta immediata, con iniziative coerenti con la social responsibility e i fattori ESG: coinvolgimento delle comunità del territorio a favore della sostenibilità ambientale e culturale, azioni che comprendono i temi della inclusione, della diversità, della comunità LGBTQ+, promozione di convegni, seminari e incontri di approfondimento per considerare gli impatti sociali del cambiamento climatico. Come messo in evidenza da un recente rapporto di NEMO – Network of European Museum Organisation, “Museums in the climate crisis”, i musei possono certamente contribuire all’educazione del pubblico e alla consapevolezza del cambiamento climatico e alcuni già lo fanno; è dunque di fondamentale importanza creare alleanze tra i musei, aprirsi alle comunità locali e a tutti i portatori di interessi, per assicurare che sia costituito un network reale ed efficiente per sostenere la transizione “Net Zero” in Europa così come nel resto del mondo».

Il progresso cresce e con esso le problematiche legate all’impatto dei suoi mezzi e delle sue infrastrutture. Dalle abitudini errate del singolo artista agli sprechi delle fiere, quali sanzioni andrebbero introdotte con urgenza per favorire nuove pratiche comportamentali?
«Più che sanzioni occorrerebbe incoraggiare le azioni dei governi e il dialogo tra le istituzioni e gli attori del mercato (stakeholder), per avviare la cooperazione e lo sviluppo di un quadro normativo di riferimento specifico per il settore che tenga conto delle sue esigenze primarie e degli sforzi intrapresi nell’ambito delle iniziative di corporate social responsibility da parte dei singoli attori e delle loro associazioni di riferimento. Inoltre, come detto, le linee guida, le best practice e le policy, adottate a livello spontaneo dalla comunità degli operatori del sistema dell’arte, non possono che favorire modelli comportamentali adeguati alle esigenze di una transizione per far fronte agli inevitabili impatti del cambiamento climatico e per raggiungere risultati comuni nel breve-medio termine».

Per sostenibilità non ci si riferisce soltanto all’impatto ambientale ma anche a un equo sviluppo sociale ed economico. A che punto siamo sotto questo aspetto?
«Lo sviluppo sostenibile è un complesso processo di cambiamento che tende al benessere economico, sociale e ambientale mondiale. Per questo, oltre alla sostenibilità ambientale, la sostenibilità economica (capacità di generare profitto, benessere e ricchezza nel rispetto dell’ambiente) e la sostenibilità sociale (capacità di garantire benessere sociale a ogni individuo in modo equo), costituiscono obiettivi primari dello sviluppo sostenibile. Tali obiettivi sono espressi nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, sottoscritta nel 2015 da 193 paesi membri dell’ONU, e approvata dalla sua Assemblea Generale. Tra questi, ne ricordiamo alcuni come il porre fine a ogni forma di povertà nel mondo, la riduzione delle disuguaglianze a livello economico e sociale tra i paesi che lo compongono, l’adozione di modelli di produzione e di consumo sostenibili basati sulla capacità di non sprecare le risorse e di riciclarle nel miglior modo possibile e, non da ultimo, la promozione di azioni volte a combattere i cambiamenti climatici. In Italia, è stata istituita la Cabina di regia “Benessere Italia”, l’organo della Presidenza del Consiglio cui spetta il compito di coordinare, monitorare, misurare e migliorare le politiche di tutti i Ministeri nel segno del benessere dei cittadini. Lo strumento di coordinamento dell’attuazione dell’Agenda 2030 è rappresentato dalla Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile (approvata dal CIPE con Delibera n. 108/2017) che definisce il quadro di riferimento nazionale per i processi di pianificazione, programmazione e valutazione di tipo ambientale e territoriale. Dal punto di vista della partecipazione della società civile e della diffusione degli obiettivi di sviluppo sostenibile, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, creata su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata”, ha proprio lo scopo di diffondere, a livello sociale ed istituzionale, la conoscenza e la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030. Tra gli aderenti figurano anche importanti istituzioni culturali italiane, pubbliche e private, e fondazioni, come Fondazione MAXXI, Fondazione Giovanni Agnelli, Fondazione Fitzcarraldo, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, FAI, Fondazione Pistoletto Città dell’Arte, Fondazione Compagnia di San Paolo, Peggy Guggenheim Foundation, per citarne alcune».

Silvia Stabile è un avvocato specialista in diritto dell’arte e dei beni culturali con esperienza consolidata e ventennale nel settore della creatività in tutte le sue espressioni. Of counsel di BonelliErede, è membro dei Focus team arte e beni culturali, alta gamma, private clients. Collabora con private bank e family office, hnwi e hnwf per la gestione di importanti collezioni. Assiste musei pubblici e privati, fondazioni e archivi d’artista, gallerie, editori, designer, architetti, fotografi, artisti, esperti, art advisor, nell’ambito della circolazione internazionale, protezione e valorizzazione di opere d’arte e collezioni. Come esperta di diritto dell’arte e dei beni culturali, partecipa a diversi master e corsi post-laurea.

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