Gli astri, Sole e Luna, sono i protagonisti della doppia personale Lucean, che Borghini Arte Contemporanea inaugura giovedì 8 ottobre, degli artisti Marco Angelini e Piotr Hanzelewicz, a cura di Giusy Emiliano. La mostra ha come spunto di riflessione il ruolo dell’uomo nell’universo a partire dalla teoria eliocentrica. Il centro dell’universo è dunque il Sole, la stella madre, non solo fonte di luce, ma anche di energia che l’uomo cerca di raccogliere e sfruttare a suo vantaggio. Le opere di Marco Angelini si concentrano su questo aspetto e sul modo in cui la tecnologia ha cambiato il nostro rapporto con il Sole: prima l’uomo riceveva passivamente i benefici della luce solare, ora si tenta di catturarla, imbrigliarla e riutilizzarla. L’artista guida l’osservatore in questa narrazione non solo con l’illuminazione interna delle opere, ma anche attraverso i materiali utilizzati che rappresentano la sua cifra stilistica. Secondo un processo creativo fisico e mentale, la materia e gli oggetti si trasformano per mostrare una realtà altra. Superano la funzione per cui sono nati mutando profondamente significato: ”Non più strumenti, quindi, ma puri oggetti, materia prima. E certamente ben s’intuisce come Angelini non voglia in alcun modo andare al di là di questa materia, quanto piuttosto permanere, ‘giocare’e penetrare in essa, riappropriandosene fino al midollo per parlare attraverso di essa” (Emanuele Ciccarelli).
L’altro astro protagonista è la Luna ed è l’oggetto delle opere di Piotr Hanzelewicz. Come l’uomo vuole catturare artificialmente la luce del Sole, così la Luna lo fa naturalmente brillando di riflesso. I due astri, comunemente considerati opposti, sono invece complementari e origine di vita. Non dimentichiamo, infatti, il ruolo che la Luna ha avuto e ha ancora per la nostra esistenza sulla Terra. Non solo il Sole dunque, ma anche la Luna va celebrata per la sua funzione di vita. L’arte diventa strumento di vita nella relazione tra soggetto ed oggetto, tra uomo e cielo, dove prima l’uno è soggetto e l’altro è oggetto e viceversa. Piotr Hanzelewicz usa un linguaggio diafano ed elegante per raccontare della Luna e delle sue fasi, restituendoci sensazioni di indefinitezza in particolare grazie ai suoi materiali delicati, opachi e trasparenti che richiamano la vaghezza tipica della luce lunare. L’artista è, infatti, solito muoversi tra piani di ambiguità alla ricerca di molteplici e vari significati degli oggetti e della realtà. ”La vaghezza (cfr. Petrarca sui termini poetici poiché vaghi) riportata sul supporto restituisce un aspetto simbolico desiderato e voluto come lo smarrimento naturale nell’approccio dello sguardo lunare” (Giusy Emiliano).