Line 0 Open space

Nell’opera d’arte totale convergono varie discipline che si contaminano a vicenda attraverso l’espressione di tanti tipi di creatività. Teorizzata nell’Ottocento vede in Wagner uno dei maggiori fautori. Il primo esempio si può far risalire alle Lenee, festività dell’antica Grecia. A riprendere questa formulazione il festival multidisciplinare Line 0 Open Space a cura dell’associazione culturale Beat 72 dal 21 al 28 febbraio alla Rampa Prenestina, luogo suggestivo e prevalentemente non utilizzato, in cui una rampa sembra salire all’infinito verso l’alto. In Line 0 convergono performance di artisti e manifestazioni teatrali di gruppi ormai consolidati e gruppi di nuova formazione: «La rassegna si configura prevalentemente come un conglomerato di tribù, gruppi, nazioni, squadre, che, per affinità, amicizia, disciplinarietà, costituzione o altro si sono aggregate prima o dopo l’organizzazione dell’evento. Queste nazioni sono identificabili a volte come compagnie teatrali, altre con il nome dell’ente che le propone, altre ancora con il nome del leader, altre ancora con sigle o nomi simbolici e significanti; ciò non toglie che ogni performance ha una sua autonoma libertà e che esistono nella rassegna cani sciolti, disgregati o in attesa di essere aggregati dai critici e dal pubblico» per dirla con le parole di Bruno Mazzali.

Il primo giorno, il 21 febbraio, si sono succedute le azioni degli artisti, mentre nei giorni successivi si esibiranno prevalentemente gruppi teatrali. Ad aprire la kermesse una performance del collettivo artisti§innocenti in cui uno di loro ha rotto un muro da cui si accedeva a un corridoio che portava a una stanza dove, tutti insieme, hanno dato vita all’azione Auree: il pubblico veniva a trovarsi in una sala buia rischiarata solo da lampade flebili tenute in mano dagli spettatori e che gli artisti spegnevano e accendevano per creare uno spaesamento. Successivamente venivano illuminate aureole dai membri del gruppo, e proprio il contrasto fra una situazione di disagio, claustrofobia e un gesto poetico e benefico portava a un gioco sociale teso alla riflessione sull’inganno politico e culturale cui siamo abituati nel nostro vivere quotidiano. Accanto la performance Onda d’urto di Arianna Bonamore basata sulla scelta del colore che non piace, simbolo di un sentire intimo. Le persone invitate a partecipare potevano disegnare con un pennarello del colore scelto una o più parti di farfalle ricavate dalla superficie del legno Osb, a esorcizzare la negatività, a ricercare la relazione con noi stessi. Il risultato? Una composizione realizzata con le emozioni degli spettatori. Si è poi passati nel cuore della rampa dove Germano Serafini e Francesca Pizzo, con la performer Giulia Grandinetti, hanno dato vita a un’azione suggestiva, Tempo al tempo, in cui la performer interagiva con un letto di foglie in maniera delicata e decisa fino al momento in cui è caduta dall’alto una pioggia di semi di acero: le movenze e i gesti di Grandinetti si percepivano come espressione del legame con la natura, con la madre terra e con la nascita, in un crescendo che ha condotto a una sospensione originata dall’intenso finale. Subito dopo Apnea di Nicola Rotiroti con le attrici Emanuela Bolco e Valentina Di Odoardo che reggevano due ombrelli, sotto una pioggia battente, e accoglievano tre persone alla volta che venivano coinvolte nella lettura della poesia Passionément scritta in francese dal poeta rumeno Gherasim Luca, uno degli ultimi surrealisti. Le due attrici sembravano balbettare, in realtà recitavano un testo, che si nutre di passione ed emotività, con il fiato sospeso per restituire la sensazione di apnea fisica e psicologica: diversi i riferimenti, nella poesia si trovano tematiche legate, ad esempio, alla patria ed alla religione, ma anche celebrazioni di un mondo personale come il confrontarsi con la figura del padre. Alla fine la performance Tentativo per una preghiera (laica) di Paolo Assenza in cui si è vista la partecipazione corale di pubblico che leggeva la preghiera scritta dall’artista: inizialmente in maniera disordinata all’interno dello spazio, poi in maniera disciplinata intorno a un tavolo circolare: non c’è mai nulla di certo, e spesso le preghiere non vengono esaudite, ecco perché si parla di tentativo, così come capita che una lanterna possa decidere di non ascendere al cielo. All’interno di Line 0 anche una mostra collettiva curata da Aracne, due omaggi agli artisti cui è dedicato il festival: Demetrio Stratus e Renato Mambor, rispettivamente  all’Auditorium Ds e allo spazio Trousse, e varie installazioni a cura di Vito Giuseppe Zito e di Apo Crf media evo. Il festival continuerà fino al 28 febbraio in una successione di eventi.

Fino 28 febbraio, Rampa prenestina via Aquilonia 50, Roma; info: www.line0penspace.wix.com/linea