Aloisia Leopardi, giovane e talentuosa curatrice e gallerista italiana che da diversi anni vive e lavora a Londra, ci porta in un viaggio alla scoperta del suo progetto di residenze d’artista in un territorio autentico e ricco di meraviglie come la Basilicata. Il Castello di San Basilio, che ospita l’importante collezione d’arte di famiglia, diventa così luogo in cui il dialogo tra moderno e contemporaneo rimane vivo.
Aloisia qual è stata la spinta a creare uno spazio di sperimentazione artistica in Basilicata?
«Ho cominciato la residenza e il programma di mostre al Castello di San Basilio nell’estate 2019. Al tempo lavoravo come Associate Director per la galleria di Londra Edel Assanti. Durante questo periodo ho visto i molti aspetti del mondo dell’arte. Soprattutto, viaggiando per fiere e andando a eventi, come inaugurazioni, mi sono resa conto di come l’arte non venga sempre apprezzata per la sua qualità artistica, ma come, negli anni sia diventata una “moda”, uno status e un oggetto commerciale. Per questo motivo ho sentito il bisogno di creare uno spazio lontano da queste distrazioni e superficialità. Un posto dedicato al supporto degli artisti; un luogo che stimoli il dialogo e la riflessione, dove l’arte è al centro della conversazione, libera dalla pressione delle tendenze del momento, gerarchie sociali e speculazioni. La Basilicata, inoltre, è una delle regioni più sconosciute d’Italia, dove l’arte contemporanea viene spesso trascurata. Infatti, facendo diverse ricerche sul territorio, mi sono accorta che non ci sono molte possibilità lavorative e accademiche in questo campo. Chi è interessato a sviluppare una carriera nel mondo dell’arte, sia come artista, che come curatore o gallerista, è costretto a trasferirsi in città più internazionali come Milano, o Londra. Per questo vorrei che San Basilio, un giorno, diventasse un luogo di incontro per i giovani artisti e appassionati d’arte della regione, e non. Un posto dove le persone possano avere un rapporto personale e diretto con le opere d’arte, con gli artisti e con i professionisti del settore».
Il Castello di San Basilio è un luogo pieno di storia, per te anche famigliare. Ci racconti che cosa rappresenta per te e come viene vissuto dagli artisti in residenza?
«Il Castello di San Basilio è per me un posto unico. È un luogo ricco di storia e di ricordi a me cari; un luogo dove ho imparato ad apprezzare e interagire con l’arte contemporanea grazie alla passione che i miei nonni e i miei genitori mi hanno trasmesso. Negli anni, la mia famiglia ha trasformato il Castello di San Basilio in uno spazio dedicato alle opere di artisti internazionali. Ho avuto, così, sin da piccola, la fortuna di crescere circondata da pittori e scultori, giocando in mezzo alle loro opere d’arte. Molti artisti sono venuti a trovarci a San Basilio, il primo fu Christo, invitato dai miei nonni nel 1969. Durante la sua permanenza, impacchettò un’antica carrozza di famiglia, la scultura è ora uno dei pezzi iconici della collezione. Sono felice di proseguire questa tradizione invitando artisti emergenti e delle nuove generazioni perché mi piace credere che questo luogo possa essere fonte di ispirazione per tante persone».
Come avviene la selezione di artisti in residenza? Esiste una giuria o scegli tu in persona gli artisti? Attraverso quali canali?
«Essendo un progetto ancora molto giovane e in via di sviluppo, invito dai due ai tre artisti all’anno. Una selezione ristretta mi permette di dedicarmi e dare la giusta attenzione a ogni singolo
partecipante. Scelgo gli artisti in base al mio gusto personale e quelli in cui vedo un futuro artistico interessante. Tendo sempre a seguirne la carriera per un paio d’anni prima di invitarli. In futuro
vorrei ampliare il programma, istituendo una open call o una giuria. Nel 2019 sono venuti in residenza gli scultori Oren Pinhassi (Tel Aviv, 1985) e Michele Mathison (Johannesburg, 1977); nel 2021 il duo di performance artists GRJB formato da Gabriella Rhodeen (New Haven, 1989) e Jesse Bonnell (Neuchâtel, 1985). Nel 2020 purtroppo a causa del COVID ho dovuto sospendere la residenza, mentre sono entusiasta di annunciare che quest’estate ci saranno la fotografa Sheida Soleimani (Indianopolis,1990) e la pittrice Nour El Saleh (Beirut, 1997)».
Come vivono il territorio gli artisti? Che attività organizzi per loro per aiutarli a scoprirlo?
«Le prime settimane in residenza sono sempre dedicate alla ricerca. La Basilicata è un luogo poco conosciuto, difficile da raggiungere, ma ricco di storia e con un territorio incomparabile; è una delle più vecchie regioni d’Italia, abitata dai Lucani sin dalla preistoria. Tra il VII e il VI secolo a.C. giunsero dal mare, sul litorale ionico, i coloni Greci che fondarono diverse città importanti tra cui Metaponto, Siri, Tursi, Eraclea; oggi siti archeologici visitati e studiati in tutto il mondo. Siamo molto fortunati perché le rovine sono a pochi chilometri da San Basilio. Subito dopo i Greci, nel III secolo a.C. arrivarono i Romani; dal V secolo d.C la regione fu invasa prima dai Goti, poi dai Longobardi e, un secolo dopo, arrivarono i Bizantini, fino a quando la regione passò sotto il dominio di diversi domini stranieri, fra cui quello dei Normanni. Tutte queste popolazioni lasciarono qualcosa al territorio: castelli, chiese, monasteri, templi, arricchendo moltissimo la regione. Penso che gli artisti possano trovare grandi ispirazioni nella storia della regione e nelle peculiarità del paesaggio. Michele Mathison, per esempio, ha utilizzato materiali della zona e di recupero trovati nella proprietà, come mattoni di tufo e impianti di irrigazione. Il duo di artisti GRJB ha prodotto una serie di performance e una scultura site-specific a Pietragalla, nella provincia di Potenza. Per il progetto hanno coinvolto la comunità intervistando alcuni abitanti del borgo, raccogliendo informazioni sulle tradizioni locali».
Che direzione vorresti dare al progetto di residenze nei prossimi anni?
«Mi piacerebbe coinvolgere sempre di più le comunità dei borghi circostanti, come hanno fatto GRJB nell’estate del 2021, sia creando progetti curatoriali temporanei in loco, sia organizzando dei workshop o cicli di conversazioni intorno alle pratiche artistiche dei partecipanti. Vorrei inoltre espandere il programma, organizzando residenze in diversi periodi dell’anno; magari anche portandolo ad altre città».
Quali sono i tuoi prossimi progetti in qualità di curatrice?
«La residenza termina sempre con una mostra personale dell’artista, curata da me. Quest’anno a causa di impegni precedenti di Sheida Soleimani, abbiamo deciso di anticipare la sua residenza e inaugurare la mostra Pillars of Industry il 28 Maggio. L’intero progetto fotografico ruota attorno all’impianto siderurgico pugliese ILVA; uno dei più grandi e inquinanti d’Europa. L’azienda, costruita nel 1960 a Taranto, fu coinvolta in un’inchiesta ambientale e sanitaria nel luglio 2012. La mostra di Nour El Saleh, come d’abitudine, invece aprirà a metà agosto con una serie di grandi dipinti a olio e un gruppo di miniature in argilla. Al momento sto lavorando a una mostra che inaugurerà quest’estate nel sud della Francia, vicino a Nizza. Per il progetto curatoriale sono stati coinvolti cinque giovani artisti internazionali il cui lavoro spazia dalla pittura alla scultura. Inoltre, recentemente ho cominciato a lavorare su una mostra a Palermo con l’artista svizzero Not Vital».