The Dream Machine is Asleep

Frammenti appesi, come venuti fuori da un mondo profondo e sommerso; metallici, spaventosi, brutali, ma anche mitologici, fantastici e fanciulleschi popolano The Dream Machine is Asleep, un progetto inedito e immersivo dell’artista ceca Eva Kot’átková, a cura di Roberta Tenconi, nel quale opere esistenti e nuove produzioni punteggiano lo spazio dello Shed di Pirelli HangarBicocca, narrando la società contemporanea e le sue disfunzioni partendo dalla visione del corpo umano come fosse una macchina. L’allestimento, già nel suo ingresso, ci invita a scavare fino alle viscere della storia, della terra, delle nostre fobie, del nostro corpo, con occhio critico e, al contempo, con la purezza di un bambino che immagina il mondo come un grande apparato digerente. Da questo labirintico intestino, che ricorda, nel colore blu, lo scheletro, se vogliamo, di una balena, si aprono scenari tra il metafisico e l’immaginario filmico di Tim Burton, ispirati a Kafka e a Beckett, al Dada e al Surrealismo, a Lygia Clark e Luise Bourgeois, dove ciò che normalmente viene tenuto nascosto agli occhi della gente, qui prende forma, movimento e parola.

Il lavoro di Eva Kot’átková (Praga, 1982) si pone spesso, infatti, a cavallo tra diverse discipline; forme narrative non lineari e destrutturate (come il sogno o i racconti di pazienti psichiatrici) animano opere che indagano la frammentazione psichica e corporea dell’uomo contemporaneo; una ricerca che si avvale anche di un ampio utilizzo di tecniche proprie del teatro e dell’arte della pantomima per declinare le potenzialità performative del linguaggio. Per descrivere il rapporto tra interno ed esterno, celato e mostrato, l’opera Feeding the Cleaning Machine with what Others didn’t Finish, 2018, mette in scena l’attività quotidiana legata alla pulizia e all’igiene degli spazi comuni di varie istituzioni (come scuole e ospedali), attività considerata spesso secondaria dalla società e, per questo, svolta in momenti nascosti agli sguardi. I performer coinvolti nell’azione sono invitati a indossare una maschera nera che copre loro totalmente il volto, un elemento ricorrente della mostra presente anche nella serie scultorea Heads, 2018, che raccoglie sette teste in ferro i cui tratti estetici suggeriscono un diverso stato emotivo e psicologico. Le sculture sono corredate da oggetti quotidiani e utilizzate da attori per rappresentare vari modi comportamentali, trasformandosi sia in estensioni del corpo sia in vere e proprie “trappole” che condizionano l’esistenza umana. Tra gli oggetti che suggeriscono la natura antropomorfa di tali gabbie troviamo scarpe o libri, questi ultimi come vere e proprie opere, ma anche come elementi in grado di aprire ad una riflessione sui sistemi istituzionali e sui metodi educativi.

Tre diari visivi, realizzati nelle dimensioni del corpo umano, diventano così una vetrina per dei fotomontaggi, quinte sceniche da sfogliare e punto di partenza per riflettere sul potente strumento della narrazione, capace di modellare e influenzare il pensiero (Diary no.1 – 2 – 3, 2018). In un contesto che imprigiona l’uomo nelle sue stesse paure e nei meccanismi che dovrebbero liberarlo, cosa resta se non il sogno come via di fuga? Il grande letto al centro dello spazio, The Dream Machine is Asleep, 2018, ideato proprio in occasione della mostra in Pirelli HangarBicocca, propone la dimensione onirica come territorio d’incontro tra il mondo immaginario dei bambini, intenti a lavorare nel loro “ufficio per la creazione dei sogni” e il mondo degli adulti, invitati a sdraiarsi e ad ascoltare le loro storie. Qui si dà origine a un archivio di possibili sogni per chi ha perso la capacità di immaginare, perché il corpo non si ferma mai, nemmeno quando dorme, ma “osserva il mondo come se potesse funzionare senza dover seguire regole quotidiane”. Usando il disegno come punto di partenza per la realizzazione di tutte le sue opere, Eva Kot’átková mette in scena un vero e proprio paesaggio notturno dove realtà e subconscio dialogano e convivono. Il confine tra l’una sfera e l’altra, in questo carosello, appare sottile come fili di marionette.

Fino al 22 luglio, info:  www.hangarbicocca.org/mostra