Tra/between al Maxxi

È questo il bello dell’architettura, se quelle linee diventano realtà o meno è indifferente ai fini della progettazione. La disciplina permette di realizzare tutto come se (come se fosse vero, come se si dovesse realizzare) e consente di farlo nei minimi particolari senza lasciare nulla al caso o alla fantasia anche sapendo che il progetto non si realizzerà mai. Il bello dell’architettura è che può essere una scienza utopica, un paradosso in termine. Ancora di più. Nel progettare, il punto di partenza può essere un se, ovvero può non essere reale. Bene, questo è il caso della mostra Tra/between arte e architettura al Maxxi che, curata da Achille Bonito Oliva, da una parte riprende la storica esposizione Roma interrotta e dall’altra propone un percorso intorno alla figura di Piero Sartogo e il suo rapporto con gli artisti.

Era il 1978 quando veniva inaugurata l’esposizione ai Mercati Traianei, Roma interrotta curata e voluta proprio da Sartorio insieme a Incontri internazionali d’arte. Il punto d’inizio era irreale: prendere la cartina di Roma di Giambattista Nolli del 1748, fare finta quindi che nulla si fosse aggiunto da lì al ‘78 (dagli argini del Tevere del post unità dalla distruzione della spina di pesce fino a via dei fori imperiali) e immaginare una nuova Roma. Per l’occasione sono stati chiamati dodici architetti, a ognuno è stata consegnata una delle dodici parti in cui Nolli divise (per necessità d’incisione) la Roma del Settecento e su quella furono invitati a lavorare. Poi le due cartine (l’antica e la nuova) furono esposte uno accanto all’altra nella mostra e corredate dagli schizzi che hanno portato gli architetti a quel risultato. «Mi piacciono i nostri trenini perché non vanno da nessuna parte» diceva Gep Gambardella nella Grande bellezza durante una festa, queste dodici rivisitazioni hanno proprio quel fascino, partono dal nulla e approdano verso il nulla. Con quel materiale, che entra a far parte della collezione del Maxxi grazie alla donazione di Gabriella Buontempo, presidente Incontri internazionali d’arte e Sartogo, e qualche aggiunta si è costruita una delle due mostre nel museo capitolino.

La seconda è incentrata sulla figura di Sartogo, architetto formatosi da Walter Gropius e sempre a stretto contatto con il mondo artistico italiano e non. Così in un misto di progetti, di opere e collaborazioni fra l’architetto e i vari artisti procede il secondo capitolo di Tra/between. Nella sala vengono riportate le esperienze di Sartogo come curatore di mostre d’importanza capitale come Amore mio, Vitalità del negativo e il padiglione italiano della biennale di Venezia del 1978. Fra gli artisti presenti un folto numero è proprio degli anni Settanta come Daniel Buren, Gianni Colombo, Joseph Kosuth, Fabio Mauri e Giulio Paolini. Se pensate che sia la solita, mesta mostra di architettura il curatore Achille Bonito Oliva dice: «Non solo la memoria ma anche la carne che erotizza le mostre di tale fattura».

Fino al 21 settembre; Maxxi, via Guido Reni 4, Roma; info: www.fondazionemaxxi.it