Dopo una prima tappa alla Tate Modern di Londra, il Museo Nazionale Centro d’Arte Reina Sofía di Madrid ospita una grande retrospettiva dedicata ai lavori di Richard Hamilton, il padre della Pop art.
Nell’ambito della storicizzazione degli eventi, si riconosce sempre il bisogno della critica di etichettare una tendenza affidandole un nome, oltre che di stabilire quando e come sia nato un movimento o chi ne sia stato il suo precursore. Per la Pop Art questo inizio è datato al 1956 e il suo padre fondatore porta il nome di Richard Hamilton. Non solo se ne conosce la data, ma si riconosce convenzionalmente anche il luogo geografico e il momento esatto in cui la cultura popolare è diventata parte integrante dell’opera d’arte e il fenomeno è stato battezzato Pop art dal critico Lawrence Allaway.
Era l’8 agosto 1956 quando la mostra intitolata This is tomorrow veniva allestita alla Whitechapel gallery di Londra e tra gli artisti partecipanti, quasi tutti appartenenti all’Independent Gorup dell’ICA, figurava anche il nome di Richard Hamilton. La mostra, il cui titolo preannunciava già il cambiamento nell’aria, non esponeva solo quadri, sculture, fotografie ma anche installazioni, collage e plastici, tutti rappresentativi di un nuovo linguaggio figurativo, espressione artistica dalle nuove generazioni che si avviavano verso la stagione degli anni Sessanta, verso la swinging London e la pop art americana che sarebbe nata qualche tempo dopo.
Tuttavia le icone degli anni ’60, star della musica, del cinema, figure mediatiche, entrarono a far parte dell’universo figurativo di Hamilton solo in un secondo momento.
L’opera con la quale Hamilton si è aggiudicato l’epiteto di padre della pop art è invece il celebre collage Just what is it that makes today’s homes so different, so appealing? (Che cos’ è che rende le case di oggi così diverse, così attraenti?), nel quale l’artista interpretava ironicamente i luoghi comuni domestici degli anni ’50: un uomo muscoloso coi bicipiti in bella vista, una pin up quasi sdraiata sul divano e, in generale un modello di benessere di cui facevano parte una serie di oggetti del mondo del design e della comunicazione di massa.
La mostra, curata da Vicente Todolí e Paul Schimmel, riunisce più di 260 opere che mostrano la diversità di strumenti, tecniche e generi della produzione dell’artista britannico. Si tratta dell’ultima retrospettiva nella quale Hamilton è intervenuto direttamente, prima della sua morte nel 2011. Le opere sono state esposte fino al 26 maggio alla Tate Modern per poi essere trasferite al Reina Sofia, dove resteranno fino al 13 ottobre.