La sorte, come concetto o personificazione, appartiene da sempre a ogni singola cultura umana. Oggetto di indagine di intellettuali, scrittori e artisti di ogni natura, la fortuna è da sempre fonte di fascino data la sua tendenza a presentarsi nei panni della più cieca imprevedibilità.
Il lessicografo americano Noah Webster definisce la fortuna come «una forza senza scopo, imprevedibile e incontrollabile che plasma gli eventi in maniera favorevole per l’individuo, un gruppo o una causa». Lontana dalla volontà, l’intenzione o il desiderio la fortuna si muove nel campo nell’inconsapevolezza, nell’assenza della ragione, nell’ombra della razionalità con il suo fare aleatorio che da sempre fa affiorare nell’essere umano le proprie ancestrali paure, a cui si è con la fermezza della fede o la più timorata superstizione.
Cos’è la fortuna provando a guardarla con una luce fredda se non una forma visibile dell’inquietudine? Claudia Quintieri pone l’attenzione sulla fortuna, non nell’accezione quotidiana, ma piuttosto – lei che lavora anche sulla ricerca del senso e della risonanza delle parole – su quella antica di una forza che guida e spinge i destini degli esseri umani, ai quali distribuisce ciecamente tanto felicità, benessere, quanto infelicità e sventura.
Nella nuova video installazione, disponibile per il pubblico dal 1 febbraio 2022 nella galleria Gallerati, l’artista e scrittrice romana affronta quell’inquietudine apparentemente senza forma, trasformandola in qualcosa di palpabile e percepibile con i nostri occhi oltre che con il nostro inconscio. Il ragno, animale avvolto di una simbologia negativa derivante dall’atavico terrore che l’uomo ha sempre riservato nei confronti di tale creatura, diventa nel lavoro della Quintieri incarnazione positiva del coraggio necessario ad addossarsi la responsabilità di sfidare la sorte.
È in quel topos tanto caro alla tragedia e alla letteratura greca antica che è la Hybris, traducibile con il termine moderno di tracotanza, che vediamo la chiave di scioglimento di questo intreccio, rappresentato dalla tela su cui il ragno pone le sue sottili zampe. La superbia dell’uomo contro il volere divino nel mito si concretizza nella disfatta ma cos’è l’esistenza se non il tentativo di arrivare a ciò che non conosciamo? È proprio nel superamento della zona di conforto che possiamo scorgere la vera possibilità, l’infinito ventaglio di opzioni al quale non possiamo fare altro che piegarci inesorabilmente. Possiamo solo proseguire nel nostro intimo percorso umano, consapevoli delle contingenze che si presenteranno di fronte ai nostri occhi, inadeguati per la previsione del tutto ma pronti e consapevoli per l’inaspettato.
Info: https://www.galleriagallerati.it
Claudia Quintieri, La fortuna e la lirica, a cura di Michela Becchis
Galleria Gallerati, 1 febbraio 2022 – 11 febbraio 2022
Via Apuania, 55 – Roma