La Galleria Vik di Milano ospita fino al 2 aprile Moodboard, la mostra di Elena Ovecina e Sara Lorusso a cura di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, in collaborazione con la Galleria Giampaolo Abbondio. Si tratta di un’esposizione che unisce i lavori delle giovani fotografe che incentrano la loro ricerca sui temi del corpo, della femminilità, della sessualità e della fluidità di genere, con incursioni nei territori dell’abito come identità e travestimento, oltre che nella moda e nel costume. «Il moodboard – ha affermato la curatrice – è una rappresentazione visiva che consiste in un insieme di immagini, parole e materiali che ha lo scopo di tracciare una mappa d’ispirazione per chiarire i punti da seguire e rispettare gli obiettivi di lavoro. Rappresenta inoltre il punto di partenza per progettare una collezione di moda».
Elena Ovecina, classe ’86, è nata in Russia e vive a Milano, dove lavora come fotografa, spaziando dalla moda all’arte contemporanea. Il suo portfolio è presente sulla piattaforma Photovogue ospitata dal sito Vogue.com, caratterizzato da un’indagine che si concentra sul ritratto e le immagini che restituisce sono caratterizzate da un’atmosfera malinconica, sorprese in momenti di intimità e di solitudine. «Avevo sette anni quando ho ricevuto in regalo una Polaroid – racconta l’artista – Da grande ho continuato a fotografare le persone… I miei personaggi principali sono creature mute nostalgiche e strane che possono mimare i loro pensieri. Sono persi nei loro ricordi».
Sara Lorusso, nata a Bologna nel ’95, crea invece nei suoi lavori una sorta di mappa documentaristico-relazionale, che mette in scena ragazze e donne di oggi, in un’atmosfera glamour ma non priva di inquietudini, incertezze, malinconie, che vengono alla luce attraverso il corpo, i gesti, momenti di solitudine o di intimità ripresi dallo sguardo della camera. Centrale nella sua ricerca risulta essere il racconto, che si esplica mediante la fotografia analogica, di un dialogo intimo di corpi, di storie, di persone a lei vicine così come sconosciute, che vivono una relazione omosessuale, eterosessuale o ibrida, incerta. «Mi è sempre piaciuto fotografarmi – dice l’artista – Amo molto il mio corpo e quello degli altri. Penso sia un soggetto che abbia bisogno di essere raccontato. Ognuno è diverso e ognuno ha il proprio corpo».





