«Questo volume nasce dalla passione sia verso il lavoro di Miyazaki sia nei confronti del mondo dell’animazione, un interessante strumento espressivo e artistico troppo spesso relegato a genere di intrattenimento per giovanissimi». Parla così Valeria Arnaldi, giornalista romana classe 1977, autrice dell’interessante libro Un mondo incantato (edizioni Ultra, 255 pagine, 22 euro), dedicato al genio di Hayao Miyazaki. Definito il Disney giapponese – eppure alla stessa Disney ammettono di aver preso ispirazione da molte delle sue pellicole – con un seguito di fan che annovera nomi altisonanti come quelli di Steven Spielberg e Akira Kurosawa, l’ottimo Miyazaki aveva rivelato l’addio al grande schermo con il film Si alza il vento, «un annuncio che ha rappresentato in me il pretesto per mettere un punto e rivedere la sua intera produzione, alla luce del testamento artistico costituito proprio dal suo ultimo film», rivela Arnaldi, il cui volume può essere paragonato a un affascinante e intenso viaggio alla scoperta di vita, pensiero e capolavori del maestro di Tokyo, tra aneddoti, memorie, interviste e immagini.
E ancora, fotografie tratte dagli album di famiglia, manga, disegni, locandine e racconti personali. Ammette l’autrice: «Di Miyazaki apprezzo soprattutto lo sguardo poetico e il talento pittorico, la capacità di toccare grandi temi, anche difficili, tentando però sempre di guidare l’animo alla scoperta, o riscoperta, della meraviglia intesa come categoria filosofica». Quindi si concentra sulla struttura delle opere (occorre ricordare che Miyazaki è il padre di alcuni dei film e delle serie animate più amate degli ultimi quarant’anni, da Heidi a Il mio vicino Totoro, da Lupin a La città incantata a Il castello errante di Howl): «Le sue pellicole emozionano perché illustrano sentimenti universali con la potenza di un filtro immaginifico che spinge lo spettatore ad abbandonare le proprie difese, anche inconsce, per calarsi in una realtà altra che si rivela poi essere molto più vicina di quanto non sembrasse prima».
a chi è, veramente, l’uomo Miyazaki? « È una persona che ha creduto alla sua vocazione e l’ha seguita – risponde Arnaldi –, anche quando sembrava più difficile. Ha rivoluzionato il mondo dell’animazione e per l’impegno profuso in questa missione personale, anche di autorealizzazione, ha inevitabilmente compiuto dei sacrifici, soprattutto nel privato». Nota interessante è che in Un mondo incantato non mancano gli omaggi di artisti e fan, con opere realizzate ad hoc. Dunque esistono, attualmente, degli eredi del maestro? «Esiste una scuola di Miyazaki – replica prontamente Arnaldi –, intesa in senso concettuale. Il suo modo di fare cinema di animazione, che lo si apprezzi o meno, è una realtà con cui chi vuole fare questo mestiere deve cimentarsi. Come possibili eredi penso a Mamoru Hosoda e Makoto Shinkai, ma il vero problema è che tutto si può insegnare, tranne, forse, un certo tipo di sensibilità, che è ciò che ha contribuito a fare di Miyazaki un riferimento».