Poco tempo, poche sedie, pochi interventi: gli organizzatori delle nuove mostre del MAXXI, Giovanna Melandri, Hou Hanrou e Margherita Guccione lasciano spazio alle opere piuttosto che alle parole e con brevissimi commenti hanno presentato alla stampa ieri i lavori esposti nel museo a partire dal 2 giugno.
Benvenuto! dell’artista kosovaro Sislej Xhafa è la personale che accoglie il visitatore non appena si raggiungono i cancelli. Nell’atrio esterno una insegna luminosa con la scritta ”Paradiso” ci immerge subito nella realtà fantastica, surreale ma tremendamente reale dell’autore. È un paradiso fatto di comuni sedie in plastica, assomiglia a un chiosco da spiaggia e i passanti ne approfittano per riposarsi un po’. L’arte di Xhafa è sorprendente proprio in questo: tutte le opere con la loro irriverenza, la geniale semplicità, stuzzicano la fantasia dell’osservatore e ne stimolano le percezioni, lo invitano a partecipare, ad ascoltare, a sovvertire la realtà e a metterla in discussione.
Ci fa entrare in una stanza completamente buia per osservare, al pallido chiarore di un accendino, la foto di un anonimo volto che dorme: il buio un po’ spaventa, non sappiamo dove mettere i piedi, cosa ci sarà al nostro fianco? Arrivati faticosamente alla parete in fondo, l’uomo nella cornice dorme indisturbato, ignaro delle persone che lo osservano. Bastano pochi secondi in più però e il nostro occhio si abitua, il buio diventa nitido e riusciamo a vedere quello che succede intorno. È questo l’effetto di Sislej, ci fa riscoprire i nostri sensi, ci induce a utilizzare la vista, il tatto, l’udito per guardare e fare luce su cosa c’è oltre a tutto quello che crediamo di sapere già. «È capace di trasformare la banalità del quotidiano in opere d’arte di straordinaria bellezza – dice Hanrou – diventa un alchimista, capace di trasformare il visibile in invisibile, il tangibile nell’insondabile, è un artista misterioso. Con le sue opere si è costretti ad affrontare la questione fondamentale della percezione della vita, gli altri e in particolar modo se stessi. Le risposte restano aperte, non ce ne sono di esatte».
E percorrendo i corridoi del MAXXI incontriamo Giuseppe, un Garibaldi a piedi che offre zollette di zucchero per conquistare l’attenzione; c’è un enorme Taijitu, il simbolo di yin e yang, dell’armonia, realizzato con vecchi telefonini tinti di rosso e nero a ricordarci che l’opposto della nostra libertà di comunicazione è la schiavitù del mezzo e dell’ossessione per la connettività. Una lunga parete curva è stata interpretata come l’enorme cella di un penitenziario: dalle sbarre escono le mani di detenuti immaginari di cui non si vede né si conosce nulla ma si riesce quasi a intuirne la presenza e sembra di sentirli bisbigliare al nostro passaggio.
Una trentina di opere in tutto attraverso cui ascoltare, scoprire, immaginare e dare il ”benvenuto” a nuove interpretazioni del mondo che ci circonda.
Extraordinary Visions. L’italia ci guarda è un’esposizione di 150 immagini fotografiche con cui il MAXXI festeggia i 70 anni della Repubblica. Margherita Guccione la presenta come «una mostra che ritrae l’Italia contemporanea in maniera corale, in modo non necessariamente coerente ma pieno di contraddizioni e nello stesso tempo di energie». Quattro grandi aree tematiche – Arte, architettura, cultura; Res Publica, Paesaggi contemporanei; Città, comunità; Lavoro – accompagnano il visitatore nella schiera di immagini che presentano il Belpaese in tutti i suoi aspetti: templi e antichi ruderi, politici indaffarati, luoghi incontaminati e spiagge affollate, ecomostri e campagne coltivate, fabbriche produttive, autostrade e molto altro.
Architettura, arte, storia, urbanistica si fondono in un unico racconto in cui l’Italia presenta il passato e il presente attraverso l’obiettivo di 40 maestri di livello nazionale e internazionale.
«Penso davvero che simbolicamente in Italia dobbiamo imparare a guardare al futuro oltre che al passato, a quello che possiamo essere, che possiamo diventare e mi pare che queste mostre vadano in questa direzione – commenta il Ministro Franceschini, presente all’inaugurazione – dobbiamo convincerci di questo perché oltre a pensare ai 70 anni che abbiamo alle spalle dobbiamo proiettarci nei prossimi 70 e pensare a cosa abbiamo ancora da fare».
Info: www.fondazionemaxxi.it