Oggi a Roma inaugura una nuova sede della galleria Lorcan O’Neill con una grande mostra dedicata agli artisti Enrico Castellani, Richard Long e Jeff Wall. Abbiamo parlato con la direttrice dello spazio Laura Chiari, per conoscere il dietro le quinte di questa suggestiva operazione destinata a rendere ancora più dinamica la scena artistica contemporanea di Roma.
Ora che vi siete spostati nella nuova più grande location in vicolo dei Catinari a Rom cosa ne sarà della storica sede della galleria di via degli Orti D’Alibert, la terrete? «In linea di massima sì. Questa più centrale di vicolo dei Catinari sarà la sede principale con la programmazione importante e almeno per il primo anno ci vogliamo concentrare sul nuovo spazio. La vecchia sede sarà mantenuta ma con una programmazione meno intensa e più discontinua. Quello comunque resta il nostro punto di riferimento».
Dunque terrete in piedi una doppia programmazione? Può anticipare qualche progetto? «Doppia programmazione sì, ma del vecchio spazio sarà più occasionale, non le solite cinque o sei mostre l’anno. Nel vecchio spazio abbiamo in programma a settembre una mostra con due giovani artisti siciliani con cui ci interessava lavorare e che esponiamo per la prima volta: Giuseppe Buzzotta e Vincenzo Schillaci. Per la prossima stagione abbiamo in programma le personali di Eddie Peake a ottobre, sugli altri ancora non siamo sicuri dell’ordine, ma ci saranno Luigi Ontani e Giorgio Griffa, che esporrà con noi per la prima volta, e Carsten Nicolai, con il quale abbiamo lavorato già in passato. Ma ci saranno anche molti altri eventi».
Il nuovo spazio è all’interno di un antico palazzo del centro di Roma; è il risultato di una conversione della scuderia di un palazzo rinascimentale. Quali sono stati i criteri che hanno determinato la necessità e la scelta del luogo? «Abbiamo optato per una sede con ingresso su strada con accesso da un cortile privato. Ci interessava allargare il pubblico, che vogliamo sia casuale. Non vogliamo essere una galleria che riceve solo su appuntamento. La via della galleria è tranquilla, come quella di Trastevere, l’ambiente è riservato e protetto, ma allo stesso tempo vicino a tutto (musei, ristoranti, rovine romane) quindi molto comodo per i nostri visitatori».
Quanto è ampio? E come è strutturato? «Complessivamente circa 500mq. Vi è uno spazio espositivo, quello delle ex scuderie, uffici, e diverse stanze, una parte, questa, che sarà ancora per il momento chiusa al pubblico. Le altre stanze più piccole le renderemo visitabili per altre occasioni. Negli altri spazi presto ci organizzeremo per accogliere progetti sperimentali, che saranno visibili quando la programmazione sarà attiva. Anche per ospitare allo stesso tempo più artisti con progetti più piccoli e specifici. Lo spazio rappresenta un perfetto dialogo tra il contesto storico e i contenuti contemporanei esposti. Pensiamo di realizzare proiezioni e presentazioni di libri. Per esempio, ora stiamo realizzando un catalogo in edizione limitata con l’autore irlandese Colm Toibin».
Veniamo alla mostra che inaugura oggi: Enrico Castellani, Richard Long e Jeff Wall. Castellani è una new entry in galleria ed è artista che stimiamo a dismisura. Con gli altri due abbiamo inaugurato la galleria nel 2003 con le prime due mostre. Per questa occasione volevamo un artista italiano, in dialogo con gli alri due stranieri, anche per dimostrare che siamo proiettati al futuro. Generalmente lavoriamo con stranieri, anche se Jeff Wall ha prodotto tanto durante i soggiorni in Italia, come lo stesso Richard Long. Castellani rappresenta una mission che volevamo rafforzare: consolidare il legame con il territorio. Come abbiamo appena fatto per la fiera di Basilea, dove abbiamo portato Ontani. I lavori su tela di Castellani sono scelti appositamente per la mostra. Li ha scelti lui e coprono un arco temporale che va dal 2002 al 2011: Superficie bianca 2002, Superficie nera 2009 e Superficie Biangolare Cromata del 2011. Sono opere che testimoniano la produzione più recente. Richard Long ha portato due sculture, in pietra e marmo, materiali italiani che lui ha scelto e installato qui in galleria. Per quanto riguarda Jeff Wall, la mostra copre una parte della produzione degli ultimi 5 anni. Si tratta di tutte opere già ospitate qui in galleria, tranne una del 2001, che abbiamo scelto per uniformità con gli altri: si tratta di una foto in edizione limitata».
Continuerete con le mostre collettive? «Una o due volte all’anno faremo delle mostre che ampliano il numero e i nomi degli artisti. Saranno mostre più curate. Continueremo a sostenere le personali degli artisti con cui abbiamo sempre lavorato e che sono i nostri pilastri».
In che modo la galleria Lorcan O’Neill sta affrontando la sfida del web? «Abbiamo un sito web che stiamo ristrutturando. Per ora mostra gli artisti e una selezione dei lavori, non abbiamo sperimentato moltissimo. Vogliamo migliorare la fruibilità. Attualmente l’uso strategico dell’online lo facciamo con gli Art space, ovvero le piattaforme che mostrano opere disponibili durante le fiere, in anteprima, che le rendono fruibili per i collezionisti per monitorare in tempo reale la situazione delle vendite. Diverso è per la vendita. L’acquisto online va bene, purché sia successivo a un contatto diretto con l’acquirente. Il faccia a faccia è fondamentale per un acquisto informato e responsabile, anche se effettivamente, negli ultimi tempi, questa modalità sta diventando sempre più rara».
Foto, cortesia della galleria