Gli accaparratori di Caligaris

Si è chiusa a Roma la quindicesima edizione di Romics, festival del fumetto, dell’animazione e dei games che nella sua edizione primaverile, andata in scena nella tradizionale location della Fiera di Roma, ha convogliato appassionati e addetti ai lavori “affamati” di fantasia. Ben quattro giorni di kermesse con eventi e spettacoli, incontri con i grandi protagonisti del fumetto e dell’animazione internazionale, proiezioni e mostre. Sono stati tre, in particolare, i grandi ospiti della manifestazione (premiati con il Romics d’oro): la star del fumetto americano Jae Lee, firma dei più recenti Batman e Superman; il disegnatore Paolo Barbieri (proveniente dall’universo dell’illustrazione fantasy) e Barry Purves, animatore e regista. Di particolare interesse la presenza di Jae Lee che – con il suo stile oscuro ed elegante – è diventato uno dei più giovani artisti a lavorare con una major. Un cammino professionale, il suo, che auguriamo ad Alessandro Caligaris, pittore e street artist, che esordisce per Eris edizioni con la graphic novel Hoarders (224 pagine, 18 euro).

Il titolo dell’opera evoca la disposofobia, un disturbo mentale contraddistinto da un bisogno ossessivo di conservare un’ingente quantità di beni, non necessariamente utili e igienici. Questa forma di accaparramento – il termine “accaparratori”, in inglese, si traduce appunto con hoarders – provoca impedimenti e danni alle attività quotidiane più semplici, con conseguenti problematiche per lo stato psico-fisico del soggetto interessato (e di chi gli sta intorno). Un lavoro, quello di Calligaris, che rimanda al disturbo mentale, dunque, ma quando è una società a soffrirne ecco che si determina un “dentro”, tanto algido quanto perfetto, dove i palazzi e chi vi risiede diventano sinonimo di privilegio e potere, e un “fuori”, sorta di infinita discarica destinata all’incessante riciclo di immondizia umana (e non), che serve a preservare il “dentro” specchiato e ordinato. Non è un’ossessione anche questa? Certo che sì, e Caligaris – nato a Torino trentatré anni fa, si è laureato in pittura presso l’accademia Albertina – esalta con il suo interessante tratto questi due universi, paralleli ma scissi, legati da un incessante flusso di scarti (più o meno) tossici, governato da un unico, potente padrone: il santo trafficante. Quindi tre uomini partono alla sua ricerca. Si tratta di Bobbit, un sadico medico-scienziato dedito al recupero e al traffico di cavie umane nelle lande desolate e cosparse di rifiuti fuori le mura della city), Thoureau (un sacerdote convinto che il santo trafficante sia il nuovo messia) e Kafka (una cavia del dottor Bobbit, stretta in una camicia di forza a causa della sua forza inaudita), «un manipolo di pazzi fulminati, legati dal filo rosso del destino, che scorta una misteriosa bambina fin nel “cuore di tenebra” di una landa coperta di rifiuti, macerie e scarti umani in esubero; una specie di limbo in cui vagano caricature grottesche d’individui ormai disumani». Paradiso e inferno. Speranza e distruzione. Finzione o realtà? Caligaris (che dedica Hoarders «a tutti coloro che mi accompagnano nella quotidiana “scampagnata” in mezzo alle macerie»), spinge l’acceleratore su una storia che rimanda ai fumetti underground, originando un’opera di non facile (almeno nell’immediato) lettura. In questo senso la citazione con la quale l’autore apre (Vasco Rossi, Gli spari sopra) è assai esplicativa: «Se siete quelli comodi che state bene voi, se gli altri vivono per niente perché i furbi siete voi, vedrai che questo posto, questo posto, is beautiful!».

Info: www.erisedizioni.org

 

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