Le opere dell’artista italo iraniano Howtan Re (Teheran, 1974) colpiscono. Non solo per il forte impatto visivo, ma soprattutto per il loro potere espressivo, perché raccontano una storia senza mai farlo in maniera esplicita. Emoziona trovarsi di fronte a immagini come quella in cui l’urlo disperato di una donna, sporca di sangue, diventa un urlo contro la guerra. La donna con la sua nudità, la sua vulnerabilità, costretta a subire violenza, a prostituirsi, a fuggire. La donna simbolo di speranza quando porta in grembo la vita. La donna come ideale di bellezza, fascino e sensualità. Il tema della donna è molto caro all’artista ed è il filo conduttore della mostra personale Solo Show, curata da Barbara Martusciello, che si tiene all’Howtan Space di Roma fino al 31 maggio. Sei opere fotografiche, realizzate quindici anni fa e a tiratura limitata, esposte in modo permanente nei musei che le hanno acquistate, come il Bass Museum of Art di Miami. Artista poliedrico, architetto, interior designer, fotografo, apprezzato anche all’estero da grandi galleristi, musei, collezionisti e riviste di settore (il NY Art Magazine gli ha dedicato la copertina), Howtan esordisce in Italia, con la serie Hell and Paradise alla Galleria Contarte di Roma nel 2004, quando incontra il famoso critico Achille Bonito Oliva che firma la prefazione al suo catalogo. «Ho iniziato a occuparmi di fotografia per passione – spiega l’artista – Non ho mai seguito un corso. Scattavo con l’idea di esprimere qualcosa, di comunicare un messaggio. Una sera mi hanno fatto incontrare il critico Bonito Oliva che dopo aver visto le foto divenne mio sostenitore».
Le opere di Howtan Re sono senza tempo, esprimono la sua sensibilità, il suo modo di guardare il mondo, il suo vissuto. Il coraggio della madre lo ha portato in Italia quando era bambino, insieme ai due fratelli ( uno dei quali è lo stilista Farhad Re). È anche per questo che tiene molto alla libertà, anche artistica, non accettando compromessi o accordi con i galleristi. Ama osare, sperimentare, vivere l’arte in maniera libera e giocosa, provocare emozioni che possano in qualche modo scuotere chi osserva. Tanto che prima di creare un set fotografico, disegna le immagini che vuole cogliere, il tema che vuole rappresentare, quasi sempre di carattere sociale. Sceglie gli attori più adatti, persino la musica (spesso celtica) che usa mettere come sottofondo per favorire l’immedesimazione. In alcuni casi, si è avvalso anche della collaborazione dell’amico fotografo Claudio Abate. «Le sue fotografie – spiega la curatrice – portano dentro tutta la poetica del momento in cui sono state scattate e allo stesso tempo sono sempre attuali. Sono opere fotografiche che mantengono un forte carattere performativo». Howtan Re è anche un grande viaggiatore e collezionista (nel suo spazio ha creato un lounge bar che ospita l’intera collezione di Dom Perignon Andy Warhol, non a caso l’artista che più lo ha ispirato). Ama la generosità, condividere, e concepire l’arte come un dono per comunicare messaggi importanti. È per questo che ha creato un spazio dinamico che possa diventare un luogo di scambio e dialogo. «Ognuno di noi nel suo piccolo dovrebbe fare qualcosa per la città in cui vive», spiega l’artista. A completare la mostra anche alcune delle sue celebri teste, sculture realizzate con materiali riciclati che rappresentano i luoghi che l’artista ha visitato nei suoi numerosi viaggi e che racchiudono temi come la religione, la protesta, la fluidità di genere. «Tutte le mie opere vogliono lanciare un messaggio di speranza» tiene a sottolineare Howtan Re. La mostra è arricchita da un video di dieci minuti che ripercorre la carriera dell’artista e da un’opera fotografica che rimarrà esposta in modo permanente nel bar Hlab.
Fino al 31 maggio 2018 in via dell’Arco de’ Ginnasi, 5 Roma, info: www.howtanspace.com