Davide Dormino, Anything to say?

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Ha inaugurato di fronte all’entrata dell’Università La Sapienza a piazzale Aldo Moro, l’installazione Anything to say? A monument to courage, dell’artista italiano Davide Dormino, un’opera inserita all’interno della rassegna Che ci faccio qui? in corso al MLAC,  Museo Laboratorio di Arte Contemporanea a Roma a cura di Fabrizio Pizzuto. L’installazione, in esposizione nello spazio pubblico adiacente all’Università fino al 13 dicembre, è un monumento nomade tributo alla libertà di pensiero e di informazione.

Il gruppo scultoreo in bronzo ritrae, eretti su tre sedie, tre personaggi simbolo della battaglia contemporanea dedicata a diritti inalienabili: Edward Snowden, Julian Assange e Chelsea Manning. Tre figure molto discusse che, per scelta, hanno deciso di sfidare il potere con coraggio in nome della libertà d’informazione opponendosi alle regole di un sistema di controllo politico e governativo.

Assange, caporedattore del sito web Wikileaks, che nel 2010 ha deciso di pubblicare documenti militari e diplomatici statunitensi segreti fatti trapelare proprio da Chelsea Elizabeth Manning, attivista statunitense di cittadinanza britannica, e Edward Snowden noto alla stampa per aver reso pubblici diversi sistemi di sorveglianza di massa della NSA del governo statunitense e britannico nel 2013.

In nome di questa opposizione al silenzio, accanto a queste tre sedie, Dormino invita il pubblico a partecipare attivamente a questa battaglia realizzando una quarta sedia vuota sulla quale poter salire per appoggiare simbolicamente la posizione presa da questi personaggi. Con queste parole introduce il lavoro: «Ho scelto di realizzare un monumento pubblico temporaneo, una scultura virale, comprensibile a tutti e capace di esprimere un concetto: il coraggio di voler sapere. Si muove perché è il monumento di tutti, non di un credo politico o religioso, non di un Paese solo, il coraggio di persone come Snowden, Assange e Manning é per tutti. La sedia vuota può avere un doppio significato: può essere confortevole ma può anche essere un mezzo scomodo, su cui salire e prendere posizione, per avere la suggestione di saperne di più sul mondo che ci circonda, da un altro punto di vista».

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Solo con l’intervento del pubblico, l’opera potrà completarsi e divenire dunque mezzo di comunicazione di una riflessione profonda che coinvolge la collettività. Dalla primavera del 2015 l’opera sta viaggiando nelle più importanti città europee che hanno deciso di ospitarla nelle loro piazze: Berlino, Dresda, Strasburgo, Belgrado, Ginevra e Parigi tra le tante. Dopo una tappa italiana a Perugia, Anything to say? approda a Roma grazie al contributo di molti esponenti che hanno lavorato per la sua installazione: Gianni Rufini, direttore di Amnesty International, Irene Caratelli, direttrice del Dipartimento di relazioni internazionali e politiche globali dell’American University of Rome, Francesca Del Bello, Presidente del II Municipio, il professor Claudio Zambianchi, direttore del MLAC e la professoressa Ilaria Schiaffini.

Fino al 13 dicembre, Piazzale Aldo Moro, Roma; info: https://davidedormino.com

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