Dopo una salita di mezz’ora tra viuzze alberate, sole cocente e piogge improvvise (e inaspettate, è l’8 luglio) nell’isola di Capri, si arriva alla soglia di Villa Lysis. È un posto che strega subito per la sua posizione, per il verde che abbraccia l’architettura bianca, ma soprattutto per la storia che porta sulle spalle. La Villa fu fatta costruire nel 1904 dal Barone Jacques d’Adelswärd-Fersen. È dedicata alla jeunesse d’amour, come riportato da una targa sul retro dell’edificio, che si affaccia a strapiombo sul mare. Il nobile francese, discendente da parte di padre da Hans Axel von Fersen – conte svedese amante di Maria Antonietta -, vi giunse in fuga da Parigi. Era stato accusato di relazioni omosessuali con giovani ragazzi e di molteplici scandali. La villa venne costruita dall’architetto Édouard Chimot con un’impostazione neoclassica, tra colonne ioniche, inserti di mosaico dorato e decorazioni Liberty. Le sue stanze sono caratterizzate da forte luminosità e da maioliche lussureggianti, tra queste spicca il fumoir. La cosiddetta “Stanza dell’Oppio” fu teatro del tragico suicidio: il barone morì dopo aver mischiato 5 grammi di cocaina in una coppa di Champagne. Si racconta che il colpo letale fu inferto dal suo amato Nino Cesarini che gli porse il cocktail di alcol e droga. Fu un amore sofferto: Fersen si invaghì perdutamente del giovane romano, allora quindicenne, incontrandolo per le strade della Città Eterna. Lo definiva «più bello della luce di Roma». Il nido delle pene e delle delizie di Fersen passò in eredità a colui che aveva incarnato il motto “Amori et dolori sacrum”.
Denominato prima La Gloriette, questo luogo prese in seguito il nome di Villa Lysis, ispirandosi al dialogo platonico Liside, dedicato al tema dell’amicizia e, secondo i canoni contemporanei, all’omosessualità.
In questo particolare contesto, grazie al supporto della curatrice campana Maria Savarese, Monica Marioni, artista multidisciplinare nata a Conegliano Veneto nel 1972, ha deciso di portare una sezione del suo progetto autobiografico #lasciami andare. Si tratta di un percorso espresso in forma visiva, tramite fotografia, video e performance, che tocca una tematica delicata: la liberazione e l’affrancamento da una relazione tossica, con risultante riscatto della persona dal giogo e dalla prigionia. Questo tragitto, scandito in precise fasi psicologiche parte a ritroso, dalla fase della rinascita. La performance e gli scatti che la immortalano sono il risultato anche della percezione, da parte dell’artista, della storia e dell’atmosfera di Villa Lysis. L’ambientazione è ricca di fermenti, di angosce amorose ma allo stesso tempo di una bellezza paesaggistica che toglie il fiato. Non per nulla fu molto amata anche da Lucio Amelio, che avrebbe voluto trasformare questo luogo in centro per l’arte contemporanea, e da Luigi Ontani.
Le altre tappe del progetto saranno ospitate dal Bunker Caldogno in provincia di Vicenza, dal Complesso monumentale di San Domenico Maggiore di Napoli (oggi Museo Doma) e, in conclusione, dall’Archivio Storico Comunale di Palermo a novembre 2022.
Le fasi del distacco da una relazione tossica partono da momenti più bui che annebbiano la lucidità dell’individuo, sviliscono la sua volontà e capacità di auto-affermazione, immobilizzandolo in una tensione continua, nella paura pura di non essere all’altezza della vita, toccando corde profonde e difficili da sanare. Si inizia dalla prigionia: il predatore tiene sotto scacco la preda, esercitando controllo, manipolazione e Galighting, oggettivando la donna o l’uomo – vittime delle attenzioni nocive. Questo, finché non avviene uno scarto nell’interiorità della preda che, risvegliandosi dallo stato di torpore nel quale è caduta, esperisce una dissociazione dalla realtà. Si disprezza per la sua eccessiva fiducia e ingenuità, arriva persino a negare il passato non riconoscendosi in quell’essere fiaccato e indifeso. Ma l’acquisizione della consapevolezza è il primo passo verso quella che Marioni definisce “la lunga strada della rinascita”. È il momento dell’azione, del manifestarsi della forza: un fuoco avvampa la mente; si avverte magari un formicolio lungo tutto il corpo, un brivido fertile che concima, nutre, culla la creatura fino a svincolarla dalle corde che la tenevano stretta, soffocandola in una condizione di subalternità. Se Gilles Deleuze afferma “divenire sempre, non diventare mai”, durante questo percorso in salita, occorre sempre essere nella dinamica della trasformazione senza cristallizzarsi in una forma definita e definitiva. Si sfugge così, per quanto possibile, ai condizionamenti della società, difendendosi a colpi di scure dallo sguardo criticante (non critico) e dalla macchia del pregiudizio.
Nella performance svolta a Villa Lysis Monica Marioni indossa gli “alive creature dresses” dello stilista Liborio Capizzi. L’artista si muove come una scheggia impazzita, come un insetto alla ricerca della luce. Da bozzolo, prende lo slancio per librarsi in aria come una farfalla. Negli scatti esterni una veste bianca fascia la pelle in trasparenza, simbolo di purezza, mentre negli interni l’indumento che avvolge busto e gambe è rosso, alludendo alla passione. Percorrendo le scale della villa il corpo si muove sempre più velocemente, corre poi da una camera all’altra fino a simulare il volo. Il riscatto avviene sulla terrazza, dalla quale si può ammirare il blu intenso del mare, assaporare il fragore delle onde che si battono sulla scogliera profumata, origliare il vento e i suoi ululati indomiti. Monica Marioni salta, piroetta, danza al centro di questo spazio aperto. La veste e il corpo, nel movimento, lasciano una scia evanescente: la vittima è sparita, si evince solo un nuovo sodalizio tra il sé e la natura circostante, solo l’essenziale…il volersi bene.








Website: www.monicamarioni.com
Villa- Lysis – Capri
preview 1st show
9th – 28th July 2022
Bunker Caldogno (VI)
9th – 31 September 2022