Quando un artista decide di giocare con lo spazio che ha a disposizione per creare un’interpretazione della visione che tutti si aspettano, ironizzando anche sull’uso di alcuni cliché culturali e riuscendo a creare un effetto di raffinata meraviglia, allora si arriva al risultato ottenuto con Stockage, l’ultima esposizione dello svizzero John M Armleder, visitabile fino al 1 luglio all’Istituto Svizzero a Roma. Armleder, classe 1948, è noto per un lavoro che si basa su installazioni di pittura e scultura nel quale non è ammessa la rigidità della logica inizio-fine, ovvero dove ciò che conta maggiormente è il processo creativo, frutto della sua vicinanza con il movimento Fluxus e il dinamismo compositivo di John Cage, che egli ancora annovera tra le sue maggiori influenze. Le sue opere sono state esposte dal MoMA al Centre Pompidou, dal MAMCO di Ginevra, sua città natale, alla Kunsthalle di Vienna e l’artista ha rappresentato la Svizzera alla Biennale del 1986. All’epoca di Fluxus, movimento creato in opposizione alla Pop Art e al Minimalismo, la libertà di partecipazione, la fluidità nelle interazioni e nel modo di lavorare, la spontaneità e il non prendersi troppo sul serio al fine anche di divertirsi, erano i pilastri portanti, i quali possono essere ancora riconosciuti in questa esposizione che deve il suo titolo all’idea che lo spazio artistico e ciò che vi viene inserito sono come un luogo di “stoccaggio” per le forme, che entrano in un modo e che, attraverso la fantasia e il rimescolamento dei protocolli standard, escono riadattati.
Nelle eleganti sale di Villa Maraini, sede dell’Istituto Svizzero, Armleder si comporta, come un estroso arredatore che decide di usare la sua creatività e i nuovi materiali per reinterpretare lo spazio nelle varie epoche. In questo modo elementi trompe-l’œil degli affreschi, vengono resi reali – e allo stesso tempo non- da tendaggi (FS Ciniglia, 1991) o serigrafie su specchi piuma che richiamano a stelle in cielo (Mind Breath I, 2015), mentre uno smile prende il posto dei solenni ritratti sopra il camino (Untitled,1998). L’eco al dipinto religioso non poteva mancare, ocva! del 2015 in cui l’ascensione di un santo avviene in mezzo a scie di glitter in un turbinio degno di un barocco contemporaneo; così come la musica da camera viene omaggiata dall’opera de M & G H del 2015, nella quale due tube vengono utilizzate nel loro senso simbolico affianco a una tela. Un’opera che indubbiamente attira l’attenzione è quella composta da 25 lampade di vetro resina che creano una sorta di piccolo sistema solare (Untitled, 2002) che risulta caloroso all’occhio, elegante a contatto con i marmi della sala e che con la vicinanza con le due opere precedentemente citate, crea un triangolo di valori culturali (arte-religione-scienza) in maniera cordiale e scherzosa. L’artista si lascia sedurre dalle tecnologie a disposizione che ben si sposano con gli ambienti: per questo motivo un falò di tubi neon viene posto in davanti a tre ampie finestre a inscenare un lampadario caduto a terra (Untitled FS, 1998). Armleder offre al pubblico la vecchia tradizione della partecipazione attraverso questi “oggetti” di vita quotidiana (quotidianità di un’altra epoca) con l’invito scherzoso a riconoscerla attraverso forme contemporanee. Anche Cage aveva parlato di eventi e cose che accadevano in simultanea, e nel caso di Stockage è possibile riassumerlo con: simultaneità di epoche che si riassumono in un sano, coinvolgente modo di utilizzare l’oggetto e renderlo iconografia ironica.
Fino al 1 luglio, Istituto Svizzero di Roma, Info: www.istitutosvizzero.it