La Norvegia raccontata dalla fotografa italiana Valentina Tamborra nel progetto “Artic Tales”

Al Museo di Roma in Trastevere, gli scatti della fotografa milanese che raccontano la cultura culinaria e le usanze del popolo Sami

Come può il cibo cucire una tradizione talmente forte da abbattere distanze e frontiere, culture in apparenza inconciliabili? Sul filo dello stoccafisso e di una storia che comincia 600 anni fa è iniziata l’amicizia e i rapporti diplomatici tra Italia e Norvegia.

Pietro Querini, veneziano, nobile di lignaggio e commerciante, nell’anno solare 1432, parte alla volta delle Fiandre. Dei sessanta uomini dell’equipaggio della caracca Gemma Querina ne sopravvivono solo undici. Chi li trasse in salvo? Naufragato sulle Lofoten, allora sconosciute, ricevette il soccorso degli isolani, pescatori di merluzzo. Può sembrare assurdo ma fu da quest’incontro fortuito che nacque il legame diplomatico tra Venezia e la Norvegia, in questo momento il segreto della celebre ricetta del baccalà mantecato, uno dei piatti di punta della cucina veneziana. Di questo parla Skrei. Il viaggio, la prima parte del progetto Artic Tales della fotografa milanese Valentina Tamborra (1983), che comprende anche Mi Tular. Io sono il confine – entrambe le serie fotografiche sono in esposizione fino al 4 settembre al Museo di Roma in Trastevere – e Áhkát. TerraMadre un video che segue in un’intima prossimità le usanze e i costumi del popolo Sami. 

Non è un caso se l’ambasciatore norvegese in Italia, insieme al Norwegian Seafood Council, ha organizzato il cooking show A Taste of Norway nella sua residenza romana per celebrare lo stoccafisso e il bagaglio di tradizioni sociali e culinarie che porta con sé.

Mi Tular, a cura di Giuseppe Creti, si sposta nelle estreme Isole Svalbard, la landa di terra, aspra e indomabile, più settentrionale ad essere abitata del Pianeta. Sorge tra le lastre di acqua marmorea del Mar Glaciale Artico. La parola stessa “Tular” in antico etrusco significava “Io sono il confine” e si ricollega al mito dell’Ultima Thule, l’ultima isola al di là del mondo conosciuto. In questi luoghi, la temperatura raggiunge anche i -30° nella stagione invernale e il sole nutre con i suoi raggi la terra per poche ore al giorno. La popolazione è molto rada e condivide il territorio con gli orsi polari: 3000 anime, di 40 diverse nazionalità e 3000 orsi polari. 

Valentina Tamborra, Mi Tular, Le montagne. I cani. Gli esseri umani. L’Artico è racchiuso qui.
Photo Valentina Tamborra / Parallelozero

IL POPOLO SAMI E SKREI IL VIAGGIO NEL CUORE DELLE LOFOTEN

Il video Áhkát. TerraMadre è stato presentato al Museo di Roma in Trastevere il 22 giugno nell’ambito di una conferenza di approfondimento sul popolo Sami. A questo riguardo si segnala ÁRRAN 360°, dal 26 agosto al 10 settembre 2022, un evento correlato al Padiglione Sami della Biennale di Venezia durante il quale verranno mostrati alcuni corti. La parola “Arran” descrive il cuore della lávvu – tenda tradizionale Sàmi – ove ci si raduna per raccontare storie folkloristiche locali. I membri di questa grande comunità di ceppo ugro-finnico sono conosciuti anche come lapponi, ma il significato di questa parola (Lappones, dallo svedese Lapp) era in origine dispregiativo.

La prima parte del progetto dedicato alla Norvegia, Skrei. Il viaggio, prende invece il nome dall’antica espressione vichinga “å skrida”. Significa “viaggiare, migrare, muoversi in avanti”, inoltre è anche il nome di un particolare tipo di merluzzo. Nelle foto colpiscono i silenzi, la striscia smeraldo dell’aurora boreale che si dipana alle spalle dei merluzzi posti sui tralicci a essiccare, il ghiaccio che si cosparge fitto fitto su ogni cosa, la zampa di un cane che si poggia sul braccio del padrone, il buio che circonda il peschereccio a notte fonda con la luce fioca della cabina del capitano.

Valentina Tamborra, Skrei.
Photo Valentina Tamborra

Le fotografie di Tamborra si espandono in orizzontale, enfatizzando un moto emotivo tenue ma struggente – ad ondate avvolgenti – dinanzi alla bellezza sublime dei territori incontaminati e alla sensibilità di una popolazione che riesce a sondarne la carica primigenia. Toccante il ritratto di Kåre Martin Jensen, ex marinaio di cui l’artista scrive “anche quando in terra ha gli occhi nel mare”, è morto pochi mesi dopo lo scatto. Anche Margrete e Olaf Johan Pedersen, marito e moglie dal 1967, sono ritratti in un momento di dolce intimità, sul divano mentre si guardano negli occhi e raccontano un momento della loro quotidianità: dopo cena preparano gli sperregarn, lembi di corda impiegati per le stocks, le rastrelliere in legno dove i merluzzi freschi, appesi per la coda, sono lasciati disidratare. Si incontrano poi personaggi curiosi come Kjell-Arne, unico medico sull’isola di Røst e Presidente del Comitato Dante Alighieri. Ciò che colpisce nelle immagini di Tamborra è il modo in cui l’artista riesce ad empatizzare con il soggetto che immortala, regalandoci dei momenti di profonda umanità attraverso la purezza del suo sguardo, discreto ma ravvicinato. Uno sguardo che è pronto a rallentare il battito ma anche ad accelerarlo per intercettare il ritmo di una natura di primo acchito avara e dal cuore gelido ma pronta a regalare prodigi e a scaldare come fiamma viva.

Valentina Tamborra, Skrei.
Photo Valentina Tamborra

Dal 27 maggio fino al 4 settembre 2022
Museo di Roma in Trastevere
Valentina Tamborra, Artic Tales

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