Milano è la capitale del rap, almeno sotto il profilo commerciale. Se la creatività musicale trae origine dalle contaminazioni che si generano in molti quartieri di città italiane è poi a Milano che in molti rapper sono arrivati per dare progettualità alle loro idee. E proprio sabato scorso in via Corelli, nel quartiere Ortica, storicamente diviso dalle rotaie della ferrovia, è stato inaugurato il primo murales che celebra la scena rap milanese. A realizzarlo il collettivo Orticanoodles, già in passato impegnato a raccontare attraverso l’arte il panorama musicale. Il murale si intitola Dialoghi e ha lo scopo di creare un’interazione tra la parete e il soggetto, un vero e proprio ”dialogo” che muta ed evolve muovendosi nello spazio, grazie anche a una palette colori viva e contemporanea. Sono 10 i volti ritratti con l’iconico stile degli Orticanoodles, tutti nati o cresciuti artisticamente a Milano: Rkomi, Marracash, Sfera Ebbasta, Ghali, Club Dogo (Jake La Furia, Guè Pequeno, Don Joe), Articolo 31 (J-Ax e Dj Jad) ed Emis Killa. Vecchia e nuova scuola sempre attuali e in continua evoluzione.
Il muro, insieme a tutto il progetto Or.Me, è stato tra i vincitori del bando Segnali d’Italia Chiama Milano, la campagna ideata e promossa da IGPDecaux, patrocinata dal Comune di Milano, in collaborazione con Corriere della Sera, Edison, ViacomCBS Italia con MTV e Fondazione Italiana Accenture che finanzia le migliori iniziative di rigenerazione urbana, innovazione sociale e street art.
A poche decine di metri di distanza, in via Pitteri, è apparso anche un altro murale, intitolato Una poesia incisa nel marmo: la Madonnina, che si inserisce nel più ampio ciclo del Duomo dell’Ortica, di cui al momento fanno parte anche l’imponente murata delle navate e quella delle guglie. Via Pitteri si sta così trasformando in un’opera maestosa e avvolgente, che dà ai visitatori l’impressione di entrare nella Cattedrale, in un percorso fisico e spirituale che porta fino alla Madonnina. Una rivisitazione unica ed estremamente attuale della magnificenza della chiesa più grande d’Italia, che dal cuore della città si decentra andando a illuminare le periferie.