È proverbiale come l’opera di un’artista possa massimizzare la sua attitudine site-specific spingendola verso conseguenze spettacolari e radicali, fino al 19 maggio la galleria Matèria ospita quella che è la vera e propria materia di Stefano Canto, che con la sua seconda personale, Sotto l’influenza del Fiume. Sedimento, abita gli spazi della galleria. Qui l’artista ha installato una fucina in cui tutto nasce, si muove e si riproduce, un cono meccanico, una sorta di betoniera che costantemente produce cumuli di materia, mescolando cemento ad altri materiali rintracciati durante una serie di perlustrazioni dell’artista lungo le rive del Tevere. «Il fiume Tevere – spiega l’artista – diventa il punto di osservazione e riflessione sulla metropoli, il suo fondo, il luogo in cui si configura la città nella sua vera forma in costante mutamento. Materie organiche e inorganiche di diverso genere e frammenti architettonici di ogni epoca si accumulano e confondono in una unica omogenea massa grigia fatta di infiniti strati e sedimentazioni in continuo movimento e rimodellamento. In questa mostra la galleria, vicina all’Università La Sapienza, diviene una sorta di distaccamento del Dipartimento di Scienze della Terra, lo spazio espositivo si trasforma così in un piccolo museo di paleontologia della città contemporanea».
L’habitat ideale ri-costruito da Canto, a livello sia formale che concettuale continuamente work in progress, è dunque un metafiume, un fiume nel fiume intrappolato nel suo divenire incessante, inarrestabile, incontenibile e necessario, quel divenire tanto caro ad Eraclito che l’uomo tenta di domare, ma a cui si abbandona con accettazione, nella concezione pirandelliana dell’esistenza. ”Nulla è permanente tranne il cambiamento”, sosteneva Eraclito, e del fiume è proprio l’acqua a favorire la genesi primigenia dell’opera di Canto: grazie ad essa la polvere di cemento diviene scultura, e gli strati di materia, comprese le foglie e altri residuali di natura, divengono parte integrante di un organismo vivente. Il compito dell’artista è certamente quello di disvelare epifanie, la verità ultima delle cose come sedimento nascosto da riportare alla luce. In Canto vi è però un duplice intento, quello sì di disvelare, ma solo per un fugace attimo, per poi mischiare, rimescolare e confondere stillando un’arte come una mistura misteriosa e a tratti indecifrabile, che sia più della semplice commistione dei singoli elementi.
19 maggio, info: www.artsy.net/show/materia