Fools Fantasee

Lo spazio espositivo di Operativa Arte Contemporanea si è trasformato in un palcoscenico da playhouse elisabettiano in occasione della mostra personale di Emiliano Maggi Fools Fantasee, inaugurata il 24 maggio e visitabile fino al 15 luglio. È proprio alla figura del giullaresco fool shakespeariano che l’artista Maggi sembra aver voluto affidare la narrazione dell’immaginario fiabesco che prende forma nelle sue opere: ci troviamo immersi fin dal primo momento in una ballata visiva di specchi, giostre e ceramiche a lustro che, giocando con gli effetti di luce e rifrazione visiva, distorcono la nostra visione alterandone la percezione, con la stessa onirica verve teatrale con cui ci intratterrebbe un matto di corte.

Lo scopo è quello di farci perdere l’equilibrio come dopo un vertiginoso tagadà virtuale sul girello bianco al centro della prima sala: come quando da bambini ricercavamo nel gioco la vertigine che annullava la realtà, così rane, pipistrelli fucsia e creste antropomorfe di galli dorati annullano il naturale ordine delle cose che abbiamo lasciato dietro di noi. In questo microcosmo che rifiuta le regole perfino delle apparenze, piedi caprini e improbabili nasi si sporgono fuori dal nostro riflesso sugli specchi cangianti acidati in giallo, blu e rosa, è la fantasia del fanciullo a dettare legge. Del resto da sempre l’immaginario infantile e quello giullaresco tendono a intrecciarsi. In questa congiunzione l’artista trova lo spazio ideale per trasporre la sua memoria di bambino: Maggi drammatizza artisticamente l’esperienza di una caduta dal girello avvenuta in tenera età. Memoria e realtà si insinuano così nella finzione, che si fa spunto e pretesto per una riflessione dalla portata ben più ampia: infanzia e fantasia non sono solo età dell’uomo ed evasione, ma vengono offerte al visitatore come rinnovate chiavi di lettura della realtà.

È in quell’apparente comic relief che, sempre sulla falsariga di non è ciò che sembra, la figura shakespeariana del matto racchiude una grande saggezza: quella di una visione disincantata, leggera ma non superficiale della vita. Una filosofia giocosa ma genuina che il giullare e il bambino infondo condividono. Questi curiosi personaggi apparentemente secondari del dramma shakespeariano finiscono per rivelarsi centrali e simbolici per l’intero senso della narrazione. Questi fools prestano la loro voce al giudizio e alla personalità dell’autore stesso. Così il mezzobusto del Gentle Todd che campeggia nella seconda sala della galleria, paludato alla elisabettiana con gorgiera e cilindro, sembra essere il regista occulto e perno centrale di questo concerto visivo di ceramiche dalle fattezze neo barocche, dai cromatismi esuberanti. Saggio e insospettabile personaggio chiave come il matto che accompagna Re Lear. Proprio come dall’alto la sapiente e silenziosa orchestrazione di Maggi sembra muovere i fili invisibili di questo spettacolo.

Fino al 15 luglio; Operativa arte contemporanea, via del Consolato 10, Roma; info: www.operativa-arte.com