Matteo Basilé è quello che si può definire un artista nato, uno quindi che osserva il mondo sub specie artis, cioè sotto un solo aspetto, quello dell’arte. Lo racconta la perfezione formale delle sue foto, ma ancor di più le pose dei suoi soggetti, intrappolati tra l’onirico e il reale, e che parlano di storia dell’arte: nel ricreato scenario apocalittico, così come quello di una precaria quiete, senza fatica si scorge l’influenza rivisitata di Géricault e della sua Zattera della Medusa, dipinto che a sua volta ci regala ulteriori riferimenti nell’arte (in questo senso l’arte di Basilé racconta e racchiude la storia e ferma il tempo con straordinaria raffinatezza); nei suoi fotoritratti di eccezionale potenza visiva invece, icone del passato sono rappresentate con rinnovata vitalità, immortalando una bellezza destinata a non svanire.
È il caso della serie Eva, ritratta vicino a blocchi marmorei, simbolo di un’eccellente purezza; fanno da sfondo atmosfere alla Blake o alla Friedrich, ma pur sempre meno rarefatte e più luminose. Il racconto della verità trasognata e onirica (affine al soprannaturale come da matrice simbolista e romantica), ma anche puntuale e controllata, è in mostra da questa sera alla galleria Natoli&Mascarenhas del Principato di Monaco con la personale Contes, “racconti” appunto, che con approccio quasi didascalico e letterario riunisce il corpus delle opere provenienti dai tre cicli più significativi della carriera dell’artista: un fil rouge che lega Thisumanity (2010), Unseen (2014) e l’ultimo Pietrasanta (2016). La mostra resterà aperta sino al 28 dicembre prossimo. Info: www.natolimascarenhas.com