“Questa potrebbe essere da sola la riflessione più preziosa da trarre da un’esperienza che ha comportato un anno speso in comiche interazioni, oscillante tra l’acquisto di un gabinetto esterno e di un tavolo da pic nic ad uso telepatico, rane in Danimarca, una scatola piena di cartone e legno, uno sgabello con qualcosa da insegnarci e il rendersi conto che tracciamo l’un l’altro un anormale albero genealogico. Tutti gli artisti che sono stati al gioco, accettando una serie di condizioni affatto ideali, Jessica Jackson Hutchins, Gedi Sibony, Todd Norsten, Michael Stickrod, The Unknown Artist, Conny Purtill, Justin Schlepp, Felix Culpa, Josiah McElheny, Ari Marcopoulos e il fantasma di Lee Lozano, hanno inconsapevolmente creato insieme un giardino, un giardino in stile molto americano: ubriaco, sciocco, colorato e di gusto marginale”. Le parole introduttive di Jay Heikes, ideatore del progetto espositivo intitolato Consequences e presentato il 9 ottobre presso la Fondazione Giuliani, chiariscono in maniera efficace lo spirito e l’atmosfera eclettica che ha segnato questa complessa collaborazione artistica. Il termine Consequences, indicato da Heikes come riflesso di un rituale ludico nato in seno al gruppo surrealista, ha la capacità di tessere in maniera calzante l’intricato percorso esperienziale tracciato nel principio edificante di questa mostra.
Molteplici elementi scandiscono il cammino: un albero genealogico dove stendere i panni, gambe di cemento abbigliate, un mostro marino che amputa le proprie falangi, una sputacchiera dai riverberi sonori, gestualità di una grafica surreale e ancora oggetti malformati che assomigliano a reperti tribali e che catturano lo sguardo assorto dello spettatore. Le conseguenze, dunque, rappresentano l’atto di una collaborazione, il risultato, forse sin troppo enigmatico, di scelte artistiche votate a lasciare una linea di identificazione espressiva, un gioco i cui rimandi riflettono un certo tipo di avanguardia novecentesca dove la personalità del singolo soggetto trova un humus fecondo di indagine pasciuto all’interno di un movimento estemporaneo. Consequences non adopera un linguaggio consono, non eleva lo spettatore a giudice insindacabile del reale, non ammicca all’estetica imperante, è semplicemente un dialogo assente, a tratti onirico, imperniato da una mancanza di verbo e da una riluttanza nell’utilizzo di qualità lessicali. L’incomprensione di alcuni elementi rappresenta l’essenza di questa mostra, ne è la compagine specifica in cui le domande non trovano risposta, è il mistero di un’affermazione irrazionale dove il tentativo di dare una spiegazione risulterà inutile e fuorviante. Fino al 12 dicembre, Fondazione Giuliani, via Gustavo Bianchi 1, Roma; Info: www.fondazionegiuliani.org