La più imponente operazione di riciclaggio di denaro mai condotta e misteriosamente passata sotto silenzio: risorse destinate al popolo nigeriano sottratte senza alcuna difficoltà, con la complicità di fondi privati, istituzioni europee e faccendieri privi di scrupoli. Perché «quando si guarda a fondo in questioni di corruzione, spesso la realtà va ben oltre la fantasia». È l’incipit della prefazione dell’appassionante graphic novel Soldi sporchi (Round robin, 128 pagine, 15 euro), esito del laborioso lavoro di un team di giornalisti e investigatori dell’associazione Re:common e della disegnatrice Claudia Giuliani (romana, classe 1990). Sono due i protagonisti di questa vicenda disegnata in bianco e nero, due uomini davvero agli antipodi: il cittadino nigeriano Dotun Oloko e il governatore dello stato del Delta della Nigeria James Ibori. Il primo, venuto a conoscenza della maxi frode, cerca di denunciare l’accaduto – senza ottenere risposte – rivolgendosi alle stesse istituzioni che vi erano coinvolte (dal ministero della cooperazione del Regno Unito alla banca europea per gli investimenti). Dal canto suo Ibori verrà condannato da un tribunale di Londra con l’accusa di truffa e riciclaggio di denaro, compiuto attraverso compagnie registrate in paradisi fiscali e la complicità della cooperazione internazionale («la Nigeria è un grande paese, dove accadono molte cose. Ci sono persone molto potenti, che vivono e investono in questa terra. Che cosa vuol dimostrare con la sua indagine?»).
Nella prefazione del volume Antonio Tricarico (“Re:common”) si rivolge al lettore con una precisazione di non poco conto: «La storia vera che questa graphic novel racconta è quella di un onesto cittadino nigeriano che, come tanti, crede che ci vogliano due partner consenzienti per ballare il tango della corruzione. In alcuni casi il maschio tanghero che guida lo show è occidentale; nigeriana invece, e ovviamente non priva di responsabilità, è la consenziente ballerina». Già perché il tenace e coraggioso Oloko, protagonista suo malgrado di questa inquietante vicenda – ben narrata grazie a testi e disegni “puliti” e puntuali – «ha bussato alle porte di tutti i finanziatori pubblici occidentali per allertarli, metterli in guardia e indurli a intervenire per prevenire una delle più grandi frodi internazionali con soldi pubblici degli ultimi anni», prosegue Tricarico. Con quale esito? Scoprendo, a sue spese, che non esiste alcun interesse a porre fine alla corruzione e allo sperpero di fondi pubblici («nessuno mi ha risposto in maniera soddisfacente. Ci sono troppi interessi in ballo»). Ma soprattutto facendo comprendere che «chi disturba il controllore, come ha fatto lui, poi finisce nel mirino dei corrotti con il tacito consenso dei finanziatori pubblici», scrive Tricarico, convinto che nella lotta alla corruzione «oggi più che mai serve una società civile libera e indipendente, che combatta in prima linea senza fare sconti a nessun governo». Info: www.roundrobineditrice.it