Zerocalcare al Maxxi

Poco meno di un’ora. È il tempo che Google maps calcola per recarsi con i mezzi pubblici da metro Rebibbia al Maxxi. Ne ha fatta molta più di strada Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, fumettista romano (d’adozione) classe 1983, che dal quartiere popolare romano dove è cresciuto – nasce in una piccola frazione di Cortona, in provincia di Arezzo – approda allo spazio Extra Maxxi con la sua prima personale. Aperta al pubblico fino al 10 marzo, l’esposizione Scavare fossati, nutrire coccodrilli, a cura di Giulia Ferracci e realizzata in coproduzione con Minimondi eventi (l’associazione diretta da Silvia Barbagallo), si snoda lungo vignette, poster per i centri sociali, illustrazioni, cover di dischi, t-shirt, loghi, etichette e un lavoro site specific realizzato dal fumettista per l’occasione.

”Il titolo della mostra nasce da una suggestione biografica e da una riflessione di stringente attualità sul momento storico che viviamo”, riporta il testo di presentazione. ”Se da una parte i coccodrilli e i fossati rappresentano una condizione emotiva – prosegue – dall’altra sono anche la grottesca metafora dell’avanzare delle paure originarie dell’uomo, legate all’invasione, alla preservazione del proprio territorio e sono al contempo artefici della fascinazione verso movimenti revisionisti d’ispirazione neofascista”. In mostra non mancano, ovviamente, le tavole originali dei nove libri di Zero: La profezia dell’armadillo e Un polpo alla gola (2012), Ogni maledetto lunedì su due e Dodici (2013), Dimentica il mio nome (2014), L’elenco telefonico degli accolli (2015), Kobane calling (2016), Macerie prime (2017) e Macerie prime sei mesi dopo (2018), tutti editi da Bao publishing – eccetto la prima edizione di La profezia dell’armadillo (2011, edizioni Graficart) – che ha realizzato anche il corposo e approfondito catalogo che accompagna la rassegna. Nonché quelle relative alle storie brevi realizzate per quotidiani e settimanali nazionali (”oh, questa è una selezione di tavole, non sono tutte consecutive. Quindi se non capite non è perché sono una pippa e neanche perché c’avete un ictus voi. È normale”).

Tavole quasi sempre attraversate dall’armadillo, coscienza e alter ego dell’autore, in bilico tra autoironia e citazioni di ogni tipo (lo stesso allestimento della mostra si ispira all’armadillo). Portavoce delicato e consapevole della sua generazione (si parla di generazione Zerocalcare), ma anche spiazzante nelle sue dichiarazioni («sono fortunato, tendenzialmente gli amici non leggono i miei fumetti»), Zerocalcare è un artista complesso e geniale, da sempre legato alla scena punk e underground, esempio concreto di una generazione venuta su tra precariato e web – «sono cresciuto in un mondo antitetico a quello in cui adesso mi trovo. È dura tenere l’equilibrio per non perdere di vista me stesso», ammette – tra manifestazioni e serie tv. Senza dimenticare i cartoni animati («dopo la scuola abbiamo visto tutti gli stessi cartoni, mangiato le stesse merendine, vissuto un sacco di esperienze simili»). Citazioni che spaziano da Capitan Harlock – ”il pirata spaziale da sempre icona di ribellione e libertà. Oltre al ciuffo però giro col ferro in tasca e c’ho la faccia sfregiata. È la combo che conta”, riporta una striscia a fumetti – a Mila e Shiro, da Dragon ball a Ti voglio bene Denver ai Simpson ai Cavalieri dello zodiaco, in una sorta di calderone pop anni Ottanta e Novanta che il fumettista (autore del blog zerocalcare.it, creato nel 2011) cura sapientemente.

L’esposizione al Maxxi presenta quattro differenti nuclei tematici – Pop (appunto), Tribù (su tutti, locandine dei live e vinili), Lotte e resistenze (”storie tratte dalla vita quotidiana, racconti riferiti ai movimenti di protesta, ai fatti di cronaca e politica”), Non-reportage (”Zerocalcare considera il G8 di Genova del 2001 uno spartiacque nella sua vita, fonte di ispirazione per la realizzazione del suo primo fumetto, pubblicato in forma anonima su indymedia”) – mentre il corpo-scale rappresenta lo spazio dedicato alla timeline ragionata che ripercorre, in modo divertente e divertito, i momenti salienti della vita di Zero.

Come anticipato, Scavare fossati, nutrire coccodrilli è accompagnata dall’omonimo catalogo (Bao publishing, 192 pagine, 21 euro), in italiano e inglese, presentato nel medesimo formato di Macerie prime e reso unico da una cronologia (1999-2018) scritta da Oscar Glioti (”Zerocalcare, figlio del novecento, è cresciuto nell’Italia per cui la rabbia è ancora un sentimento collettivo. Quella che sente il peso delle responsabilità delle cose che ha fatto, ma a cui pesa assai di più la responsabilità per ciò che non è riuscita a fare”). Il volume raccoglie quattro storie a fumetti mai stampate in precedenza, testi critici del già citato Glioti e di Claudio Calia, Francesca Romana Elisei, Loredana Lipperini. E ancora, centinaia di disegni rari oppure mai visti, che ripercorrono oltre quindici anni di vita e lavoro del fumettista di Rebibbia. Nella prefazione, il presidente della Fondazione Maxxi, Giovanna Melandri, descrive Zerocalcare ”divertente o malinconico, feroce o tenero, amaro o appassionato”, sottolineando come non si tratti di un’invenzione dei social, quanto ”di un fenomeno editoriale. Le strisce, i libri, i murales, le magliette e le locandine che ne hanno scandito l’evoluzione sono riusciti a penetrare oltre il circuito chiuso, e spesso autoreferenziale dell’espressione artistica per diventare, fumetto dopo fumetto, una galleria di figure emblematiche di una condizione sociale e di mutazione urbana”.

Fino al 10 marzo; Maxxi, via Guido Reni 4, Roma; info: www.maxxi.art

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