Lascia stare i sogni. Il PAC dedica una monografica a Yuri Ancarani

Tra cinema documentario e videoarte, il lavoro di Ancarani offre uno sguardo lucido e imparziale sulla realtà, svelando mondi sommersi

PAC – Padiglione Arte Contemporanea

Milano

Al PAC di Milano ha inaugurato la prima monografica italiana dedicata al videoartista Yuri Ancarani. Curata da Diego Sileo e Iolanda Ratti, la mostra presenta per la prima volta i film di Ancarani presentati nei maggiori festival e musei del mondo, con una selezione di pellicole che ricostruiscono la carriera dell’artista in tutte le sue evoluzioni e sfaccettature, tra cinema documentario e videoarte. Lascia stare i sogni, questo il titolo, è una frase tratta da Atlantide – ultimo film dell’artista e titolo della mostra attiva al MAMbo fino al 7 maggio 2023 – che il protagonista dedica alla sua amata. Un invito a vivere la realtà senza riferirci a sogni e immagini precostituite e spesso imposte dalla cultura visuale e cinematografica. Attraverso un’arte cruda e reale, Ancarani coglie la realtà nelle sue più profonde sfumature per liberarci da pregiudizi e vie di fuga. Le inquadrature, il montaggio, la fotografia, l’accurato uso del suono sono tutti elementi calibrati ai fini di una narrazione in cui la realtà si mescola perfettamente alla finzione senza mai mistificarla. «Nessuno crede più alle storie fantastiche – commenta l’artista – ora si ride quando si guarda un film horror. Ciò che fa paura invece è proprio la realtà. Il mio cocktail è bellezza e realtà, e piace alle persone: crea scompiglio ed emozione dentro di loro».

Promossa dal Comune di Milano – Cultura, prodotta dal PAC con Silvana Editoriale e realizzata in partnership con il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, l’esposizione è tra gli eventi di punta della Milano Art Week in arrivo (11 – 16 aprile). Tra le opere esposte, i primissimi lavori, degli anni Duemila riuniti in un’unica installazione (nominiamo la serie Ricordi per moderni, girati tra il 2000 e il 2009), fino ai lavori più noti come le trilogie de La malattia del ferro, realizzata tra il 2010-2012, e Le radici della violenza (2014 – in corso).

Il percorso di mostra si arricchisce anche con Da Vinci, 2012, film presentato anche alla 55° Biennale di Venezia, che prende avvio dall’immagine di un organismo che pulsa, irradiato da capillari all’interno di membrane che vengono penetrate da pinze e beccucci metallici. Non è chiaro se si tratti di un film science-fiction o di un’esperienza iperreale, ma la tecnologia microinvasiva – da Vinci Si – offre una visione ingrandita dell’area operata, dove il chirurgo manipola gli strumenti da una console esterna annullando qualsiasi contatto diretto con il corpo del paziente.

Piattaforma Luna, del 2011, è girato all’interno di una camera iperbarica dove un gruppo di sei sommozzatori subacquei specializzati in lavorazioni a grande profondità svolge un’operazione off-shore condotta sulla piattaforma Luna: per settimane la loro vita si svolge tra questo spazio e il fondo del mare, abitando un luogo del tutto innaturale caratterizzato da una serie di condotti valicabili e varchi a tenuta stagna dal sapore fantascientifico.

San Siro, del 2014, racconta invece i momenti che precedono l’inizio di una partita nell’omonimo stadio milanese: tombini, cavi elettrici, serrature e gradinate sono lo scheletro della struttura calcistica, il cui “stomaco” è disseminato da griglie di pannelli luminosi che favoriscono la manutenzione dell’erba. Se nelle riprese Ancarani descrive operazioni di routine di controllo e preparazione del campo, cadenzando la scena con il suono dei petardi usati per allontanare i piccioni dal prato, al tempo stesso imprime l’eco del vuoto che – a inizio partita – sarà riempito dall’energia dei giocatori e della tifoseria.

In Whipping Zombie (2017) i limiti tra cinema etnologico e documentativo sembrano annullarsi in una silenziosa coesistenza tra artificio e memoria. Il video è incentrato sul cosiddetto “Kale Zonbi”, o l’omonima danza tradizionale “Whipping Zombie”, in cui gli abitanti di un villaggio di Haiti compiono gesti che rievocano dinamiche di violenza coloniale, fino ad arrivare a stati di trance. Il rituale, basato sulla reiterazione di percussioni e flagellazioni, una forma di esorcizzazione di un passato non troppo lontano.

Lo sguardo lucido e imparziale di Ancarani si fa strada anche nella cava di marmo delle Alpi Apuane all’interno della quale gira Il Capo, nel 2010, un video che indaga il rapporto tra uomo e macchina nel paesaggio. Il capo-cava è descritto mentre dirige le operazioni di taglio, sollevamento e spostamento dei materiali rocciosi, in un tacito monologo che si esprime unicamente attraverso gesti codificati. La voce umana è sostituita da quella dei macchinari in movimento in un logorio meccanico che restituisce la brutalità della situazione descritta.

Completa la mostra il video del 2016 The Challenge, che ci porta nel deserto del Qatar durante i preparativi di una competizione di falconeria che racconta gli eccessi della società qatarina. Il culto della motocicletta, le corse in auto, le gare di falconeria, fino all’immagine surreale di un uomo con un ghepardo al guinzaglio su una Lamborghini che sfreccia nel deserto. Il film scorre alternando sequenze rigorose, realizzate con l’uso frequente di fotogrammi ipersimmetrici, a momenti in cui la visione diventa frammentata e la camera, posta sulla testa del falco, restituisce prospettive taglienti e ansiose.

In occasione della mostra sarà pubblicata da Silvana Editoriale la prima monografia dedicata a Yuri Ancarani – in italiano e in inglese – con testi dei due curatori e di Lorenzo Balbi, Lucia Aspesi, Silvia Bignami, Sophie Cavoulacos ed Eva Sangiorgi.

Yuri Ancarani, Lascia stare i sogni
a cura di Diego Sileo e Iolanda Ratti
fino all’11 giugno 2023
PAC – Via Palestro, 14, Milano