Dai corredi funerari ai bottini di guerra, dalle corti di Nabucodonosor alle Wunderkammer del XVI secolo, da Petrarca a Di Caprio: quella del collezionare è un’attitudine che viene da lontano e arriva fino ai tempi più recenti. Attraversa i secoli solleticando l’interesse di sovrani illuminati desiderosi di fare mostra del loro raffinato gusto e di ricercatori bisognosi di soddisfare la loro sete di sapere. Il collezionismo d’arte non è solo estetica ma è conoscenza, non è ossessione ma storicizzazione. Il collezionista compie il gesto eroico di contribuire a preservare la memoria andando contro l’oblio del mondo.“Il collezionista – scriveva Walter Benjamin – si trasferisce idealmente, non solo in un mondo remoto nello spazio o nel tempo, ma anche in un mondo migliore”.
Federico e Giulia Bartolini, giovane coppia di collezionisti toscani, ci aprono le porte della loro casa raccontaci come hanno dato vita ad una collezione coerente e sofisticata, che spazia dalla pittura alla scultura sino ad opere fotografiche. E come le gallerie ricoprano un ruolo primario ed indispensabile nella ricerca di nuovi artisti.

Come è nata la passione per l’arte e che valori associate al vostro modo di collezionare?
F.B: «La nostra passione per l’arte contemporanea è nata in modo molto naturale. Prima che le nostre strade si incontrassero (2010) l’arte era già una componente presente nelle nostre vite anche se pur in modi diversi. Io sono sempre stato circondato in casa da opere e oggetti di arte antica, grande passione dei miei genitori e questo mi ha aiutato ad avere una certa apertura mentale e ad apprezzare questo mondo. Giulia ha avuto fin da piccola una particolare attitudine per il disegno e per l’arte che sicuramente ha ereditato del suo nonno materno, pittore di professione e dal quale, a volte, prendeva in prestito qualche libro della collana “I maestri del colore”. Quando ci siamo conosciuti, ogni mostra, soprattutto di arte moderna, era un pretesto per passare del tempo insieme e ricordiamo con grande affetto il nostro primo weekend ad Arona per vedere una mostra di Giorgio De Chirico. Negli anni, allenando l’occhio e approfondendo molto l’arte moderna, abbiamo iniziato gradualmente a entrare mondo del contemporaneo frequentando mostre, fiere e gallerie. Un valore molto importante che associamo al nostro modo di collezionare è la coerenza, non facendoci dettare dalle logiche di mercato, ma perseguendo la nostra linea di collezione. Aggiungiamo anche la curiosità che mettiamo in tutto ciò che facciamo».

Come è composta la vostra collezione e in che modo fate scouting di giovani artisti?
F.B. e G.B. «La collezione attualmente conta circa cinquanta opere distribuite tra pitture, sculture, fotografie e anche da un’opera audio. Non prediligiamo un media in particolare, l’acquisto non dipende esclusivamente dalla sua forma ma anche dal suo concetto e contenuto. Al momento le opere si trovano tutte in casa e a volte, quando necessario, cambiamo la loro posizione con l’arrivo di nuovi acquisti. Non abbiamo una regola precisa della ricerca di nuovi artisti, avviene tutto attraverso la frequentazione di mostre in galleria (se non dal vivo anche attraverso le presentazioni che ci vengono inviate via email) ,visite alle fiere e anche attraverso il confronto con altri collezionisti».

Citate spesso le gallerie per il ruolo fondamentale da trait d’union tra artista e collezionista. Raccontateci la vostra esperienza e quali sono i vostri riferimenti nel settore.
F.B. e G.B. «Per noi il ruolo della galleria è centrale e indispensabile. Da sempre abbiamo il piacere di visitare le mostre in galleria dove avviene il contatto fisico con l’opera e quello umano con il gallerista, nonché quello con i “colleghi” collezionisti. La galleria è un luogo di cultura, dove possono nascere, a noi è capitato, anche conoscenze e amicizie con persone che hanno la nostra stessa passione. Come gallerie di riferimento abbiamo quelle che hanno in prevalenza una programmazione minimale e concettuale che è il filone della nostra collezione. Per citarne alcune seguiamo la Galleria Zero… Galleria Franco Noero, Clima Gallery e nell’ultimo periodo abbiamo acquistato due opere, instaurando anche un bel dialogo, con la Galleria Federico Vavassori.
Da questa abbiamo preso una tela di Emil Michael Klein (artista che seguivamo da tempo) e un’opera di Daniele Milvio, artista che abbiamo conosciuto e di cui abbiamo approfondito il lavoro proprio grazie a Vavassori».

Avete delle opere commissionate specificatamente per la vostra collezione?
F.B. e G.B. «Di opere site specific o commissionate da noi per la nostra collezione attualmente sono tre: la prima risale al 2015, cercavamo un’opera con il neon e uno dei primi artisti a cui abbiamo pensato è stato Patrick Tuttofuoco. Ha realizzato per noi l’opera che ha il titolo “Heterochromic (Giulia and Federico)” l’opera rappresenta i nostri occhi che compongono un unico sguardo. Qui dentro ci siamo proprio noi. La seconda opera è dell’artista siciliano Gianluca Concialdi. Grazie alla Galleria Clima e all’artista siamo venuti a conoscenza di un suo ciclo di lavori in linea con il mostro gusto minimale. Non avendone più disponibili abbiamo deciso di farcene realizzare uno su commissione. L’opera consiste in un monocromo realizzato in paglia, colla vinilica e pigmento giallo (colore scelto da noi). La terza e ultima arrivata è un opera su tela dell’artista messicano Mario Garcìa Torres. Avevamo visto la sua prima mostra personale alla Galleria Franco Noero di Torino nel 2017 e due anni dopo una alla Strozzina di Firenze dove abbiamo avuto anche il piacere di conoscere l’artista. L’opera consiste in una tela bianca nella quale è stato fatto cadere il toner della stampate dall’alto dando vita a delle cascate di colore nero create dalla casualità».

Ci raccontate le vostre ultime acquisizioni?
F.B. e G.B. «Le ultime opere acquistate ma che ancora non hanno trovato collocazione nella nostra casa sono entrambe di artiste donna. Si tratta di un’opera fotografica dell’artista polacca Joanna Piotrowska e di una tempera a guazzo, pastello e matite colorate su cartoncino incollato su tavola di Chiara Enzo».

Come vedete crescere la vostra collezione nei prossimi anni?Pensate mai di aprire uno spazio dedicato alle vostre opere?
F.B. e G.B. «La nostra collezione la vediamo in crescita, al momento sta rispecchiando noi per quello che siamo adesso e per quello che abbiamo vissuto negli scorsi anni quindi in futuro seguirà i nostri cambiamenti e le nostre nuove esperienze e conoscenze. Se un giorno avremo più spazio a disposizione una nostra idea sarebbe quella di organizzare degli eventi e mostre così da poter fare usufruire le nostre opere anche ad un pubblico esterno. E’ bello che le opere non rimangano tra le 4 mura di casa ma che diventino un patrimonio che possa arricchire altri , questo è il lavoro che stanno facendo alcune grandi Fondazioni e noi nel nostro piccolo vorremo dare un contributo alla diffusione dell’arte contemporanea».

I vostri luoghi d’arte del cuore in Italia?
F.B. e G.B. «Sicuramente la città di Venezia, con la sua Biennale d’arte e con tutte le sue meraviglie. Gli Ex Seccatoi di tabacco a Città di Castello dove siamo stati più volte e dove molto presto torneremo, in quanto si respira il Burri più autentico».